Si è tenuta oggi, nella Sala del Consiglio comunale a Palazzo d’Accursio, la cerimonia di consegna della pergamena con la Cittadinanza onoraria a Abdullah Öcalan, al nipote Ömer Öcalan.
Di seguito l’intervento della vicesindaca Emily Clancy
“La città di Bologna si è sempre distinta nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone e dei popoli, un impegno che non si è mai fermato ai confini nazionali, ma che ha sempre abbracciato le battaglie di chi, in ogni parte del mondo, lotta per la giustizia, l’autodeterminazione e la democrazia.
In questo solco si inserisce la proposta del consiglio di conferire la cittadinanza onoraria di Bologna ad Abdullah Öcalan, una scelta che non è solo simbolica, ma che rappresenta un atto politico di riconoscimento verso il popolo kurdo e verso un pensiero, quello di Öcalan, che ha ispirato un modello di società basato sulla partecipazione, sulla democrazia diretta, sull’ecologia e sulla parità di genere qual è il confederalismo democratico.
Il popolo curdo ha dimostrato, nel corso della storia, una straordinaria capacità di resilienza e di autorganizzazione. L’esperienza del Rojava ne è un esempio: un progetto di autogoverno basato sul confederalismo democratico, un sistema che promuove la partecipazione dal basso, il pluralismo culturale e il ruolo fondamentale delle donne nella società. In un contesto segnato da conflitti e instabilità quell’esperienza ha saputo costruire un’alternativa fondata sulla convivenza tra popoli, sull’uguaglianza, sulla democrazia radicale e sulla difesa dei diritti umani, della giustizia sociale e ambientale. In un contesto così complesso si è dimostrato che è possibile immaginare e realizzare una società più giusta e inclusiva. È un’esperienza che merita attenzione, sostegno e riconoscimento e che ancora oggi è fortemente minacciata. Così come merita attenzione la salvaguardia dei diritti dei territori a maggioranza curda della Turchia nei quali è stata fortissima, in questi anni, la repressione interna, con decine e decine di detenzioni ai danni di giornalisti, attivisti, politici, eletti ed elette nelle regioni turche a prevalenza curda.
In questo contesto, la figura di Abdullah Öcalan resta centrale: il suo pensiero sul confederalismo democratico, ispirato al filosofo Murray Bookchin, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una speranza per milioni di persone.
La sua lunga detenzione non gli ha impedito di continuare a essere un punto di riferimento per il pensiero politico e sociale legato al confederalismo democratico, continuando a promuovere come abbiamo visto anche in queste settimane, anche dalla detenzione durissima in cui si trova, idee di pace, convivenza e speranza per il futuro. Le sue idee continuano a ispirare movimenti che lottano per una società più giusta ed equa, come nella sua recente lettera Appello per la pace e una società democratica.
Citerò qualche passaggio di alcuni dei suoi saggi, perché le sue parole portano messaggi di una straordinaria lucidità e attualità:
LIBERARE LA VITA: LA RIVOLUZIONE DELLE DONNE
La ragione per cui la questione della libertà è la questione chiave in ogni epoca, è nella natura del sistema stesso. La storia della perdita di libertà è allo stesso tempo la storia di come le donne hanno perso la loro posizione e sono scomparse dalla storia. È la storia di come il maschio dominante, con tutti i suoi dèi e servi, governanti e subordinati, la sua economia, le sue scienze e le sue arti hanno ottenuto il potere. La caduta e la sconfitta delle donne è quindi la caduta e la sconfitta dell’intera società, con la società sessista che ne risulta. Il maschio sessista è così avido di costruire il suo dominio sociale sulla donna che trasforma ogni contatto con lei in una dimostrazione di dominio. La profondità della schiavitù delle donne e il deliberato camuffamento di questo fatto è dunque strettamente collegato con l’ascesa del potere gerarchico e statalista all’interno di una società. […] Tutto il lavoro che [la donne] svolge viene definito come “lavoro da donna” privo di valore.
[…] La società tratta la donna come una razza, nazione o classe diversa. La razza, nazione o classe più oppressa di tutte.
Libertà e uguaglianza non si possono realizzare senza raggiungere la parità di genere. La libertà della donna è la componente più complessiva e permanente della democratizzazione.
[…] Il ruolo che un tempo svolgeva la classe operaia ora deve essere preso in carico dalla sorellanza delle donne.
[…] La libertà della donna non può essere rimandata al momento in cui la società avrà ottenuto libertà e uguaglianza nel suo complesso.
ECOLOGIA
Le città che proliferano come un cancro, l’aria inquinata, lo strato di ozono perforato, la rapida accelerazione dell’estinzione di specie vegetali e animali, la distruzione delle foreste, l’inquinamento e la contaminazione delle acque, l’accumulo di rifiuti e la crescita innaturale della popolazione hanno portato l’ambiente al caos e alla ribellione.
