Consolidare il ruolo del
Consultorio familiare nel territorio, valorizzando l’
integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali. Questo è
l’obiettivo del Programma regionale di riorganizzazione delle
attività dei consultori, al centro di un convegno che si è
tenuto nella Sala Auditorium della Regione.
Si è trattato del primo di due incontri (il secondo si
terrà il 10 e l’11 febbraio, sempre a Bologna, al Palazzo dei
congressi), organizzati dagli assessorati regionali alla Sanità
e alle Politiche sociali con la collaborazione delle Aziende Usl
Città di Bologna, Cesena, Forlì, Modena, Rimini e dall’Azienda
ospedaliera di Bologna.
La Regione Emilia-Romagna – è stato sottolineato – si è
impegnata negli ultimi anni per qualificare ulteriormente gli
interventi di prevenzione, diagnosi precoce e assistenza alla
donna, al bambino e all’adolescente. Questa scelta è passata
necessariamente per una riorganizzazione dei consultori
familiari, punto di riferimento per la salute sessuale,
relazionale e riproduttiva dei singoli, della coppia e della
famiglia e promotore di interventi che non sono solo sanitari,
ma anche con una forte valenza sociale e culturale. Il programma
regionale, avviato nel 2000 con un finanziamento finalizzato di
3 milioni di euro, intende rafforzare questo ruolo del
consultorio, riorganizzando le attività in modo da aumentare la
propria capacità di essere in rete con le altre strutture del
Distretto sanitario, con i medici di famiglia e con l’ospedale,
e la sua capacità di coinvolgere i soggetti impegnati nel
sociale. Una riorganizzazione costruita attraverso nove
progetti, individuando in particolare percorsi di integrazione
tra i diversi settori di attività, avviando programmi di
formazione comuni, sperimentando nuove tecnologie informatiche.
In questo contesto, le Aziende Usl di Cesena, Forlì, Modena,
Rimini e Città di Bologna e l’Azienda ospedaliera
Sant’Orsola-Malpighi di Bologna hanno illustrato la loro
esperienza nella realizzazione del programma regionale,
focalizzata in particolare sul ‘Percorso nascita’, sui servizi
rivolti agli adolescenti, sulla prevenzione e l’ assistenza
sanitaria alle donne immigrate.
Mentre i Comuni di Parma, Modena, Forlì e Cesena hanno
parlato dell’integrazione sociale e sanitaria realizzata nelle
proprie realtà, spiegando come gli operatori dei servizi
sociali e dei consultori hanno applicato gli accordi di
programma sottoscritti dai Comuni con le Aziende Usl per
garantire la continuità dei percorsi sociali e sociosanitari.
Questo a conferma che è possibile l’ integrazione istituzionale
e tra operatori dei servizi sociali e dei servizi sanitari,
anche per tematiche delicate e complesse come quelle che
riguardano la maternità, la sessualità, la procreazione.
Ogni anno, alla rete dei 220 Consultori dell’Emilia-Romagna
(dato del 2002) – dove lavorano oltre 570 operatori – si
rivolgono 200.000 donne, con un’alta percentuale di immigrati
(l’8%), cui si aggiungono le oltre 200.000 donne che hanno
aderito ai programmi di screening per la prevenzione dei tumori
femminili. Delle 800.000 prestazioni effettuate in tutta la
regione nel 2002, il 35% sono prestazioni ginecologiche (intese
come attività complementari rispetto ai problemi della
sessualità, della procreazione, della maternità, della
menopausa).
Il 31% delle prestazioni costituisce attività di
prevenzione (per esempio, lo screening per la prevenzione dei
tumori femminili). Le attività relative al Percorso nascita
rappresentano il terzo settore di impegno, pari al 15% delle
attività complessive: in costante crescita negli ultimi dieci
anni, con oltre 12.000 donne seguite nel 2002 (su 32.000 bambini
nati).
La crescita più forte si è registrata tra le donne
immigrate, che tra il 1995 e il 2002 sono passate da 740 a
3.852. Gli Spazi Giovani dei consultori sono stati istituiti nel
1995 per dare una risposta ai problemi sessuali degli
adolescenti, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei
ragazzi e la conoscenza dei fattori di rischio.
Questa attività
rappresenta oggi il 7% delle prestazioni complessive del
consultorio. Infine, l’attività di analisi psicologica
costituisce il 5%, la contraccezione il 4%, mentre il colloquio
e la certificazione per l’interruzione volontaria di gravidanza
rappresentano l’1% dell’attività del consultorio.