Il 39,7% delle imprese con dipendenti della Manifattura e Servizi ha investito in canali di vendita online nel corso del 2023, in crescita di 12,6 punti rispetto alla quota del 27,1% registrata nei 5 anni precedenti (2018-2022). È quanto emerge da un’indagine elaborata dall’ufficio studi Lapam Confartigianato sull’utilizzo delle piattaforme di e-commerce da parte delle imprese del territorio.
In Regione un quinto delle imprese con 10 dipendenti o più vende online (precisamente il 19,8%). Le persone di 14 anni e più che hanno effettuato acquisti o ordini su Internet sono passate dal 51,2% del 2022 al 55,7% del 2023, determinando un incremento in termini assoluti di oltre 188 mila e-shopper emiliano-romagnoli. Questi acquistano maggiormente articoli di abbigliamento, scarpe o accessori, articoli per la casa, film o serie in streaming o download. Seguono computer, tablet, telefoni cellulari, smartphone o accessori, prodotti di cosmetica, bellezza, benessere, farmaci o integratori alimentari, biglietti per spettacoli, consegne di pasti da ristoranti, catene di fast food, servizi catering, libri, giornali, riviste cartacee e articoli sportivi. In Regione il 77,7% delle imprese con 10 addetti e più ha un sito Web/home page o almeno una pagina su Internet nel 2023 (quota superiore al 74,2% del totale nazionale e al 72,5% delle piccole imprese italiane). Oltre la metà delle imprese italiane inoltre utilizza almeno un social media.
A livello provinciale, stando ai dati del 2023, a Modena il 79,8% delle piccole imprese ha effettuato investimenti digitali, a Reggio Emilia l’81,4%.
«L’online è senza dubbio uno strumento utile per aumentare visibilità e vendite – afferma Cinzia Ligabue, presidente Licom –. Tuttavia, non possiamo ignorare il rovescio della medaglia: le logiche di sconti perenni e iniziative come il Black Friday stanno creando una distorsione nel mercato. Per i negozi di prossimità, che rappresentano un presidio fondamentale per le comunità, queste dinamiche sono insostenibili. Voglio provare a far cambiare il punto di vista: tutti i negozi devono pagare affitti e costi di gestione, che negli ultimi anni sono aumentati. Alcuni esercizi hanno anche dei dipendenti e quindi si aggiunge il costo del personale. Se i negozi realizzano sconti perenni, il rischio che poi non rientrino dei costi è alto, con la conseguenza di una chiusura obbligata. Questo porta a strade vuote, buie e a un possibile aumento dell’insicurezza. Non si può competere con i margini di ribasso offerti dai giganti dell’e-commerce, ne va della sostenibilità economica delle piccole imprese e della varietà e vitalità dei centri cittadini. Il mio appello è trovare un equilibrio: valorizzare i vantaggi dell’online senza però sacrificare la salute del commercio locale, che continua a rappresentare un punto di riferimento umano e di qualità per i clienti».