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Unioncamere Emilia Romagna ha illustrato il rapporto su “Domanda di lavoro e retribuzioni”

lavoro_2In Emilia-Romagna, la retribuzione media del 2008 ammonta a 26.110 euro, superando del 2,4 per cento il corrispondente valore nazionale. Nell’arco temporale dal 2003 al 2008, le retribuzioni medie in ambito regionale sono aumentate del 19 per cento, valore che equivale ad un incremento medio annuo pari al 3,5 per cento. La crescita media delle retribuzioni, dal 2003 al 2008, ha superato quella dei prezzi del 3,3 per cento. Complessivamente, nel quinquennio considerato, le retribuzioni sono aumentate più nell’industria (22,1 per cento) che nei servizi (15,9 per cento), con un valore ancora più ridotto (11,4 per cento) nell’agricoltura. Risulta elevata la differenza tra professioni (si va dai 22.740 euro degli operari ai 92.400 euro per i dirigenti) e rilevante il disallineamento tra salari maschili e femminili (nel 2008 le retribuzioni degli uomini hanno superato del 16 per cento quelle delle donne). Mentre si accentua un mercato sempre più “duale” costituito dal segmento, ambitissimo, del “posto fisso” e da quello del “lavoro temporaneo”, sono i giovani ad essere i soggetti più penalizzati.

Questi alcuni dei risultati del Rapporto “Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane”, frutto di una attività originale di ricerca, impostata da Unioncamere Emilia-Romagna e realizzata insieme a OD&M Consulting, società specializzata in indagini nell’ambito dei sistemi incentivanti e delle politiche retributive (che fa parte del Gi Group, primario gruppo italiano nei servizi per il mercato del lavoro). Lo studio contiene tra l’altro un approfondimento specifico sul lavoro dei giovani, effettuato, con la collaborazione dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale (AIDP), attraverso una ricerca che ha interessato a livello nazionale 224 aziende, di cui 24 operative in Emilia-Romagna: da esso viene confermata la distanza tra mondo dell’istruzione e aspettative delle imprese.

Dinamica e struttura delle retribuzioni dell’Emilia-Romagna Risultati generali. Secondo l’ indagine, la retribuzione media annua rilevata nel 2008 in Emilia-Romagna, è ammontata a 26.110 euro, superando dell’1,1 per cento la media delle regioni del Nord Est (25.830 euro) e del 2,4 per cento quella nazionale (25.510 euro). Tra il 2003 (anno in cui la banca dati OD&M può considerarsi a regime) e il 2008, le retribuzioni dell’Emilia-Romagna hanno conosciuto un incremento medio annuo del 3,5 per cento per una variazione complessiva del +19,0 per cento, leggermente inferiore a quello della retribuzione media del Nord-Est (in media +3,6 per cento all’anno) e pari a quello della retribuzione media nazionale, che nell’intero periodo è stata caratterizzata da una crescita totale leggermente inferiore, pari al 18,4 per cento. Nell’arco degli ultimi cinque anni, la crescita delle retribuzioni dell’Emilia-Romagna ha sopravanzato la crescita dei prezzi di 3,3 punti percentuali. Per quel che riguarda la ripartizione Nord-orientale il differenziale, pari a 3,5 punti percentuali, è risultato leggermente più alto rispetto ai valori dell’Emilia-Romagna, mentre entrambi sono apparsi superiori alla forbice che si è avuta a livello italiano (2,2 punti).

