«La sperimentazione sulla produttività delle coltivazioni di sorgo da utilizzare come combustibile nell’impianto a biomasse di Finale Emilia ha dato un esito positivo e non è escluso che in futuro, oltre al sorgo, si possano utilizzare anche prodotti di scarto delle attività agricole della zona o legname da potature». Lo ha affermato Stefano Vaccari, assessore all’Ambiente della Provincia di Modena, rispondendo in Consiglio provinciale ad una interpellanza di Denis Zavatti e Lorenzo Biagi (Lega nord).
I consiglieri del Carroccio hanno chiesto alla Provincia di chiarire i «troppi dubbi che ancora pesano su questo progetto – come ha affermato Zavatti – soprattutto sulla resa dei terreni e del sorgo, tant’è che circolano voci su una possibile trasformazione dell’impianto in un inceneritore per rifiuti. Sarebbe interessante, inoltre, prevedere la possibilità di bruciare oltre al sorgo anche prodotti di scarto delle attività agricole».
Sull’ipotesi inceneritore Vaccari ha smentito «categoricamente» e ha annunciato l’imminente conclusione delle procedure sia dello studio sull’impatto ambientale («dove abbiamo introdotto la possibilità di utilizzare nell’impianto, oltre al sorgo, anche scarti agricoli della zona» ha confermato Vaccari) che del rilascio dell’autorizzazione da parte della Provincia per un impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Vaccari ha aggiunto che la sperimentazione, durata due anni, ha confermato che «complessivamente la coltura ha espresso produttività media elevata. L’idea è quella di produrre energia elettrica con le biomasse allestendo una filiera corta in grado di coinvolgere i terreni, le aziende agricole e tutte organizzazioni professionali con un notevole beneficio economico per tutto il territorio».
Durante il dibattito Ivano Mantovani (Pd), dopo aver parlato di «un impianto importante ed innovativo», ha affermato di «condividere la sollecitazione della Lega nord per l’utilizzo anche di materiali di tipo vegetale, diversi dal sorgo, tra cui anche i residui da potature, spesso problematici da smaltire».
Biagi, dichiarando la propria soddisfazione per le risposte della Provincia, ha confermato però che «alcune perplessità sul progetto rimangono, soprattutto sulla sua sostenibilità economica, ma ci auguriamo che tutto si risolva positivamente».
Nel rispondere all’interpellanza Vaccari ha riassunto anche le caratteristiche principali del progetto «frutto di un accordo per la riconversione dell’ex zuccherificio, a cui ha partecipato anche la Provincia, che ha permesso la salvaguardia di 50 posti di lavoro».
Attraverso un investimento di Italia Zuccheri di oltre 50 milioni di euro sarà realizzata una centrale elettrica da 12,5 megawatt costituita da una caldaia ad alte prestazioni e da un ciclo termico avanzato alimentato con biomasse di origine agricola, coltivate in un raggio massimo di 50 chilometri per garantire la filiera corta. La programmazione delle colture sarà definita attraverso un accordo tra Italia Zuccheri e le associazioni agricole, attualmente in discussione.