(…)
Man mano che l’ecologia e il femminismo continuano a svilupparsi, tutti gli equilibri disparati all’interno del sistema statalista patriarcale verranno ulteriormente scardinati. Una lotta veramente unitaria per la democrazia e il socialismo sarà possibile solo quando si punterà alla libertà delle donne e alla liberazione dell’ambiente. Solo la lotta per questo tipo di sistema sociale nuovo e integrato può rappresentare una delle forme più significative per uscire dal caos attuale.
CONFEDERALISMO DEMOCRATICO
Il confederalismo democratico è aperto ad altri gruppi e ad altre fazioni politiche. È flessibile, multi-culturale, anti-monopolistico e orientato al consenso. L’ecologia e il femminismo sono i suoi pilastri centrali. Nel quadro di questo tipo di autogoverno diventerà necessaria un’economia alternativa che aumenti le risorse della società invece di sfruttarle, e che renda quindi giustizia alle molteplici esigenze della società.
Il confederalismo democratico si basa, inoltre, sull’esperienza storica della società e del suo retaggio collettivo. Non è un sistema politico moderno arbitrario, accumula piuttosto storia ed esperienza. Discende dalla vita della società.
Il diritto all’autodeterminazione dei popoli include il diritto a un proprio Stato. Tuttavia la fondazione di uno Stato non aumenta la libertà di un popolo.
Ecco allora ringrazio il Consiglio Comunale per questa scelta, perché credo che in fondo Bologna, nel conferire questa cittadinanza onoraria, riaffermi in qualche modo anche la propria storia e i propri valori. La nostra città ha sempre difeso i diritti umani a livello internazionale e ha più volte espresso il proprio sostegno alla causa curda e ai principi di autodeterminazione e giustizia sociale.
Desidero ringraziare l’Associazione Ya Basta, la Rete Kurdistan Italia e Uiki Onlus per il loro impegno costante nel portare avanti questa battaglia, per la loro determinazione nel far conoscere le lotte e le resistenze del popolo curdo. Grazie anche al loro lavoro, alle riunioni in città, oggi Bologna può aggiungere un altro tassello nel suo percorso di città che non si gira dall’altra parte, che continua a scegliere da che parte stare.
Conferire la cittadinanza onoraria ad Abdullah Öcalan significa affermare anche la libertà di un popolo: significa pronunciarsi per un mondo in cui la convivenza pacifica e il rispetto delle differenze siano la base di ogni comunità, rifuggendo le logiche di devastazione della guerra, del fondamentalismo e dell’oppressione”.
Le motivazioni lette in aula dalla presidente Manca
“La cittadinanza onoraria è uno degli atti simbolicamente più significativi che una città possa compiere: è un gesto che parla al presente e alla storia, che afferma valori, riconosce impegni e prende posizione.
E oggi Bologna, città antifascista, città della pace, dei diritti e della solidarietà, compie un atto che ha una chiara valenza politica e morale.
Nato nel 1949 in Turchia, Abdullah Öcalan è il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), nato come movimento di resistenza armata alla repressione del popolo curdo.
Negli anni ‘90, durante la sua detenzione, il suo pensiero ha subito una profonda evoluzione: da una prospettiva marxista- leninista a una visione fondata sul “confederalismo democratico”, un modello di autogoverno basato sulla partecipazione dal basso, sull’ecologia sociale e sulla centralità del ruolo delle donne.
Dal 1999 è detenuto in isolamento nel carcere di massima sicurezza dell’isola di Imrali. Nonostante questo, la sua figura continua a rappresentare un punto di riferimento per milioni di curde e curdi, e il suo pensiero ha ispirato esperienze concrete di democrazia dal basso, come quella del Rojava, nel nord-est della Siria, dove si sperimenta un sistema pluralista, egualitario e inclusivo, in condizioni difficilissime.
Con questo conferimento, il Consiglio comunale ha voluto esprimere solidarietà a chi da oltre venticinque anni è prigioniero, in isolamento, per la sua lotta – non solo militante, ma anche intellettuale e culturale – a favore della libertà del popolo curdo, dei diritti delle donne, dell’autodeterminazione dei popoli e della convivenza tra etnie, religioni e culture diverse.
Il pensiero di Abdullah Öcalan, la sua evoluzione politica e filosofica, il suo impegno per un modello di democrazia radicale e pluralista – che oggi si riflette concretamente nella società del Rojava – sono un punto di riferimento per chi crede nella pace giusta, nella libertà e nella dignità umana.
Questa cittadinanza onoraria non è soltanto un riconoscimento simbolico: è anche un appello. Un appello alla comunità internazionale, perché si assuma la responsabilità di promuovere una soluzione politica e non militare al conflitto curdo. Un appello per la liberazione di Abdullah Öcalan, condizione necessaria per un processo di pace duraturo.
