
Questa mattina in piazza del Nettuno, si è tenuta la cerimonia di svelamento della nuova lapide posizionata sulla facciata di Palazzo Re Enzo per ricordare l’ingresso in città del 2° gruppo d’armata polacco. Il 21 aprile 1945, i soldati polacchi guidati dal generale Wladyslaw Anders furono i primi militari alleati a entrare a Bologna, da Porta Maggiore, dopo aver preso parte alla liberazione di molte città della Romagna.
Di seguito l’intervento del sindaco Matteo Lepore.
“Buongiorno a tutte le autorità civili, militari e religiose in questa piazza. Ai nostri ospiti dalla Polonia in particolare al Signor Ambasciatore, la Signora Console, il Ministro, rappresentanti del Governo e i veterani, insieme alle loro famiglie, ai quali voglio dare un caloroso benvenuto nella città di Bologna.
Per me è un grande onore come Sindaco della Città di Bologna salutarvi e inaugurare questa targa a 80 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e da quel “grande giorno” come lo definì il sindaco Giuseppe Dozza, che salutò l’ingresso dell’armata polacca proprio il 21 aprile 1945.
Le prime firme sul libro d’onore del Comune di Bologna sono quelle del generale Wladyslaw Anders e dei suoi commilitoni che liberarono la città e che mostriamo con orgoglio a tutti gli ospiti che riceviamo a Bologna ogni anno.
Quando il generale Władysław Anders attraversò le strade della nostra città con la sua armata, portava sulle spalle il peso di un popolo deportato, disperso, costretto all’esilio. Molti dei suoi soldati – ed il generale Anders stesso – venivano dalla prigionia sovietica, altri erano orfani, altri ancora avevano attraversato le steppe dell’Asia centrale per raggiungere l’Iran, l’Iraq, la Palestina, da dove si sono poi riorganizzati e hanno cominciato la “marcia” che li avrebbe poi portati ad avere un ruolo fondamentale per la liberazione di diverse città italiane, con un grande sacrificio di sangue. Un sacrificio che ancora ricordiamo e onoriamo insieme anche oggi.
Non erano semplicemente soldati: erano uomini che combattevano per il diritto ad esistere come popolo libero. E lo dimostra anche l’attenzione eccezionale che il Generale Anders aveva per loro, dal rifiuto di mandare in battaglia le sue truppe senza adeguato addestramento ed equipaggiamento, all’impegno trasferire le truppe fuori dai confini sovietici al fine di sopperire anche alla mancanza di cibo e armamenti.
Un fatto poco noto è che tra i polacchi che Anders riuscì a far evacuare dall’Unione Sovietica c’erano tanti bambini e ragazzi in età scolare, per i quali Anders si adoperò per creare scuole al seguito dell’esercito polacco, perché quella generazione non doveva perdere il proprio diritto ad istruirsi. Un impegno che Anders seguì direttamente e con grande attenzione, convinto della sua vitale importanza.
Un impegno comune a quello di molti partigiani e partigiane che nel nostro paese in quegli anni decisero di lasciare le loro case per andare sulle montagne e opporsi alla dittatura nazifascista. Di fronte a me, alle spalle di chi mi ha ascolta, ci sono i loro volti. Volti di giovani italiani ed italiane che persero la loro vita trucidati da una dittatura, uccisi da chi aveva disperso la dignità della nostra patria. Oggi lo chiamiamo il sacrario dei nostri partigiani. Allora era il muro della vergogna, dove le famiglie che avevano perso un proprio caro affiggevano le immagini o i voti di un figlio, di una sorella o un fratello.
I soldati polacchi e i cittadini bolognesi si ritrovarono in questa piazza il 21 aprile, proprio qui dove siamo noi oggi. A festeggiare la libertà che si era ritrovata. E 80 anni dopo noi dobbiamo riflettere sul quel significato. Da quel sacrificio sono nate le nostre democrazie, sono nate le nostre Costituzioni. Dopo 80 anni di percorsi che si sono separati, difficili, anche nel corso della Guerra Fredda, possiamo dire oggi che i nostri paesi sono paesi alleati ed amici per rendere la nostra Europa ancora più forte.
Per questo noi bolognesi saremo sempre grati all’esercito polacco e al vostro grande paese. Per questo accompagniamo ogni anno i bambini e le bambine delle nostre scuole nel cimitero dei polacchi, ai confini della nostra città, dove tutto è iniziato e in fondo dorme la speranza che insieme dobbiamo condividere di un mondo migliore.
In conclusione il mio augurio, in questa straordinaria giornata di fratellanza, è che ci sia spazio in Europa per i nostri popoli, per la nostra democrazia e la nostra libertà.
Grazie di essere a Bologna”.