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La cerimonia in piazzale Natale Bruni, con la posa della corona sul monumento di pietra carsica intitolato “Ai figli di Istria, di Fiume, di Dalmazia, italiani per stirpe lingua e cultura, martiri in foiba in mare in prigionia, esuli nel mondo per amor di patria”, e la messa nella chiesa del Tempio ai Caduti celebrata dal cappellano dell’Accademia militare don Marco Falcone.
Il Comune e l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia hanno promosso i due momenti che hanno caratterizzato la mattinata del Giorno del ricordo, lunedì 10 febbraio, la solennità istituita per legge nel 2004 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel Secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
La corona è stata posata dal sindaco Massimo Mezzetti con il prefetto Fabrizia Triolo e il gen. Giampaolo Pani, presidente della sezione modenese dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Nel piazzale oltre al comandante dell’Accademia Militare gen. Davide Scalabrin, i rappresentanti delle Forze dell’ordine, il rettore Carlo Adolfo Porro, il presidente del Consiglio Comunale Antonio Carpentieri, parlamentari, consiglieri regionali e comunali, e alcuni esuli e i loro discendenti con una rosa bianca.
Al termine della messa il gen. Pani è intervenuto per ricordare come il monumento del piazzale sia da quindici anni per la città un punto di riferimento e una testimonianza preziosa della tragedia delle foibe e del dramma dell’esodo. Pani, congedandosi dal ruolo di presidente dell’associazione, ha ricordato il tanto lavoro fatto in questi vent’anni all’insegna del fatto che “la memoria non deve essere un peso ma un patrimonio da condividere”.
Il sindaco Massimo Mezzetti ha stigmatizzato i vandalismi alla foiba di Basovizza, vicino a Trieste, “un atto oltraggioso e stupido” e ha ricordato come “la storia sia una concatenazione di eventi e la drammaticità di quelli avvenuti precedentemente non può rappresentare una giustificazione a quelli successivi ma, al contrario rappresenta un monito”. Per questo, ha aggiunto il sindaco “la vendetta non è mai giustizia ma solo odio e rancore che va ad alimentare altro rancore in una spirale di violenza senza fine. Mentre il ricordo è giustizia perché rappresenta una risposta all’oblio e al fatto che questo paese, per molto tempo, ha voluto dimenticare quei fatti, come tanti altri, in un processo di rimozione di drammi che ci hanno visto protagonisti anche in negativo. Fare storia, quindi, deve saper unire e non dividere perché quella che stiamo ricordando oggi è una verità storica terribile e non confutabile”.