La via Emilia, 250 chilometri di strada rettilinea che corre da Piacenza a Rimini entrata nel mito, nella letteratura e nelle canzoni. Sabato 29 novembre sarà al centro del secondo appuntamento con Architettura da leggere “Modena dentro e oltre le mura” organizzato dalla Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti in collaborazione con l’Ordine degli architetti della provincia di Modena.
Alle ore 17, nei locali della biblioteca Poletti (Palazzo dei Musei, via Vittorio Veneto 5) Maurizio Morandi, docente di Urbanistica alla Facoltà di Architettura di Firenze, presenterà il volume “Progettare una strada, progettare una città. La via Emilia a Modena” (Alinea editrice, 2003). Introduce l’incontro Patrizia Gabellini, professore di Urbanistica presso il Politecnico di Milano e già coordinatrice di gruppi di ricerca urbanistica per l’INU (Istituto Nazionale Urbanistica) e il CNR (Centro Nazionale Ricerche). Fondata nel 187 a.C., la via Emilia è teatro della storia stessa della regione – dalle centuriazioni romane a bizantini e longobardi, dal fiorire dei Comuni a cammino per i pellegrini del Medioevo fino a diventare palestra di ciclisti (“un grillaio di biciclette”, scriveva mezzo secolo fa Corrado Alvaro). Lungo questa strada ognuna delle 11 città che vi sorse nei tempi antichi ha mostrato il volto migliore: piazze, palazzi, archi e fontane.
Oggi la via Emilia, trasferite le funzioni alla vicina autostrada, è una grande arteria metropolitana, battuta da un traffico disordinato. Nel suo lungo e millenario percorso fuori e dentro i centri storici presenta un livello di elevato degrado, soprattutto nelle periferie urbane, ma sta ritornando ad essere in molti progetti architettonico-urbanistici uno spazio disegnato dalle diverse funzioni ed azioni che attraversa. In questo senso il Laboratorio di urbanistica della Facoltà di architettura di Firenze presenta con questo volume un progetto di riqualificazione del tratto modenese della storica arteria, teso a restituirle il carattere di strada multifunzionale, luogo d’incontro, dove convergono l’utile e l’inutile, il tempo del lavoro e il tempo del piacere.