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Carcere, l’Assessora Camporota risponde ad una interrogazione su allarme sovraffollamento e carenza di personale

“Il sovraffollamento della Casa circondariale S. Anna e la carenza di personale di Polizia penitenziaria sono dati oggettivi, già segnalati dal Garante, oltre che oggetto di una mozione consiliare trasmessa a tutti i parlamentari modenesi e rappresentanti del Governo affinché se ne facciano carico”. Sono fattori che “possono avere avuto un impatto in relazione ai decessi, ma allo stato delle conoscenze disponibili e di un incontro istituzionale richiesto dai Garanti, non risulta possibile stabilire un nesso causale diretto”.

Esistono però sentenze che, in altri casi specifici, hanno stabilito un nesso di causalità tra il decesso e una condotta omissiva colposa con conseguente risarcimento dei familiari. Mentre nel caso di uno dei decessi avvenuti a Modena, il Comune si è attivato per supportare i familiari nel rimpatrio della salma. Lo ha precisato l’assessora alla Sicurezza urbana integrata Alessandra Camporota ribadendo l’allarme per “sovraffollamento, carenza di personale ed esiguità di educatori, anche in considerazione della delicatezza della struttura carceraria modenese”. Criticità che ha posto anche all’attenzione del Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria chiedendogli che fosse destinato a Modena una quota importante di personale di Polizia penitenziaria e un incremento delle figure di sostegno, come ha ricordato in Consiglio comunale lunedì 24 marzo rispondendo a un’interrogazione del Pd firmata da Luca Barbari e da Vittorio Reggiani, recentemente scomparso.
L’istanza chiede se il Comune abbia elementi per poter dedurre che sovraffollamento e carenza di personale abbiano contribuito ai decessi avvenuti nei mesi scorsi; se sia previsto un ristoro per le morti in carcere; se non potrebbero aver diritto alla grazia, “unico rimedio per sfuggire alla morte in carcere”, del presidente della Repubblica tutti i soggetti detenuti in carceri sovraffollate; se il Governo abbia attuato la legge per strutture residenziali per accoglienza e reinserimento sociale dei detenuti; se parlamentari e rappresentanti del Governo abbiano ricevuto la mozione approvata dal Consiglio a novembre; quali azioni intraprese per darvi attuazione e quali può supportare il Comune per prevenire i suicidi in carcere”.
L’assessora Camporota, in riferimento ai percorsi di inclusione e reinserimento sociale, ha spiegato: “Abbiamo avviato il potenziamento dei percorsi attivi all’interno dell’Istituto (laboratori, attività lavorative, scuole, università) ed è in corso un rafforzamento delle opportunità di collegamento telematiche per favorire i contatti con i familiari”. Ha anche segnalato alcune iniziative, occasioni d’incontro con la comunità esterna, come l’inaugurazione dell’Anno accademico in carcere, ma anche una sfilata di moda delle detenute e organizzazioni che hanno fornito donazioni in materiali o risorse per supportare le attività e intraprenderne di nuove.
Gli interventi in corso, in capo a diverse associazioni, riguardano l’esecuzione penale esterna con erogazione di contributi, interventi educativi, di orientamento al lavoro, tirocini e accoglienza abitativa; il miglioramento della vita in carcere dando seguito ad attività come il teatro (laboratori e corsi a cura di Teatro dei Venti); la mediazione linguistica, culturale e i contati con i familiari (Arci); attività sportive di calcio e bigliardino (Csi), laboratorio gastronomico (Eorté) con produzione di pasta fresca e prodotti da forno, laboratorio di sartoria (Mani tese) e gli Sportelli Informativo, Nuovi giunti e Dimittendi (Caleidos).
Citando le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Camporota ha definito l’alto numero dei suicidi in carcere “indice di condizioni inammissibili”. Ha poi spiegato che i Garanti comunale e regionale hanno trasmesso un rapporto alla Direzione del S. Anna con suggerimenti per la prevenzione di gesti autolesivi in riferimento alla sezione I care, dove vengono collocate persone a rischio di suicidio che necessitano di sorveglianza. A Modena è attivo da tempo il presidio Nuovi Giunti che prevede la valutazione del rischio entro 48 ore dall’ingresso in carcere. Se dal colloquio di primo ingresso con il Medico di assistenza primaria e la psicoterapeuta dei Nuovi Giunti emerge un rischio suicidario medio, la persona viene collocata in questo reparto da 12 posti, adiacente all’infermeria, per essere valutata dallo psichiatra e presa in carico dallo staff Unità locale prevenzione suicidaria. Nell’istituto carcerario può essere inoltre disposto il Servizio di osservazione psichiatrica. Particolare attenzione è posta anche nei confronti di chi sta per essere dimesso, con un’equipe dimittendi a cui partecipa anche il Comune.
L’amministrazione comunale è impegnata anche con iniziative per incrementare la possibilità di sbocchi lavorativi per i detenuti che ne abbiano i requisiti di legge, attraverso la predisposizione di un apposito protocollo, e a supportare (con il coordinamento del Comitato Locale per l’area dell’esecuzione penale adulti e delle associazioni di volontariato) iniziative progettuali di sostegno.

















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