Il mercato del lavoro duale. L’indagine conferma che anche in Emilia-Romagna coesistono il segmento di mercato, ambitissimo, del “posto fisso” e quello, sicuramente molto meno attraente, del “lavoro temporaneo”. Si è innalzata, sul totale degli occupati dipendenti, l’incidenza degli occupati “a termine”, che tra il 2004 e il 2008 è passata dall’11,2 al 12,3% in Emilia-Romagna e dall’11,8 al 13,3% in Italia (rispettivamente +1,1 e +1,5 punti percentuali). Questa crescente incidenza dei dipendenti con contratto a termine deriva, ovviamente, da flussi in ingresso che hanno privilegiato questa modalità contrattuale in misura ben più consistente di quanto non fosse la quota iniziale di queste figure sullo stock totale degli occupati alle dipendenze. Ne danno conferma le assunzioni programmate dalle imprese, delle quali nel 2009 il 29,5%, quindi meno di un terzo del totale, è prevista con un contratto a tempo indeterminato. Si tratta di una percentuale intermedia fra la media italiana (32,2%) e quella delle Regioni del Nord-Est (27,2%). A fare la differenza sono principalmente le assunzioni a carattere stagionale, che in Emilia-Romagna sono il 35,2% del totale, 2,2 punti in più rispetto alla media nazionale e 3,4 punti in meno rispetto a quella del Nord-Est. Ogni 10 assunzioni previste dalle imprese, 7 sono quindi “a termine” (stagionali e a tempo determinato), e 3 stabili (a tempo indeterminato), con differenze comunque non eccessive tra l’Emilia-Romagna e i contesti presi a riferimento.

Le retribuzioni settoriali. Nel 2008 le retribuzioni medie settoriali dell’Emilia-Romagna sono state comprese tra i 21.370 euro elargiti ai dipendenti del comparto Alberghi e ristoranti e i 33.780 euro percepiti dai lavoratori dell’Industria petrolifera, chimica, farmaceutica e fibre; tra i due valori il differenziale è risultato pari al 58 per cento. In Italia i lavoratori con le retribuzioni più basse sono appartenuti ai Servizi domestici (19.720 euro), mentre i più pagati sono risultati quelli delle attività creditizie e assicurative (34.490 euro): lo scarto tra i valori estremi è apparso decisamente più marcato (75 per cento di quello osservato in ambito regionale). Nel loro insieme le retribuzioni dell’industria sono ammontate a 26.780 euro (il 2,6 per cento in più rispetto alla media generale), mentre quelle dei servizi si sono attestate a 25.470 euro (il 2,5 per cento al di sotto della media). Le retribuzioni più basse sono state percepite in agricoltura: in media 22.370 euro, il 14,3 per cento al di sotto della media di tutti i settori. Il “ventaglio” retributivo intersettoriale in Emilia-Romagna risulta più ampio di quello che si osserva nell’intera area del Nord Est. Tale differenziale, a livello regionale, appare inoltre più esteso nei servizi rispetto all’industria (54,6 per cento e 51,0 per cento). Complessivamente le retribuzioni regionali sono aumentate tra il 2003 e il 2008 più nell’industria (+22,1 per cento) che nei servizi (+15,9 per cento) e con un minimo del +11,4 per cento in agricoltura.

Le retribuzioni per genere. Nel 2008 le retribuzioni medie maschili hanno superato del 16 per cento quelle femminili, in misura inferiore a quanto riscontrato nel Nord-est (+18,8 per cento), ma superiore rispetto a quanto registrato in Italia (+13,3 per cento). Il differenziale retributivo tra uomini e donne è apparso più contenuto nelle attività industriali (27.650 euro gli uomini, 24.660 le donne, con uno scarto del +12,1 per cento), rispetto a quelle del terziario, i cui valori medi si sono attestati rispettivamente a 27.930 e a 23.400 euro con uno scarto del +19,4 per cento. Il differenziale tra uomini e donne ha assunto per il Nord Est valori più elevati, rispettivamente 14,1 per cento nell’industria e 24,3 per cento nei servizi, mentre a livello nazionale i dati sono apparsi più armonizzati specialmente nell’industria, dove il differenziale è risultato pari al 6,1 per cento mentre è rimasta forte la distanza nei servizi 21,2 per cento. Fra il 2003 e il 2008 le retribuzioni medie dell’Emilia-Romagna, come descritto precedentemente, sono aumentate del 19,0 per cento. Uomini e donne hanno mostrato andamenti leggermente differenziati: +19,5 per cento i primi, +18,2 per cento le seconde. La corsa più lenta della componente femminile è da attribuire alla frenata registrata nel biennio 2007-2008, che è stato segnato da un incremento del 4,1 per cento, inferiore di 2,5 punti percentuali alla corrispondente crescita maschile.

