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Nel DNA del miele, i codici per salvaguardare l’ape italiana

Conoscere e conservare la biodiversità delle api italiane e garantire qualità e tracciabilità del loro miele grazie a innovative tecniche di analisi del DNA. L’Università di Bologna festeggia la Giornata Mondiale delle Api, che si celebra in tutto il mondo il 20 maggio, con il nuovo progetto di ricerca BEE-RER-2, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato in collaborazione con le associazioni degli apicoltori e le organizzazioni apistiche regionali.

“Le api sono essenziali per l’equilibrio dei nostri ecosistemi e svolgono un ruolo fondamentale in agricoltura con la loro attività di impollinazione; inoltre, ci forniscono il miele e diversi altri prodotti dell’alveare come propoli, polline, pappa reale e cera”, spiega Luca Fontanesi, professore al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna che coordina il progetto. “La salvaguardia di questi insetti sociali è una priorità mondiale e per questo bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica sul loro ruolo e la loro importanza”.

Al centro del nuovo progetto BEE-RER-2 – che nasce sulla base dei risultati ottenuti durante il precedente progetto BEE-RER – c’è la ricostruzione del genoma completo dell’ape e la messa a punto di nuovi approcci di analisi del DNA del miele, per scoprire le tracce lasciate dalle api che lo hanno prodotto.

“Oggi le api sono minacciate dal cambiamento climatico e dagli agenti inquinanti, tra cui diversi fitofarmaci, che impattano negativamente sulla loro biologia”, dice ancora Fontanesi. “Questi fenomeni a loro volta hanno un impatto negativo sulla biodiversità e favoriscono la diffusione di patogeni e di nuovi nemici delle api”.

Per rispondere a questi problemi, gli studiosi di BEE-RER-2 applicheranno nuove tecnologie di analisi del DNA che permettono di sequenziare completamente il genoma dell’ape e decodificare così la biodiversità dell’Apis mellifera ligustica, l’ape italiana. I ricercatori sono infatti riusciti a mettere a punto un metodo che permette di analizzare il genoma dell’ape attraverso le tracce del suo DNA che si ritrovano nel miele: in questo modo sarà possibile valutare la biodiversità delle popolazioni di api presenti in Emilia-Romagna.

“Il miele contiene il DNA ambientale, cioè il DNA che deriva da tutti gli organismi che direttamente o indirettamente sono venuti a contatto con il miele lungo il suo percorso di formazione, dal nettare delle piante fino al suo confezionamento”, conferma Fontanesi. “Queste tracce ci permettono di risalire a un gran numero di importanti informazioni che abbiamo appena iniziato a decodificare”.

Le analisi del DNA presente nel miele permetteranno inoltre di identificare la sua origine botanica. Con un doppio obiettivo: da un lato monitorare la presenza di patogeni pericolosi per le api e dall’altro avviare un processo di valorizzazione del miele regionale. In questo modo, sarà possibile sviluppare nuovi sistemi per il controllo e la certificazione del miele italiano e contrastare il fenomeno, in preoccupante crescita, delle contraffazioni e delle frodi legate al commercio mondiale del miele.

Finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, il progetto BEE-RER-2 è coordinato dall’Università di Bologna. Partecipano i ricercatori Luca Fontanesi, Samuele Bovo, Anisa Ribani, Giuseppina Schiavo, Valeria Taurisano e Valerio Joe Utzeri per il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari, insieme alle ricercatrici Gloria Isani e Roberta Galuppi del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie.

 

















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