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Contratto Enti Locali, Fp Cgil Modena: “I lavoratori si aspettano non un contratto che li svenda, ma un buon contratto”

E’ ora che il contratto nazionale delle Funzioni Locali dia risposte adeguate alle migliaia di lavoratrici e lavoratori che portano avanti ogni giorno con dedizione e difficoltà servizi essenziali per la cittadinanza sul territorio. Si tratta di impiegati amministrativi, tecnici, insegnanti, educatori, assistenti sociali, operatori socio sanitari, agenti di polizia locale, ecc… ai quali il Governo continua a dire che si devono accontentare delle briciole. La proposta di rinnovo, prendere o lasciare, prevede un incremento retributivo del 6% ben lontano dal recupero del potere d’acquisto dell’inflazione al 17% nel triennio.

Il ché sulla busta paga di un impiegato (livello C) si concretizza in 42, 26 euro di aumento. Se qualche sindacato – come apparso sulla stampa locale – lo ritiene un aumento dignitoso, forse non ha idea di quali siano le condizioni dei lavoratori negli Enti locali in questo periodo.

“La trattativa deve continuare, perché una vera trattativa finora non c’è stata – afferma Caterina Imbeni funzionaria Ufficio Anagrafe Comune di Carpi – i punti in piattaforma non sono stati presi in considerazione dal Governo, basta vedere quante poche risorse ha messo sul rinnovo di chi lavora a contatto con i cittadini. Siamo un numero esiguo rispetto ad anni fa, con molte più cose da fare, oggi il mio ufficio svolge anche pratiche che prima facevano i Tribunali (ad esempio i divorzi si possono fare davanti agli ufficiali di Stato civile, così come le unioni civili e le convivenze di fatto). Inoltre è necessario anche riqualificare il personale con adeguate risorse, mentre non sono presenti nell’attuale proposta del Governo”.

“Il dipendente pubblico oggi è pagato poco, sottoinquadrato per le mansioni e le responsabilità attribuite, il Governo deve dare risposta perché i servizi devono funzionare. Accettare un contratto al ribasso limiterebbe anche la contrattazione di secondo livello su cui grava ancora il blocco dei fondi. Il pubblico non è più una carriera attrattiva, scappano tutti. Oggi per me è una giornata di lavoro di 9 ore, ma se dovessi farla per 4 giorni consecutivi (la famosa “settimana corta” proposta da Aran) non ne uscirei viva, essendo anche a contatto con il pubblico. Nessun lavoratore sta nelle 36 ore settimanali, facciamo spesso straordinari per stare nei termini dei procedimenti ordinari”.

“Considerati i nostri carichi di lavoro, i turni pesanti dovuti anche ad organici ridotti e uno stipendio relativamente basso per i rischi che corriamo e per le responsabilità – afferma Luca Cevenini agente di Polizia Locale a Formigine – sarebbero fondamentali una maggiore considerazione del Governo a valutare almeno l’adeguamento all’inflazione e maggiori risorse sul salario accessorio per il riconoscimento di istituti indennitari adeguati (rischio, turno, festivi, ecc…). Occorrono – prosegue Cevenini – anche miglioramenti sulla parte normativa, ad esempio la proposta della settimana corta (4 giorni a 9 ore) è solo una rimodulazione oraria, mentre sarebbe necessario andare nella direzione di una riduzione dell’orario, oltre ad una reale flessibilità oraria per conciliare tempi di vita e di lavoro, come sta avvenendo anche in altri Paesi Europei o nelle aziende private”. “Per il personale in divisa chiediamo che il contratto riconosca i tempi di vestizione come per il personale sanitario e socio-sanitario. I servizi pubblici continuano a funzionare grazie al senso di responsabilità e ai grandi sforzi dei lavoratori che fronteggiano una società con bisogni sempre più complessi”.

“Credo che dobbiamo continuare a chiedere al Governo un giusto contratto, l’ente pubblico rischia di sgretolarsi – dice Rita Gasparini insegnante d’infanzia Unione Terre d’Argine – rischiamo di non avere più servizi fondamentali. Il Governo deve riconoscere un aumento dello stipendio dignitoso, l’inflazione al 17% non è sostenibile, servono più risorse per maggiori assunzioni. L’ente pubblico è un valore, mette a disposizione servizi per tutti i cittadini. Se mettiamo i lavoratori pubblici in grado di lavorare bene, forniscono servizi di migliore qualità. La complessità dei bisogni delle famiglie è aumentata e ci vengono chieste sempre maggiori competenze e disponibilità”.

“Il rinnovo del contratto – afferma Giada Catanoso segretaria Fp Cgil Modena – non è una disputa tra le organizzazioni sindacali, ma, come dimostrano le voci dei lavoratori, serve per dare risposta all’estrema necessità di aumentare in modo dignitoso i loro stipendi che sono ben lontani dalle medie europee e con cui si fa fatica ad arrivare a fine mese. Non si può accettare che il contratto programmi una riduzione del potere d’acquisto da qui al 2030”.

La Fp Cgil insieme alla Uil Fpl continuano a rivendicare le richieste delle piattaforme unitarie, su cui è la Cisl Fp che ha cambiato idea, piattaforme che non sono il mondo dei sogni, ma sono frutto del mandato dei lavoratori e delle lavoratrici.

“Faccio presente – prosegue la segretaria Fp Cgil – che altri contratti privati (Agidae e Uneba, Coop sociali) che riguardano personale che opera nei servizi socio sanitari ed educativi pubblici sono stati rinnovati nel corso del 2024 con incrementi superiori al 10% e importanti miglioramenti delle condizioni di lavoro”.

Proprio per questo, la palla è ora in mano al Governo che deve decidere di metterci i soldi per valorizzare i dipendenti della Pubblica Amministrazione e rendere attrattivo il lavoro pubblico che mai come ora sta vivendo un’emorragia verso il privato.

Contro chi fa catastrofismo mediatico e strumentale, è bene tenere presente che niente è andato in fumo per i lavoratori, la contrattazione sul Ccnl Enti locali non è ancora conclusa. Fare sindacato seriamente vuol dire contrattare condizioni migliori per i lavoratori e non cedere al ricatto “bere o affogare”.

 

















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