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Tavola rotonda sul Parmigiano Reggiano: competitività, crescita responsabile e sostenibilità al centro del futuro agroalimentare

Grande partecipazione alla tavola rotonda organizzata da BCC Felsinea rivolta ai caseifici e agli allevatori della filiera del Parmigiano Reggiano. Obiettivo: esplorare come le aziende agroalimentari possano coniugare competitività e crescita responsabile, acquisendo maggiori competenze per rispondere alle sfide del mercato e garantire una qualità elevata e al contempo sostenibile. Relatori della tavola rotonda: Guglielmo Garagnani, Vicepresidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Emilio Braghin, Presidente della sezione di Modena del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Gaetano Cappelli, veterinario e coordinatore del Servizio Produzione Primaria del Consorzio, Icilio Bonfiglioli, responsabile attività finanziarie del Consorzio GranTerre, e Andrea Alpi, Direttore Generale di BCC Felsinea.

La tavola rotonda è iniziata con un intervento di Guglielmo Garagnani, Vicepresidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Con lui è stato fatto il punto sulle principali sfide che sta affrontando la filiera del Parmigiano Reggiano oggi, a partire dalla domanda in continuo aumento, soprattutto dall’estero: “A livello mondiale è riesplosa la voglia di italianità, che però non è più quella di 20 anni fa. Non si tratta semplicemente di apporre una bandiera tricolore su un prodotto, ma di proporre prodotti di elevata qualità e che al contempo rispondano a specifiche certificazioni che i mercati internazionali richiedono”. In questo contesto, gioca un ruolo fondamentale il Piano di Regolazione dell’Offerta messo a punto dal Consorzio che, come ha sottolineato anche Emilio Braghin, Presidente della sezione di Modena del Consorzio del Parmigiano Reggiano, “è uno strumento indispensabile per regolare l’offerta ed assicurare condizioni di equilibrio rispetto alla capacità di assorbimento di prodotto da parte della domanda nazionale ed estera”.

Strumento che assume un’importanza ancora più strategica oggi, alla luce dei dazi paventati dal Governo Trump, che condizionerebbero in maniera rilevante la commercializzazione di Parmigiano Reggiano negli USA. “Per la filiera del Parmigiano Reggiano, gli Stati Uniti sono il primo mercato per export, con oltre 16.000 tonnellate di forme esportate: l’applicazione dei dazi rischia di compromettere la competitività delle nostre eccellenze e di aumentare la diffusione delle imitazioni”, ha sottolineato il dottor Braghin. Per cercare di tutelare l’eccellenza del Parmigiano Reggiano, il Consorzio ha aperto un ufficio a New York. Obiettivo: trasmettere il valore della denominazione Dop, che non è una semplice etichetta, ma garanzia di elevata qualità, di territorialità e di tradizione; e, soprattutto, far capire che i prodotti Dop non rappresentano una minaccia per i produttori locali americani.

Il tema importantissimo del concetto di elevata qualità associato al Parmigiano Reggiano è stato, poi, al centro di altri due interventi. Il Vicepresidente del Consorzio Guglielmo Garagnani ha illustrato il Progetto Prodotto di Montagna: “Nel 2013 è stata introdotta la dicitura ‘Prodotto di Montagna’ per classificare i prodotti alimentari aventi origine nelle aree montane dell’Unione Europea. Il Parmigiano Reggiano è il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, e per favorire l’economia dei territori montani e al contempo offrire ai consumatori un prodotto che sia garanzia di territorialità e qualità superiore, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha definito il ‘Progetto Prodotto di Montagna’, che ci sta dando grandi ritorni in termini di consensi poiché stiamo assistendo anche in questo ambito specifico ad una grande richiesta, a cui però siamo solo parzialmente pronti a rispondere. Torna quindi l’importanza strategica, per l’intera filiera, di adottare quel Piano di Regolazione dell’Offerta di cui si parlava all’inizio”.

L’intervento del dottor Gaetano Cappelli, veterinario e coordinatore del Servizio Produzione Primaria del Consorzio, è stato invece focalizzato sul diverso concetto di qualità del prodotto, che oggi è molto differente da quello di qualche anno fa. “Se prima la qualità era associata alla bontà in termini di gusto, oggi è legata anche a ciò che sta dietro la produzione, e quindi a benessere animale, sostenibilità ambientale del processo produttivo e basso consumo di farmaci. Alla luce di questa ricerca di valore aggiunto da parte dei consumatori, il Consorzio ha creato il Servizio Produzione Primaria e sta investendo molto in misure di supporto agli allevatori e ai caseifici, come ad esempio il Bando Benessere, che mira a promuovere comportamenti e investimenti per il miglioramento delle performance complessive in tema di benessere animale. Il benessere animale, infatti, pur rappresentando certamente un costo per gli allevatori, è in realtà un vero e proprio investimento: concedere all’animale ciò di cui ha bisogno, gli permette di produrre bene, il che significa più prodotto e di maggiore qualità”.

La tavola rotonda è proseguita con l’intervento di Icilio Bonfiglioli, responsabile attività finanziarie del Consorzio GranTerre, che ha rimarcato l’importanza di supportare finanziariamente gli attori della filiera del Parmigiano Reggiano, lanciando quindi una sfida importante al sistema bancario: “Esiste una forte necessità di liquidità per far fronte ai costi di produzione, che implica una crescente richiesta di credito. Sebbene il sistema bancario potrebbe essere un supporto fondamentale per la filiera dei caseifici, si osserva una quasi totale assenza di intervento da parte delle banche e oggi i caseifici stessi si trovano nelle condizioni di doversi sostituire agli istituti di credito, concedendo in prima persona acconti latte ai produttori, su cui poi vengono applicati degli interessi. Tuttavia, questo non dovrebbe essere un compito del caseificio, ma delle banche, che dovrebbero intervenire per sostenere adeguatamente la filiera”.

“Le aziende e i consorzi del Parmigiano Reggiano – ha concluso il Direttore Generale di BCC Felsinea Andrea Alpi – affrontano diverse sfide, tra cui: investimenti elevati in impianti e tecnologia per garantire standard qualitativi sempre più elevati; necessità di liquidità per sostenere la stagionatura del prodotto, che può richiedere fino a 36 mesi; fluttuazioni di mercato che impattano sui ricavi e sulla gestione finanziaria; internazionalizzazione e strategie di export per espandere la presenza nei mercati esteri. In questo contesto, BCC Felsinea è in grado di offrire un’ampia gamma di servizi finanziari a sostegno dell’intera filiera del Parmigiano Reggiano, supportando aziende agricole, caseifici e consorzi nelle sfide per la qualità, la crescita e la competitività. Lo facciamo attraverso i nostri consulenti, radicati sul territorio, che conoscono a fondo non solo le aziende, ma soprattutto le persone che le guidano. Il nostro forte legame con l’agricoltura affonda le radici nelle casse rurali da cui proveniamo”.

















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