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Emilio Ambasz e Attilio Stocchi a Cersaie 2019 con le conferenze “Profezia verde” e “Nascitura”

L’architetto argentino americano Emilio Ambasz e l’architetto italiano Attilio Stocchi sono ospiti del programma culturale “costruire abitare pensare” di Cersaie 2019 con due conferenze dal titolo “Profezia verde” e “Nascitura”, che si svolgono giovedì 26 settembre alle ore 16.00 presso la Galleria dell’Architettura.

Le conferenze, introdotte e moderate da Fulvio Irace, professore ordinario di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano ed editorialista de “Il Sole24ore”, trattano dell’attualissimo tema della sostenibilità ambientale secondo una prospettiva non convenzionale rispetto ai correnti trend della cosiddetta green architecture.

Autore, sin dei primi anni ‘80, del manifesto “green on gray”, Emilio Ambasz – noto al pubblico italiano anche per la sua celebre mostra del 1972 al MoMA di New York , “Italy: the new domestic landscape”, e per le innovative architetture della Banca dell’Occhio e dell’Ospedale di Mestre – ha perseguito, sin dal 1975, con la Casa de Retiro in Andalusia, Spagna, una originale ricerca dove il ritorno alla Natura si coniuga con un vivido interesse per la tecnologia e per l’arte. Fu allora infatti che l‘idea di sostenibilità (come isolarsi dal terribile caldo dell’Andalusia) si tradusse per la prima volta in un’architettura originale che si ispira alla millenaria tradizione del costruire sotto terra (come lo yaodong in Cina), ma si realizza in una potente immagine poetica che esalta la visione della casa come rifugio.

Arcadia Tecnologica è non a caso il titolo di una sua fortunata monografia dove sostiene la necessità di elaborare una nuova definizione di Natura, che comprenda l’architettura come una delle sue componenti.

“Nostro compito – dice – è di definire l’atto progettuale come un aspetto della natura antropizzata: ma per far ciò dobbiamo ridefinire quello che per noi contemporanei significa realmente Natura oggi. Credo che nostro compito sia quello di creare una seconda Natura fortemente caratterizzata dalla mano dell’uomo e intrinsecamente collegata alla Natura data all’uomo. Dobbiamo costruire la nostra casa sulla Terra eppure sappiamo che, dopo l’uscita dal Paradiso Terrestre, la Terra ci è ostile: d’altra parte ogni costruzione è una sfida alla Natura e dunque dobbiamo creare nuovi modelli etici e costruttivi che stabiliscano le basi per un nuovo patto tra Uomo e Natura”.

Critico di un’idea superficiale di sostenibilità dove la tecnologia si sovrappone all’architettura e la stessa presenza di verde risulta spesso una meccanica applicazione a strutture convenzionali, Ambasz pensa che l’Architettura debba essere innanzitutto un atto poetico e un risarcimento delle sofferenze inflitte alla terra da una dissennata e distruttiva attività costruttiva. “Non bisogna confondere la tecnica con l’architettura – dice. In più di 30 anni di vita professionale ho continuamene avanzato proposte e creato edifici che restituissero alla comunità quanto più verde possibile. In alcuni casi son riuscito a far coincidere questa restituzione con la quasi totalità del suolo usato per costruire sotto forma di giardini: come nel Mycal

Cultural center a Shin-Sanda o nell’Acros Building a Fukuoka, in Giappone, o nell’Ospedale di Mestre in Italia, che è stato riconosciuto come il primo ‘giardino della salute’”.
Esponente tra i più sensibili della nouvelle vague della giovane architettura italiana, anche l’architetto milanese Attilio Stocchi pone al centro della sua attività progettuale – dagli spazi aperti alle metamorfosi di monumenti, dai luoghi per l’arte ai sistemi ambientali, dagli allestimenti alle installazioni – un percorso di ricerca sperimentale in cui la NATURA è un importante frammento nel processo di costruzione dell’architettura.

“Amo la parola natura, participio futuro del verbo nascere che sprigiona la forza del regno vegetale e animale, emblema di qualcosa che vuol iniziare a vivere”, dice Stocchi che non a caso ha dato al suo intervento il titolo di “Nascitura”: nei suoi progetti, infatti, “il verde” non viene mai utilizzato in chiave buonista, “ecologica o sostenibile”, ma si trasforma alchemicamente in scultura, parola, grafia, cromia, mito.

Il risultato sono paesaggi inconsueti, quasi mondi a sé stanti, come il ParcoLumen (2011), a Lumezzane (Bs), al quale è stato conferito la menzione d’onore – Parchi e Giardini 2012 – all’interno della Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana, o i numerosi spazi aperti ognuno memore, con la sua denominazione, dell’ispirazione “naturalistica” che sta al fondo di ciascun progetto. “Aurea” (2001), ad esempio, per la sistemazione della piazza Mario Codussi a Lenna (Bg); Galaverna (2005), per la piazza Castello a Castel Rozzone (Bg); “Viridis” (2006), per la piazza San Fermo ad Almè (Bg), insignito della Menzione d’Onore – Spazi e Infrastrutture Pubbliche nel 2009 – in la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana; ecc.

“Amo le piante. Amo la forza della loro vita che viene da lontano”, precisa Attilio Stocchi. “Amo i loro nomi, scelti per descrivere qualità, aspetto e proprietà: Impatiens – per il disperdersi dei semi appena maturi – Vinca – per i sottili rami adatti a legare – Gladiolus (piccolo gladio) – o Umbracula, per il recente padiglione della Soprintendenza nel parco della Triennale a Milano”.

L’approccio progettuale di Stocchi – e la sua originalità – consiste soprattutto nella sua convinzione che sia “l’elemento naturale” – attraverso un processo di metamorfosi – a divenire sempre più un ingrediente fondamentale, per non dire costitutivo, nella creazione dello spazio”. Dunque, ancora una volta non si tratta di applicare meccanicamente le tecnologie energy saver all’architettura, ma di sviluppare un organico progetto di organizzazione degli spazi, dei volumi, dei materiali che abbia al suo interno la vitalità della Natura. L’architettura in definitiva non è un’imitazione della Natura, ma addirittura una sua ricreazione. La conferenza di Stocchi tocca alcuni momenti particolarmente significativi della sua attività più recente, a partire dall’installazione CUOREBOSCO (2011) – ricostruzione del bosco celtico, primo nucleo storico di Milano – progettato in tronchi metallici, rami di nebbia e corroborato dai canti di uccelli, fino agli ultimi due interventi con e per la Soprintendenza di Milano: la Collina di ERMES (2018) in Palazzo Citterio e il nuovo importante cantiere in corso di PAN (2019) – parco Amphitheatrum Naturae -, soprannominato già dalla stampa il “Colosseo verde”.

La partecipazione a questo convegno dà diritto a 2 crediti formativi professionali per architetti. Inoltre, la partecipazione – con contestuale firma del registro presenze – ad uno degli incontri che giornalmente si tengono presso la Galleria dell’Architettura (Gall. 21/22 – nelle giornate del 23, 25, 26 e 27 ore 12.30, mentre il 24 settembre ore 13.30) conferisce un ulteriore credito formativo.

















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