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Archeologia: 60 studenti di 18 paesi adottano Modena

museicivicimodenaHaimato Lengane ha 18 anni e viene dal Burkina Faso. Vorrebbe fare il medico, “ma forse riuscirò solo a diventare infermiera”, dice. Si mette in posa, con il suo lungo abito verde, e tiene in mano un raffinato vasetto di pasta di vetro del V secolo prima di Cristo, destinato a balsami e profumi.

Anche Sidy Diaby, 18 anni, vorrebbe diventare medico “per rendermi utile – spiega – quando tornerò in Guinea”. Davanti al fotografo indossa una maglia sportiva e regge con due mani una lucerna di bronzo del I secolo dopo Cristo.

Sara Agoujdad, 17 anni, è in Italia da cinque. In Marocco, sua terra di origine, tornerà ma solo in vacanza perché sogna di vivere in Canada. Davanti all’obiettivo sorride e mostra una statuetta di lepre in bronzo del I secolo dopo Cristo. “Questa lepre – dice – è pronta a scappare e correre lontano”.

Haimato, Sidy e Sara sono solo tre dei sessanta studenti di 18 diversi Paesi che frequentano il Ctp (Centro territoriale permanente per la formazione e l’istruzione) e che hanno accolto una singolare proposta del Museo civico archeologico di Modena: visitare le collezioni comunali e adottare simbolicamente un pezzo esposto usando come criteri per la scelta il gusto personale, i ricordi, l’interesse, l’affinità con oggetti legati al proprio luogo d’origine.

Il risultato è l’agenda multiculturale “Choose the piece” (scegli il pezzo), con immagini del fotografo Paolo Terzi e l’indicazione delle festività civili e religiose di 18 Paesi. L’iniziativa, che sarà presentata alla città sabato 12 dicembre alle 16 al Museo civico archeologico (ai partecipanti sarà regalata una copia dell’agenda), rientra in un progetto europeo, coordinato dall’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia-Romagna, che coinvolge Italia, Gran Bretagna, Spagna, Ungheria, Irlanda e Paesi Bassi.

“L’agenda è una prima e possibile risposta ad un’esigenza che appare sempre più centrale nel dibattito sul significato e sul futuro dei musei della città, creati oltre un secolo fa per rappresentare l’identità cittadina e tramandarne la memoria alle generazioni future”, spiega Ilaria Pulini, direttrice del Museo civico archeologico. “Oggi questi musei sono chiamati a ridefinire il proprio ruolo in una società sempre più multiculturale, dove le occasioni di interazione e di confronto fra culture rappresentano uno stimolo verso una convivenza pacifica e proficua”.

L’apertura verso un nuovo pubblico – aggiunge l’archeologa Cristiana Zanasi, curatrice del progetto “Choose the piece” – non può limitarsi ad una semplice trasmissione di contenuti ma deve piuttosto implicare un coinvolgimento a partire da un’idea condivisa di patrimonio culturale inteso come bene che una comunità nel suo complesso è chiamata a conservare, tutelare e valorizzare”. Un modo per far sì che anche i musei diventino una casa comune.

















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