Bologna, con questo gesto, rinnova la propria vocazione internazionale e la propria capacità di essere città accogliente, attenta, coraggiosa.
Concludo ricordando che la pace non è solo assenza di guerra, ma presenza di giustizia, di libertà e di dignità per ogni popolo e per ogni persona. E oggi, con questo gesto, Bologna lo afferma con forza“.
L’intervento del nipote Ömer Öcalan
“Oggi siamo qui per ricevere la cittadinanza onoraria per il nostro presidente Öcalan.
Prima di iniziare, grazie mille al Sindaco di Bologna, alla Vicesindaca, al Consiglio comunale, al gruppo consiliare Coalizione civica, a tutte e tutti i cittadini del comune di Bologna.
Come è stato già detto, nel ‘98 il presidente Öcalan è venuto a Roma per trovare una soluzione politica pacifica per il problema dei Curdi, però purtroppo non è riuscito, non è stato possibile in quel momento. Alla fine l’hanno rapito, è da quasi 26 anni ormai detenuto nel carcere di Imrali.
In tutti questi anni, lui ha comunque cercato una soluzione politica, pacifica e anche di ispirare sia il popolo Curdo che i popoli del Medio Oriente con un nuovo paradigma per la pace e per la giustizia. Öcalan vuole, con il suo movimento, il suo popolo, creare in Medio Oriente un nuovo sistema che deve essere più pacifico e basato su una politica per la pace.
A questo punto, noi chiediamo anche allo Stato italiano di appoggiare questa volontà, di appoggiare questa richiesta di una soluzione politica al problema dei Curdi.
Specifico che oggi siamo qui, nella sala del Consiglio comunale di Bologna ed è abbastanza importante nello specifico per il nostro paradigma, perché noi adesso lavoriamo con i Municipi, con i Comuni per la democrazia come strumento di autogoverno del popolo che vive nel nostro territorio.
Per questo, la cittadinanza onoraria è importante, perché il popolo di Bologna ha dato questa cittadinanza tramite il Consiglio comunale.
Il nostro presidente dice che, se voi volete crescere, dovete lavorare con il popolo, non dovete fare una politica elitaria, una politica distante dal popolo. Aggiungo di essere molto contento che il Consiglio comunale, come anche il Sindaco, sono eletti dai cittadini del Comune di Bologna.
Questo è un punto per noi abbastanza importante, perché noi non chiediamo oggi uno Stato-nazione, però chiediamo di gestire i nostri municipi partendo dalla base, dai quartieri, dai villaggi e così gestire il nostro popolo.
Nella nostra regione i politici parlano troppo, quindi non mi voglio dilungare molto, però, quando sono stato all’isola di Imrali il 23 ottobre, Öcalan ha iniziato a parlare anche dell’Italia e del periodo nel quale è stato a Roma, quasi sessanta giorni, e diceva che in questo periodo sia il governo italiano, ma anche tantissimi politici volevano che lui rimanesse in Italia. Lo hanno appoggiato molto. Però, i poteri forti si sono messi in mezzo. Alla fine ha capito che, se fosse rimasto, sarebbe caduto il governo italiano e sarebbero successi problemi per gli italiani. Per questo motivo decise di lasciare l’Italia, di andare via.
Però mi ha detto: “Se andate in Italia, avevo tanti amici, ho tanti amici italiani, salutate tutti gli italiani”. Per cui nell’occasione di questa cerimonia vorrei, tramite il Comune di Bologna, mandare i saluti del nostro Presidente a tutti i suoi amici politici che in questo periodo lo hanno appoggiato. Un’altra cosa. Vorrei anche chiedere al Governo italiano, come il Comune di Bologna, come il Consiglio comunale oggi ha dato questa Cittadinanza onoraria, di vedere questa cosa, di sapere anche in futuro appoggiare il processo per la pace in Kurdistan.
Ribadisco nuovamente i ringraziamenti al Sindaco, alla Vicesindaca, al Consiglio comunale, a tutte le associazioni che hanno appoggiato la consegna di questa cittadinanza onorario.
Noi siamo un popolo che oggi, pur lottando per la pace, per una soluzione pacifica, non significa che non abbiamo la forza per fare altre cose, però secondo noi le grandi forze devono sempre lavorare per la pace, per avvicinare i popoli, non per i conflitti, non per uccidere, non per spargere sangue.
Oggi la lotta che facciamo in Kurdistan, in Turchia è questo: noi lavoriamo per far vivere, far avvicinare i popoli.
Per quello, quando io tornerò in Turchia e andrò a trovare nuovamente il presidente Öcalan, porterò i saluti di tutti voi, del Comune di Bologna. Grazie mille”.