Le retribuzioni per qualifica. Nel 2008, le retribuzioni dell’Emilia-Romagna secondo l’inquadramento, sono state comprese tra i 22.470 euro degli operai e i 92.400 euro dei dirigenti. Le prime sono apparse inferiori alla media del 13,9, le seconde superiori di più di 2,5 volte. I quadri, con 50.020 euro, hanno superato la media del 91,6 per cento, mentre gli impiegati, con 25.750 euro, ne sono stati al di sotto nella misura dell’1,4 per cento. Tra il 2003 e il 2008 le retribuzioni medie in Emilia-Romagna sono aumentate complessivamente del 19,0 per cento. Incrementi superiori alla media hanno caratterizzato solamente le retribuzioni degli operai (+21,9 per cento) mentre nel Nord Est oltre agli operai, le cui retribuzioni hanno presentato una variazione pari a quella dell’Emilia-Romagna, si segnala la crescita degli emolumenti dei quadri pari al 19,4 per cento. Variazioni simili si riscontrano anche a livello nazionale, dove le retribuzioni degli operai sono cresciute di un punto percentuale più della media, mentre per i quadri la maggior crescita rispetto alla media dei lavoratori italiani è stata pari a 4 punti percentuali.

Le retribuzioni per titolo di studio. Nel 2008 le retribuzioni dell’Emilia-Romagna secondo i livelli di istruzione sono state comprese tra i 23.620 euro di coloro che sono in possesso, al massimo, della licenza media dell’obbligo e i 35.550 euro di coloro che hanno una laurea specialistica (del nuovo ordinamento universitario, introdotto nel 2000) o del vecchio ordinamento. Le prime sono apparse inferiori alla media del 9,5 per cento, le seconde superiori del 36,2 per cento. Tra i due valori estremi si ritrovano i qualificati professionali che hanno percepito una retribuzione pari a 24.100 euro, i diplomati con 26.980 euro e i laureati di 1° livello con una retribuzione pari a 23.900 euro. Rispetto alla media regionale i qualificati hanno presentano uno scarto del -7,7 per cento, mentre i diplomati, al contrario, si posizionano 3,3 punti percentuali al di sopra del valore medio. Anche in Emilia-Romagna, così come nel Nord Est e, soprattutto in Italia, le retribuzioni degli occupati in possesso di una laurea di 1°livello si sono posizionate al di sotto della media. Nell’ultimo quinquennio le retribuzioni medie in Emilia-Romagna sono aumentate del 19,0 per cento. Oltre questa soglia troviamo soltanto i lavoratori con il solo titolo della scuola dell’obbligo (+23,0 per cento). Seguono, con un aumento del 18,4 per cento, i qualificati. Aumenti inferiori si sono invece avuti per i diplomati (+17,3 per cento), specialmente donne (+16,9 per cento) e per i laureati, il gruppo che in base al titolo di studio ha evidenziato la crescita retributiva più contenuta (+15,9 per cento.

