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A Vergato, nella Pieve di San Pietro di Roffeno risalente al 1155, torna al suo splendore l’ottocentesco organo a canne

Sono in conclusione i lavori di restauro dell’antico organo a canne della Pieve di San Pietro di Roffeno, a Vergato nell’Appennino bolognese.
Sullo strumento è stato realizzato un attento restauro filologico, corredato dalle ricostruzioni necessarie per alcune componenti andate disperse. Il valore complessivo del progetto è di 62mila euro, reso possibile grazie al sostegno di soggetti pubblici e privati tra cui la Cei, la Fondazione Carisbo, la Fondazione Del Monte e la società Illumia.
Anche la Regione Emilia-Romagna, nell’ambito di un più vasto programma di interventi dedicato agli organi antichi, ha contribuito al restauro con un finanziamento di 10mila euro.

“L’organo a canne della Pieve di Roffeno non solo è uno strumento musicale di grande valore storico artistico, ma si inserisce all’interno di una delle più significative pievi romaniche della Diocesi di Bologna, risalente al 1155 e riconosciuta quale bene di straordinario valore religioso e culturale- commenta Mauro Felicori, assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna-. Restituire alla comunità un patrimonio così prezioso, soprattutto quando se ne rischia l’oblio, è un impegno che la Regione ha sottoscritto. Lo dimostra, restando sui beni musicali, il sostegno al restauro di altri due importanti strumenti: l’organo a tre tastiere della Cattedrale di San Giorgio Martire di Ferrara e l’organo a mantice della Chiesa di Santa Chiara a Pieve di Cento, sempre nel bolognese. Anch’essi torneranno a emozionarci nel 2025. L’intervento nella Pieve ha anche l’obiettivo di aumentare le attrazioni di Roffeno, che già oggi è meta di tanti visitatori e luogo per eventi sociali e religiosi. L’Emilia-Romagna ha forse il più ricco patrimonio di organi antichi in Italia. Il mio sogno è che siano tutti restaurati e ricomincino a dare gioia in tutte le chiese”.

le canne prima del restauro

La storia dell’organo di Roffeno

Realizzato secondo lo stile classico dell’organaria locale emiliana intorno al 1850 e attribuito al celebre organaro Alessio Verati di Bologna, l’organo era collocato originariamente in tribuna, sopra l’ingresso della Pieve. Fu gravemente danneggiato nel corso dell’occupazione nazista del 1944 e, secondo testimonianze orali tramandate nel tempo, rimosso alla fine della Seconda guerra mondiale e custodito smontato in casse, in attesa di un futuro recupero.

L’organo è arrivato così ai giorni nostri, sostanzialmente integro e allo stato originale, nonostante alcune perdite. L’ottima qualità costruttiva e la sapiente scelta dei materiali hanno contribuito a non deteriorare le varie parti in maniera irreversibile. In particolare, la maggior parte delle componenti meccaniche interne è stata preservata, così come vari elementi della cassa di contenimento, inclusi gli sportelli e la parete frontale decorata e intagliata.
Il materiale ritrovato ha consentito ai restauratori una completa lettura e ricomposizione della struttura originaria dello strumento che sarà restituito alla comunità in occasione di rassegne ed eventi nei primi mesi del 2025.

















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