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Due macchinari con tecnologia REMS e una sonda ecografica donati al Maggiore e al Policlinico Sant’Orsola di Bologna

Gruppo AUSL

Nelle UO di Medicina Interna a indirizzo Reumatologico dell’Ospedale Maggiore dell’Azienda USL di Bologna e nella UOC di Endocrinologia, prevenzione e cura del diabete dell’IRCSS Policlinico di Sant’Orsola di Bologna arrivano due nuovi strumenti diagnostici dotati di tecnologia REMS (Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry la tecnologia più innovativa a oggi a disposizione per stimare la densità minerale ossea tramite ultrasuoni e che consente di stimare il rischio di frattura a cinque anni basandosi sulla qualità ossea) e una sonda ecografica per la diagnosi e il follow up delle malattie reumatologiche. Strumenti preziosi donati ai due Ospedali da AMRER (Associazione Malati Reumatici Emilia-Romagna), grazie al contributo del 5×1.000, al ricavato delle vendite dei panettoni natalizi e delle colombe pasquali, e da ANIPI (Associazione Nazionale Italiana Patologie Ipofisarie) Emilia-Romagna, e grazie al lascito della Signora Marisa Ventura, per un valore di 92.500 euro.

Dispositivi importanti per la diagnosi dell’osteoporosi, malattia sistemica dell’apparato scheletrico che determina una diminuzione della densità minerale delle ossa. Soltanto in Italia l’osteoporosi interessa 5 milioni di persone (4 dei quali di sesso femminile, nell’80% dei casi in età post menopausa): la fragilità ossea colpisce una donna su tre e un uomo su cinque over50.
Inoltre nelle patologie reumatologiche, che vengono trattate anche con farmaci osteopenizzanti come per esempio il cortisone, questi strumenti possono aiutare i clinici a realizzare visite più complete in ambulatorio. L’utilizzo di questi dispositivi dovrebbe così contribuire a ridurre le liste di attesa nel SSN e a far fare meno spostamenti ai pazienti.

«Il vantaggio della tecnologia REMS, che ha sì tanti studi a supporto ma che ancora non è stata inserita come strumento valutativo nella nota 79 AIFA (attualmente è la metodica DEXA quella indicata, ma a breve è in previsione l’aggiunta anche della REMS), sta nella sua velocità di esecuzione», premette Massimo Reta, Direttore della UOC di Medicina Interna ad indirizzo Reumatologico – interaziendale Ausl e Aosp Policlinico di Sant’Orsola di Bologna. Sostituirà quindi la DEXA? «Al momento no. La metodica REMS dà un esito più velocemente rispetto alla DEXA e può essere utilizzata in ambulatorio dai clinici, o al letto del paziente, dandoci dei dati comunque importanti. È un’indagine che dà più informazioni al medico sullo stato del paziente, ma ciò non toglie che se dall’esame con REMS emergono dei punti da indagare, si potrà fare la DEXA in modo mirato anziché in modo generico come si faceva prima. Attualmente la metodologia DEXA rimane quella d’elezione, ma gli strumenti con tecnologia REMS permettono di far risparmiare tempo ai pazienti e a noi medici, consentendo di acquisire più informazioni con una sola visita. Questo dovrebbe ridurre anche le liste di attesa», spiega Reta.

