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Oltre 200 trattori alle porte di Bologna per richiamare l’attenzione della politica sui problemi dell’agricoltura

agricoltura_2Oltre duecento trattori provenienti dall’Emilia e dalla Romagna sono giunti alle porte di Bologna (Borgo Panigale, San Lazzaro e via Mattei) per richiamare l’attenzione della politica sui problemi dell’agricoltura italiana.

“Siamo alla paralisi dell’attività e si paventa diffuso l’abbandono delle campagne”, lamentano gli agricoltori. Le organizzazioni ritengono che “il maxiemendamento alla Finanziaria, pur rappresentando un passo in avanti ottenuto anche grazie alla nostra mobilitazione, non possa bastare e senzauna risposta completa ed adeguata alla crisi in atto non escludiamo iniziative forti per garantire la sussistenza reddituale di migliaia di famiglie e potremmo essere costretti alla disobbedienza fiscale della rata contributiva del prossimo gennaio 2010 per mancanza di risorse”.

“Agricoltura: così si chiude” è lo slogan adottato che racchiude una serie di rivendicazioni per salvare il ‘primario’, tra cui il riconoscimento dello stato di crisi e sospensione del pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali,la proroga per tutto il 2010 delle agevolazioni contributive, il ripristino delle agevolazioni sul gasolio per il riscaldamento delle serre, la riattivazione del finanziamento dei contratti di filiera e la pronta disponibilità degli aiuti per la diversificazione produttiva nel settore bieticolo-saccarifero. Inoltre la stanziamento dei fondi promessi per il settore lattiero-caseario, misure a sostegno del comparto suinicolo, la semplificazione degli adempimenti amministrativi e burocratici a carico delle imprese, l’accesso al credito a tassi agevolati con garanzia , l’aumento della dotazione finanziaria per il credito d’imposta per l’imprenditoria giovanile. Infine le Organizzazioni sollecitano l’ erogazione degli aiuti di Stato fino a 15 mila euro per azienda, così come accordato dalla Commissione europea e chiedono sgravi e incentivi fiscali e contributivi per la riduzione dei costi produttivi e amministrativi per far ripartire gli investimenti.

La mobilitazione è stata sostenuta dalle Centrali cooperative Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare dell’Emilia Romagna con iniziative nelle strutture di lavorazione.

“Ogni strumentalizzazione dell’iniziativa, a partire da quella politica – concludono Cia, Confagricoltura e Copagri – sarà rispedita al mittente poichè il mondo agricolo esprimerà, come sempre, le proprie opinioni con le forme che tutti dovrebbero attuare per contribuire ad abbassare i toni e dare libertà alle idee nel rispetto di tutti a partire dalle Istituzioni”.

Alcuni dati sulla contrazione dei prezzi all’origine

Nel confronto tra il 2009 ed il 2008 i prezzi agricoli all’origine hanno subito una contrazione media del 15%. Il dato raggiunge punte decisamente più negative se scorporato per singole produzioni. Alcuni esempi: a marzo 2009 i prezzi all’origine dei cereali hanno fatto registrare un calo rispetto al marzo 2008 del 46,4%; così pure le quotazioni dei vini e degli oli d’oliva hanno avuto una contrazione rispettivamente del 26,2 e del 24,6%; nel confronto agosto 2009 su agosto 2008 i prezzi di frutta e ortaggi sono diminuiti 29,8% e del 15,9%; sempre ad agosto il confronto su base annua dei prezzi alla stalla del latte faceva segnare un calo del 15,1%. Tutto questo a fronte di nessun vantaggio di prezzo per i consumatori!

In generale la contrazione dei prezzi all’origine per le diverse produzioni si è protratta per un tempo tale che anche un’auspicabile, e non ancora riscontrabile, ripresa delle quotazioni non basterebbe da sola a risanare le perdite subite dalle aziende agricole. A ciò va aggiunto che i prezzi dei consumi intermedi dell’agricoltura (concimi, sementi, mangimi, antiparassitari, energia, altri beni e servizi) sono aumentati su base annua (dati INEA) dell’11,3%. I maggiori aumenti si sono avuti nei concimi (quasi del 50%), nell’energia motrice (quasi del 20%), nelle sementi (oltre il 13%) e nei mangimi (quasi del 12%). I prezzi degli investimenti (macchine, attrezzature varie, tecnologia dell’informazione e della comunicazione) sono aumentati del 4,9%. Il costo del lavoro dipendente è aumentato dello 0.7%.

I ricavi per i nostri prodotti sono addirittura inferiori a quelli percepiti nell’anno 2000, con un aumento dei costi per i mezzi di produzione di oltre il 30%.

Neanche la politica della qualità è riuscita a tamponare adeguatamente la perdita di reddito dei produttori: i consumi interni delle filiere DOP e IGP sono calati del 4% nel 2008 rispetto al 2007 e del 3% nel primo semestre del 2009; la domanda estera è calata nel 2008 dell’1,2%. Non va inoltre trascurato il peso opprimente, in agricoltura, della burocrazia dei diversi livelli amministrativi ed il difficilissimo rapporto con il credito.

Tra le cause di questo drammatica situazione va infine considerato l’impatto di un mercato “viziato” da produzioni che concorrono con prezzi bassissimi, spesso senza nessuna garanzia sul piano igienico sanitario e frutto di sistemi di lavoro privi di tutela. Quello che serve, quindi, a tutto il settore agroalimentare italiano, al di là della propaganda su singoli ed inefficaci provvedimenti, è che la politica nazionale punti subito su scelte determinanti e strategiche che chiariscano davvero quale è il ruolo che si vuole garantire all’agricoltura nell’economia del Paese.

(Cia – Confagricoltura – Copagri)

















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