Al centro, in primo piano, Alcide Cervi con i sette figli; a destra ancora papà Cervi mentre consola i nipoti e, sullo sfondo, la fucilazione dei sette fratelli con il plotone schierato; a sinistra un partigiano esanime riverso a terra. Sono le scene rappresentate in un quadro di Arnaldo Bartoli dal titolo “Storia dei sette fratelli Cervi”, realizzato negli anni ‘70 e dedicato alla drammatica vicenda dei fratelli di Campagine. Non un singolo episodio, quindi, ma una vera e propria narrazione della tragedia che colpì la famiglia Cervi e che divenne un simbolo della Resistenza.
Dopo alcune vicissitudini, 12 anni fa il quadro fu trasferito dal Comune di Guastalla al Museo Cervi di Gattatico. Ora è ritornato nella sua sede originaria, il Palazzo Municipale in piazza Mazzini 1, dove stamattina è stato collocato nella Sala consiliare.
Si tratta, in particolare, di uno strappo su tavola dell’affresco proveniente dalla ex sede del P.C.I. sezione di Guastalla. Un dipinto di grandi dimensioni – largo 3,20 mt per 1,70 mt di altezza – altamente drammatico, con i cromatismi cari a Bartoli – l’ocra, i gialli, i neri – su cui risaltano le bianche camice dei partigiani, che attirano lo sguardo verso la scena finale della fucilazione. Figure e volti abbozzati che conferiscono ulteriore tragicità alla rappresentazione. Commemorazione che va oltre l’episodio o gli episodi per dare senso e valore alla Resistenza.
“Il ritorno di questo quadro è per noi un momento molto significativo – afferma il vice sindaco di Guastalla Matteo Artoni – per il valore simbolico e artistico che rappresenta e per il legame con la storia del nostro Comune. Siamo grati all’Istituto Cervi per avercelo custodito in questi 12 anni, preservandolo anche da alcuni rischi, fra cui il cantiere post sisma. Lo renderemo visibile a tutta la cittadinanza appena sarà possibile e in segno di gratitudine presto doneremo al Museo Cervi di Gattatico una riproduzione fedele del quadro per colmare il vuoto lasciato da questo rientro ‘a casa’. Così rimarrà una piccola presenza guastallese in quel contesto espositivo al quale siamo legati dalla storia”.