Gruppo AOSP

«Avere la tecnologia REMS in ambulatorio ha molteplici vantaggi per i pazienti, perché combina in modo efficace la visita per il metabolismo osseo con un esame densitometrico,. Grazie a questo esame, infatti, nella stessa occasione il paziente può avere sia il risultato della densitometria ossea che avere il responso specialistico sulla patologia metabolica ossea. Inoltre fornisce risposte dettagliate e affidabili sullo stato di fragilità dello scheletro, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Ma c’è anche un altro vantaggio: la sonda ecografica consente non solo di analizzare il tessuto osseo, ma anche i tessuti corporei dell’addome, come grasso e muscolo. Aspetto particolarmente utile nel monitoraggio di pazienti affetti da obesità, perché permette di valutare se la perdita di peso ottenuta attraverso diete o terapie farmacologiche o chirurgiche sia attribuibile prevalentemente alla riduzione della massa grassa e/o a una perdita di massa muscolare», sostiene Uberto Pagotto, Professore di Endocrinologia all’Università di Bologna e Direttore dell’UOC di Endocrinologia e prevenzione e cura del diabete dell’IRCSS Policlinico S. Orsola di Bologna. «Una diffusione capillare di questi agili macchinari sul territorio in futuro potrebbe trasformare la gestione e la prevenzione dell’osteoporosi primaria, consentendo di prendere decisioni direttamente nell’ambulatorio del territorio, coinvolgendo gli specialisti ambulatoriali in prima persona nell’esecuzione della REMS. Ciò potrebbe avere a medio termine un impatto significativo nella riduzione delle fratture osteoporotiche gravi, come quelle del femore o delle vertebre, con importanti benefici per i pazienti e per il sistema sanitario», aggiunge Pagotto.

E la sonda ecografica come sarà utile ai pazienti reumatologici e ai clinici? «L’ecografia è uno strumento di imaging importante, perché non è invasivo e non ha radiazioni ionizzanti ed è in grado di segnalarci i primi segnali di malattia, come per esempio un’artrite o un’artrosi, e ci permette di fare una diagnosi più precoce. Ma ci permette anche di valutare l’attività erosiva di malattia, che l’ispezione clinica rischia di non vedere in modo così preciso, e valutare così anche la terapia farmacologica. Non ultimo ci permette di fare anche terapie infiltrative con maggiore precisione», continua Massimo Reta.

«L’Associazione vuole essere concretamente vicina alle persone affette da una patologia reumatologica. Siamo orgogliosi di poter dare il nostro contributo alla presa in carico e alla diagnosi precoce dei pazienti reumatologici che vengono presi in carico da una delle eccellenze del nostro territorio, la reumatologia bolognese. Crediamo fermamente che sostenere il servizio sanitario pubblico sia fondamentale, siamo l’unico Paese al mondo che ha una sanità per tutti e tale desideriamo che rimanga. Donare questi macchinari è stato possibile grazie al sostegno delle persone che ci hanno sostenuto con il 5×1000 e che hanno contribuito con donazioni durante le campagne di solidarietà che solitamente proponiamo a Natale e a Pasqua», afferma Daniele Conti, direttore di AMRER

«Per chi convive con una patologia ipofisaria, come per esempio l’adenoma ipofisario, tra i sintomi ha anche l’osteopenia e osteoporosi. Mettere a servizio dei clinici questi macchinari innovativi farà sì che la diagnosi sia più precoce, perché in tanti casi arriva troppo tardi e le persone che sono affette da una di queste patologie si sentono non capite. Il nostro contributo a questa donazione è stato possibile grazie al lascito di Marisa Ventura, il cui gesto di solidarietà è oggi a vantaggio di tutta la cittadinanza bolognese», dice Claudio Forni, Vicepresidente ANIPI Emilia-Romagna.

“Grazie ad AMRER e ad ANIPI per questa donazione, che ci aiuterà a rendere un servizio sempre migliore ai nostri pazienti. La presenza di un tessuto sociale che sostiene la sua sanità pubblica, collabora e interagisce con essa” secondo Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda USL di Bologna” è una delle risorse più importanti su cui il sistema sanitario di questa città può contare, e al tempo stesso uno stimolo a fare sempre meglio”.

“L’acquisizione di questi dispositivi ci permette di ottimizzare in misura significativa la diagnosi delle patologie osteometaboliche – dichiara Chiara Gibertoni, direttore generale dell’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola – Si tratta di un passo in avanti importante, reso possibile grazie alla generosità dei cittadini e delle associazioni che ogni giorno sostengono i professionisti della sanità pubblica”.

















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