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Crisi economica, Ascom: carente il ruolo delle banche, fondamentali i consorzi fidi

denaro1In questo difficilissimo momento economico, il ruolo dei Consorzi Fidi è l’unico canale creditizio di sostegno alle PMI, in parallelo a quello delle banche. È quanto emerso nel corso del seminario di Ascom Confcommercio, relatore il prof. Massimiliano Zanigni docente di Economia Aziendale presso l’Università di Bologna, in cui si è trattato dell’attuale sofferto rapporto tra Piccole e Medie Imprese e Sistema Bancario.

Le PMI, si è osservato, mai come ora avvertono la necessità di un appoggio che incoraggi i necessari investimenti volti all’innovazione e allo sviluppo ma, mai come ora, riscontrano il disagio di interlocutori indisponibili ad assecondare la propria propensione all’intraprendenza e alla riconquista di spazi di mercato.

L’elemento vincente di ogni economia, soprattutto di quella tipica del nostro territorio, fondata sull’idea di <Impresa diffusa>, ha sempre posto le proprie fondamenta sul solido patto di collaborazione e reciproco sostegno che si instaura tra chi opera sul mercato e chi ha il compito di fornire gli strumenti finanziari alla visione imprenditoriale delle aziende.

Si tratta del tipico rapporto, di reciproco vantaggio, tra Piccole e Medie Imprese, e Sistema Bancario, protagonista nella nostra provincia, ma anche in tutto il Paese, della crescita complessiva della nostra economia negli ultimi decenni. Un patto, però, messo in discussione e poi disatteso dalla rete di tecnicismi di cui si ammanta l’azione delle banche, che tende a predefinire condizioni e disponibilità, sulla base di rating aziendali e imposizioni derivanti da <Basilea 2>, di cui Ascom Confcommercio chiede il superamento in quanto non adeguato alla situazione attuale.

Le possibilità di ripresa contengono in realtà anche una <scommessa> comune del sistema economico, che deve essere condivisa tra chi fa impresa da una parte e chi svolge il compito di incoraggiare gli investimenti per sostenere i segnali di ripresa che il mercato sta inviando alle aziende. Si tratta di segnali ancora deboli, ma che per essere colti abbisognano di quel pizzico di coraggio che i soli numeri derivanti da imposizioni tecniche, non possono dare.

















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