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Festivalfilosofia, Menotti simbolo di libertà: venerdì 17 settembre a Modena inaugura il murale

Ciro Menotti sarà tra i protagonisti del Festivalfilosofia dedicato alla libertà attraverso un murale che verrà inaugurato venerdì 17 settembre in occasione della prima giornata della manifestazione culturale che si svolge a Modena, Carpi e Sassuolo. Ma non sarà il Menotti eroe risorgimentale a essere ritratto nell’opera d’arte che viene realizzata in questi giorni, per iniziativa del Museo civico, sul muro esterno della palestra della Panaro, in Cittadella a Modena, a pochi passi dal patibolo che ricorda il sacrificio di chi, in nome della libertà, nel 1831 sfido il duca Francesco IV d’Austria d’Este.

Il soggetto della pittura su muro che l’artista Flavio Favelli, lavorando sulle impalcature in allestimento, completerà in tre settimane, infatti, sarà un “altro” Ciro Menotti: il sommergibile militare di 70 metri della Regia Marina italiana attivo tra il 1928 e il 1949 che ha partecipato alla Seconda guerra mondiale e, prima, clandestinamente, alla guerra di Spagna a sostegno dei franchisti.
L’opera, nell’ambito di un’iniziativa curata da Serena Goldoni e Cristina Stefani, vuole infatti mettere in evidenza in maniera emblematica come il regime fascista abbia utilizzato per mera propaganda il nome di un patriota risorgimentale, martire della libertà e simbolo dell’unità dello Stato italiano. “Un’appropriazione ingannevole – spiegano le curatrici – che il pittore invitato dal Museo, un artista con una spiccata sensibilità per questi temi, interpreterà con una tecnica pittorica particolare, a sua volta un riferimento a una strategia militare che puntava a confondere i nemici camuffando le navi militari”.
La tecnica è chiamata “razzle dazzle”, cioè tranello, appunto, e veniva utilizzata durante la Prima guerra mondiale per truccare le navi militari attraverso semplici segni in bianco e nero, confondendo così gli osservatori delle altre flotte. Questa tecnica venne sperimentata negli stessi anni dalle avanguardie storiche come il cubismo e l’astrattismo.
Il progetto artistico, allo stesso modo, quindi, vuole rappresentare una persona e i suoi valori di eroe utilizzando un’altra cosa, cioè il richiamo al sommergibile identificato con il nome di Menotti dalla cultura del tempo.
Flavio Favelli, 54 anni, fiorentino, è un artista che, dopo la laurea in Storia a Bologna, ha esposto progetti personali al Maxxi di Roma, al Centro Pecci di Prato, alla Fondazione Sandretto di Torino, alla Maison Rouge di Parigi e al 176 Project Space di Londra. Ha partecipato alla mostra “Italics” a Palazzo Grassi nel 2008 e a due Biennali di Venezia. A Bologna ha realizzato la “Sala d’Attesa” nel Cimitero Monumentale della Certosa. Nel 2015 l’opera “Gli Angeli degli Eroi” è stata scelta dal Quirinale per commemorare i militari caduti nella ricorrenza del 4 Novembre.

UNA MOSTRA AL MUSEO RICORDA L’EROE

“Uno che amò sempre il suo simile”. Si intitola così la mostra che nell’ambito del Festivalfilosofia il Museo civico dedica a Ciro Menotti, prendendo spunto da una delle frasi più emblematiche dell’ultima lettera che il patriota modenese scrisse alla moglie Francesca Moreali prima della condanna a morte nel 1831. La rassegna, allestita nella sede del Museo dal 17 settembre al 17 ottobre e curata da Stefano Bulgarelli, si sviluppa attraverso l’esposizione di opere e cimeli riguardanti l’eroe risorgimentale tra i quali anche i presunti avanzi del patibolo in cui venne eseguita la sentenza di morte per lui per Vincenzo Borelli, la camicia insanguinata indossata il giorno del supplizio e una lettera manoscritta. “Testimonianze poste in dialogo con le sue parole, opportunamente selezionate, per trasmettere – spiegano i promotori – la vicenda umana e i valori che hanno mosso la sua lotta per la libertà, contribuendo a fare di lui un eroe romantico nonché figura leggendaria del Risorgimento italiano”.

Si svolgeranno invece nel cortile della casa di Ciro Menotti, in corso Canalgrande 90, gli incontri per bambini e famiglie (a ingresso gratuito, su prenotazione) del cantastorie Marco Bertarini che proporrà il racconto di Rafik Schami “La vespa e l’elefante” che, partendo dalla minaccia di sterminio per le formiche da parte di un terribile mostro, rappresenta una chiara e avvincente metafora su potere, ribellione e libertà facendo da sfondo ideale per introdurre la figura e la storia del patriota modenese.

















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