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Tecnologie digitali al servizio della salute e della prevenzione: al via l’iniziativa di ricerca DARE

Coordinata dall’Università di Bologna e finanziata nell’ambito del Piano complementare al PNRR, l’iniziativa punta a sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie – tra intelligenza artificiale, big data, supercalcolatori, sensori indossabili – per rafforzare la sorveglianza, la prevenzione e la promozione della salute e della sicurezza sanitaria, contribuendo a colmare le disparità sociali e territoriali

foto: Roberto Brancolini

Il potenziale delle più recenti innovazioni digitali al servizio della salute pubblica, per rafforzare le capacità di previsione e di monitoraggio, per migliorare gli strumenti di diagnosi precoce, per mettere a punto risposte efficaci alle malattie acute e croniche. Prende il via DARE – Digital Lifelong Prevention, iniziativa coordinata dall’Università di Bologna e finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano complementare al PNRR. Una sfida che coinvolge un’ampia comunità di partner e stakeholder, tra cui università, centri di ricerca, ospedali di ricerca, autorità sanitarie locali, fondazioni e aziende private.

Intelligenza artificiale, analisi dei big data, supercalcolatori, sensori indossabili: le azioni messe in campo da DARE andranno a creare e sviluppare una comunità di conoscenza, connessa e distribuita, che a partire dalle tecnologie digitali favorirà l’affermarsi di modelli e soluzioni per la sorveglianza, la prevenzione e la promozione della salute e della sicurezza sanitaria, contribuendo a colmare le disparità sociali e territoriali. L’obiettivo è rendere l’Italia uno dei paesi più avanzati a livello internazionale nell’ambito della sanità digitale, attraverso lo sviluppo e l’applicazione di soluzioni innovative sia in campo tecnico, che etico-giuridico ed organizzativo.

“Oggi c’è una necessità diffusa di riformare la cultura della salute, passando da un’impostazione basata sulla risposta alle malattie ad una prospettiva che guarda alla prevenzione durante tutto l’arco della vita e al valore delle comunità: un approccio reso ancora più attuale dalla crisi della pandemia di COVID-19 e dal progressivo invecchiamento della popolazione”, dichiara Lorenzo Chiari, professore al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” dell’Università di Bologna, che coordina l’iniziativa DARE. “Per fare fronte a questa necessità, abbiamo la possibilità di sfruttare le nuove tecnologie digitali: l’analisi dei dati sanitari e di altri dati, non strettamente sanitari ma legati alla salute, secondo l’innovativo paradigma ‘real-world data – real-world evidence’, può permetterci di personalizzare i percorsi di cura e di migliorare la qualità e l’efficacia dei servizi di prevenzione, preservando al tempo stesso la sostenibilità dei nostri sistemi sanitari”.

I passi da fare per raggiungere questi obiettivi sono molti. A partire dai processi di raccolta, gestione e controllo dei dati, fino allo sviluppo di strumenti avanzati di analisi di fenomeni complessi e previsione di scenari di pianificazione e prevenzione sanitaria. Occorre inoltre rafforzare i canali di condivisione delle informazioni e delle conoscenze, puntando in particolare sulla messa a punto di strategie di promozione della salute e prevenzione delle malattie. Infine, ma non da ultimo, è necessario offrire supporto al Sistema Sanitario Nazionale nella valutazione e attuazione di raccomandazioni, linee guida e buone pratiche nel campo della prevenzione a tutti i livelli.

DARE – Digital Lifelong Prevention si propone di offrire soluzioni a tutte queste necessità con un’azione di ricerca basata sul modello Hub & Spoke. Gli Spoke previsti sono tre: il primo – “Enabling Factors and Technologies for a Lifelong Digital Prevention”– coordinato dall’Università di Bologna, si concentra sullo sviluppo di metodi e tecnologie  e ha un ruolo di supporto generale; il secondo – “Community-based Digital Primary Prevention” – coordinato dall’Università di Palermo, è dedicato alle applicazioni di Digital Health per la prevenzione primaria sia sulla popolazione generale, che su comunità e gruppi selezionati; il terzo – “Digitally-enabled Secondary and Tertiary Prevention” – coordinato dall’Università di Tor Vergata, è dedicato invece alle applicazioni di Digital Health per la diagnosi precoce e per rispondere alle esigenze di salute dei pazienti.

Nel complesso, i tre Spoke daranno vita a circa 40 studi pilota che saranno sviluppati in cinque comunità regionali di riferimento: Emilia-Romagna e Veneto per il Nord Italia, Lazio per il Centro, Puglia e Sicilia per il Sud. Ogni comunità avrà caratteristiche diverse in termini di fasi della vita (infanzia, adolescenza, vita lavorativa, età avanzata), dimensioni (campioni rappresentativi della popolazione generale o gruppi a rischio, target specifici di pazienti con condizioni rare o malattie prevalenti) e contesti (abitazioni private, assistenza sanitaria di base e strutture di comunità, ospedali).

In campo scientifico, DARE farà nascere ambienti di ricerca per la condivisione di dati e di conoscenze incentrati sulle soluzioni digitali per la prevenzione. Attraverso raccomandazioni, linee guida e buone pratiche, l’iniziativa avrà un impatto diretto sulle politiche per la salute pubblica e la gestione dell’assistenza sanitaria. Per i cittadini, questo significherà auspicabilmente un servizio sanitario più efficiente, l’adozione di stili di vita più sani, il miglioramento del benessere e della qualità della vita e la riduzione dei ricoveri. Oltre a tutto questo, DARE permetterà di generare risparmi nella spesa sanitaria, aprendo la strada a maggiori investimenti nel settore.

















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