
Potrebbe essere al confine tra Appennino toscano ed emiliano la prima “riserva” a tutela del cielo notturno stellato. Corniglio, come Succiso, Ospitaletto, i Prati di Logarghena sono alcuni dei punti strategici che potrebbero dimostrare come proprio qui potrebbe nascere un vero e proprio santuario per preservare la notte. Secondo l’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso, l’Italia risulta essere, tra i paesi del G20, quello con il territorio più inquinato dalla luce artificiale, nel mondo pari solo alla Corea del Sud. Ma il record spetta alla Pianura Padana.
Se ne è discusso nei giorni scorsi nella giornata CETS, alla CETS – Carta europea del Turismo sostenibile che, a Berceto, ha certificato 30 nuovi operatori, provengono dalle province di Massa Carrara, Lucca, La Spezia, Parma e Reggio Emilia. “20 anni fa qui non c’erano le guide nel nostro Parco – ha spiegato il presidente Fausto Giovanelli –. Con un lungo percorso si è sviluppata la voglia di raccontare la bellezza del territorio e il cielo notturno ne è una parte che, peraltro, può incontrare nuovi turismi”.
Secondo Booking, infatti, per il 2025 i trend che cambieranno il settore dei viaggi mettono al primo posto il “notturismo” (o “noctourism”), ovvero il turismo di chi cerca zone dove il cielo notturno è particolarmente buio per poter scoprire la bellezza della volta celeste notturna, dedicandosi ad attività come l’osservazione guidata delle stelle.
“Ad oggi sono 200 i luoghi nel mondo certificati dalla Dark-Sky Association, un’organizzazione internazionale senza fini di lucro che ha per fine la protezione e la conservazione dell’ambiente notturno e del cielo stellato promuovendo un’illuminazione eco-compatibile di qualità, ma nessun parco in Italia”, ha spiegato Giacomo Benelli, consulente ambientale rivolgendosi alle guide CETS.
Così il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano potrebbe avere le carte in regola ma, per giungere a simile certificazione, occorre un processo in diversi step, come ha ricordato Pierluigi Giacobazzi, divulgatore scientifico, astrofotografo e ora anche guida CETS. “Campionamento, monitoraggio, raccolta dati, analisi e, infine, divulgazione dei risultati è il percorso per provare ad ambire a questa certificazione che, peraltro, coinvolgerebbe le comunità e gli enti nel preservare la maestosità del cielo notturno. Non a scapito della sicurezza perché già oggi disponiamo di sistemi per ridurre il consumo di luce, ad esempio quando il traffico è meno intenso, ma possiamo anche orientarla meglio e non verso l’universo”.
Intanto, sono già due (Passo di Pradarena e Centro Laudato Si’ a Bismantova) i luoghi dove, con il progetto “Cielo e Stelle d’Appennino” svolto con gli studenti dell’Istituto “Cattaneo – Dall’Aglio” di Castelnovo ne’ Monti, si è iniziato il rilevamento in situ delle condizioni del cielo notturno.
“Purtroppo, a differenza della Francia che già dispone di 6 riserve Dark Sky certificate, i livelli di inquinamento luminoso negli ultimi 10 anni in Italia sono aumentati – ha spiegato Giacobazzi – con un incremento mondiale medio del 2% al 10% in più all’anno. Così nell’Appennino, come a Castelnovo Monti, già si assiste a una riduzione della qualità del cielo notturno dovuta in massima parte alla diffusione di luce proveniente dalla pianura.
Da qui la validità della proposta per la tutela del cielo, “che come le CETS è uno strumento che può unire in un modo nuovo i due versanti del crinale”, ha ricordato Simona Acerbis, sindaca di Berceto, incassando il sostegno e l’impegno di Annalisa Folloni, sindaca di Filattiera e presidente della Comunità di Parco, che ha ricordato come ai Prati di Logarghena sono già presenti campeggiatori a caccia del cielo notturno.
Giacobazzi ha sottolineato come “un cielo stellato visibile ha tanti pregi. Ci consente di osservare e studiare le stelle, è rispettoso della flora e della fauna notturna, preserva anche la salute umana e oggi è motore di economia con turismo esperienziale”.