 La retribuzione per dimensione aziendale. Nel 2009 le retribuzioni dell’Emilia-Romagna sono state comprese fra i 23.960 euro percepiti dai lavoratori delle piccole aziende (fino a 49 dipendenti) e i 31.920 euro elargiti dagli occupati nelle grandi aziende, vale a dire, sopra i 250 dipendenti. Tra i due importi estremi lo scarto è risultato pari al 33,2 per cento, superiore di 2 punti percentuali a quello che si riscontra per il Nord-Est e in linea con quello che si riscontra in ambito nazionale. Nel corso degli ultimi 5 anni tale differenziale ha manifestato una leggera attenuazione, salvo riprendere quota tra il 2007 e il 2008. Tra il 2003 e il 2008 l’ammontare delle retribuzioni medie per classe di ampiezza delle imprese ha conosciuto andamenti diversi nei diversi territori oggetto dello studio. La crescita massima delle retribuzioni rilevata in Emilia-Romagna si riscontra nelle medie imprese con una variazione del 19,4 per cento. Stesso fenomeno caratterizza l’aggregato delle regioni del Nord Est, che ha mostrato una crescita per le medie imprese del 20,4 per cento, mentre a livello nazionale sono cresciute di più le piccole imprese (+18,8 per cento), superando di poco la crescita evidenziata dalle imprese di medie dimensioni. In estrema sintesi, sulla base dei dati del 2008, la figura tipo del lavoratore più ricco è rappresentata da un dirigente, laureato, di sesso maschile, occupato in una grande azienda del settore chimico. All’opposto il livello più basso è rappresentato da una donna con mansioni operaie, che non è andata oltre la licenza della scuola media dell’obbligo, e che è occupata in una piccola azienda del settore degli Alberghi e ristoranti. In un mercato del lavoro parallelo rispetto ai tradizionali e garantiti contratti a tempo indeterminato si collocano sempre più frequentemente i giovani che entrano dalla porta secondaria nel mercato del lavoro, attraverso contratti con durata limitata o che non comportano formalmente una relazione di lavoro dipendente, con salari di ingresso sempre più bassi rispetto alla retribuzione media e con ridotta copertura contributiva, senza possibilità di fare carriera o di aumentare il proprio stipendio, pur essendo mediamente più istruiti di chi è già occupato, se non attraverso la conversione del contratto a tempo indeterminato.

In conclusione, alla platea crescente dei lavoratori “flessibili” (per non parlare degli immigrati) vengono spesso offerte retribuzioni non lontane dalla soglia di povertà. Nota metodologica Il Rapporto 2009 sulla“Domanda di lavoro e retribuzioni in Emilia-Romagna” è il risultato di un’attività originale di ricerca, avviata dal sistema camerale a livello nazionale a partire dal 2008, finalizzata al monitoraggio, per la prima volta in maniera congiunta, di due fondamentali aspetti del mercato del lavoro. Le analisi svolte sono basate in primo luogo sui dati disponibili attraverso le rilevazioni annuali sui fabbisogni professionali da parte delle imprese con dipendenti, effettuate nell’ambito del sistema informativo Excelsior, realizzato dalla rete delle Camere di commercio con la regia tecnica a livello nazionale di Unioncamere e del Ministero del Lavoro. A partire dal 1997, Excelsior costituisce una delle maggiori fonti disponibili in Italia sui temi del mercato del lavoro e della formazione. Viene utilizzata, in secondo luogo, la banca dati sui “profili retributivi” di OD&M Consulting (società specializzata in indagini sulle problematiche dei sistemi incentivanti e delle retribuzioni che fa parte del Gi Group). Si tratta di una fonte “non istituzionale”, ma non per questo meno interessante, poiché dati raccolti nell’arco di una decina d’anni da OD&M Consulting hanno acquisito dimensioni tali (oltre duecentomila profili retributivi raccolti ogni anno) da consentirne un uso statisticamente significativo. L’incrocio di queste banche dati determina, a ben vedere, un valore aggiunto che va oltre la mera Sommatoria dei dati in esse contenuti. L’utilizzo di informazioni di diversa provenienza consente di Mettere al centro delle analisi sui fabbisogni occupazionali delle imprese (articolate per settore di attività per dimensione) il profilo professionale, le caratteristiche individuali dei lavoratori (a loro volta scomposte in qualifica, età, sesso, livello di istruzione) e il loro “percorso retributivo”.

















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