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Cna e Lapam, tiepidi segnali dal tavolo anticrisi della moda al Ministero

Interventi urgenti per affrontare la crisi della moda italiana. Li hanno chiesti i presidenti nazionali di CNA Federmoda, Marco Landi, e di Confartigianato Moda, Moreno Vignolini, che hanno partecipato ieri al tavolo convocato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, in rappresentanza di oltre 41mila imprese artigiane e microimprese con 139mila addetti che operano nei comparti tessile, abbigliamento, pelle.

“Le misure presentate dal ministro Adolfo Urso – sottolineano le due associazioni – recepiscono alcune nostre sollecitazioni, in particolare per quanto riguarda la richiesta di moratoria sui finanziamenti garantiti alle imprese, che dovrebbe trovare conferma in una circolare inviata dall’Abi agli istituti di credito su impulso del Mimit. Ora ci attendiamo da quest’ultimo una procedura automatica di moratoria per tutte le tipologie di finanziamento e per tutte le aziende che ne facciano richiesta e non solo per quelle in conclamato stato di difficoltà. Passi avanti sull’annosa questione dei crediti d’imposta per attività di ricerca e sviluppo con la previsione di un meccanismo di paga/stralcio al 50% per quelle aziende oggetto del provvedimento di restituzione. Questo intervento dovrà essere proporzionato al mondo della piccola impresa. Rimane la preoccupazione sul fronte degli ammortizzatori sociali per la necessità di affrontare le criticità di alcune fasi della filiera e di alcuni territori dove le ore di cassa integrazione sono prossime al termine. Nessuna risposta al momento sulle richieste relative alla sospensione dei versamenti contributivi ed erariali per le imprese del settore, misura richiesta da CNA e Confartigianato come sostegno alla liquidità delle imprese”.

“Rimane ancora tanto da fare – sottolineano Gloria Trevisani e Roberto Guaitoli. Rispettivamente presidente di Federmoda Cna Modena e Confartigianato Moda Lapam Modena – come specificheremo in una lettera di osservazioni al Ministero su quanto illustrato nel corso dell’incontro. Di certo, servono interventi immediati: a Modena il tessile abbigliamento è passato da 2.800 a 1800 imprese, l’export in dieci anni è sceso del 38%. Tutto questo significa meno occupazione e professionalità che rischiano di essere perse per sempre. Modena e l’intero Paese non possono permetterselo “. In ogni caso, conclusa la fase di risposte emergenziali – sottolineano le Associazioni – sarà necessario lavorare per rafforzare il sistema produttivo a partire dalle filiere e affrontando i nodi cruciali dell’internazionalizzazione, della formazione, della transizione ecologica e digitale delle imprese.

















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