Nella mattinata odierna alla presenza del Colonnello Hiromi Narducci Comandante Provinciale dei Carabinieri, del Tenente Gloria Salvati Comandante in S.V. della Compagnia di Reggio Emilia, del Luogotenente Olindo Varratta Comandante della Stazione Principale, i carabinieri reggiani in servizio unitamente a quelli dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo con in testa l’Ispettore Regionale Tenente Giuseppe Ciriello e delle Associazioni Combattentistica d’Arma hanno commemorato, presso il cimitero Monumentale, Leone Carmana, carabiniere reggiano eroe decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare al quale peraltro è intitolata la caserma cittadina sede del Comando Provinciale di Corso Cairoli.
Dopo la messa officiata dal Cappellano Militare della Legione Carabinieri Emilia Romagna Don Giuseppe GRIGOLON i Carabinieri hanno deposto una corona alla lapide dell’eroe, che è stata recentemente restaurata da Paola Cerchiara, presso il cimitero monumentale di via Beretti. Alla cerimonia hanno partecipato anche le Autorità Cittadine, il Prefetto Dr.ssa Maria Rita Cocciufa, il Questore Dott. Giuseppe Maggese, il Colonnello Ivan Filippo Bixio Comandante Provinciale della Guardia di Finanza e rappresentanze della Questura e del Comando della Guardia di Finanza di Reggio Emilia che hanno partecipato unitamente ai due nipoti dell’eroe. Leone Carmana nato a Gazzano di Villa Minozzo (Re) ’11 novembre 1894 dai contadini Giovanni ed Emilia Masini, appena ventenne partecipò alla Prima Guerra Mondiale inquadrato nel 7° Reggimento Fanteria, riportando due ferite. Transitato nell’Arma dei Carabinieri al termine della guerra, vi operò fino al 1923, quando decise di ritornare alla vita dei campi, sposandosi e diventando padre di due bambine. Purtroppo l’Eroe, sopravvissuto a tremende prove, ancor giovane spirò per malattia presso l’ospedale di Reggio Emilia, il 10 febbraio 1926. E’ stato decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con questa motivazione: “Piantone all’ingresso di una polveriera, scorto l’avvicinarsi di una settantina di rivoltosi, che già si erano impossessati dei fucili di due corpi di guardia ed intendevano impadronirsi della polveriera stessa, ordinata la chiusura della porta dietro di sé, pur sapendo di precludersi così ogni via di scampo, rispose a colpi di moschetto al fuoco dei ribelli, mantenendosi saldo al suo posto, da solo benché ferito, dando così tempo al sopraggiungere di rinforzi, coi quali concorse poi a fugare i facinorosi, sventando in tal modo il criminoso tentativo. Esempio mirabile di eccezionale presenza di spirito, di coraggio e di altissimo sentimento del dovere”.
Spezia, 4 giugno 1920.