L’accordo raggiunto a Copenaghen, non vincolante ne dal punto di vista legale ne politico, non fissa obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 , a differenza di quanto si era fatto a Kyoto nel 1997. Si tratta quindi di un risultato al di sotto delle attese e delle necessità urgenti imposte dai cambiamenti climatici in atto. L’Europa ha comunque individuato la sua strada fissando, già dal 2007, obiettivi di riduzione di CO2 pari al 20% entro il 2020 e cercando a Copenaghen di portare a casa un accordo ambizioso.
“Ora è importante che a livello locale gli amministratori si diano da fare e si muovano positivamente – dice Lorenzo Frattini, da un mese nuovo presidente di Legambiente Emilia Romagna -. In particolare l’Emilia Romagna, col proprio patrimonio economico, tecnico e politico deve rompere gli indugi e mettersi alla testa di questo percorso, adottando nei propri strumenti di governo gli obiettivi europei e magari fissandone di più ambiziosi. Penso al Piano Territoriale Regionale, in fase di rinnovo, che necessariamente dovrà avere come elemento comune a tutti i settori, dai trasporti, all’industria, quello del contenimento delle emissioni e del risparmio energetico. Le parole non bastano più: servono atti concreti, obiettivi misurabili e strategie per realizzarli. Fra l’altro è questo l’unico modo disponibile per superare la crisi uscendone con un sistema economico moderno e competitivo”.
Anche a livello locale si può fare molto, tant’è che a Copenaghen si è svolto in parallelo il vertice climatico dei sindaci, in cui sono state scambiate le migliori esperienze nella gestione delle città. Per questo Legambiente e altre associazioni il 12 dicembre hanno manifestato nelle piazze della regione chiedendo prese di posizioni e soprattutto azioni. “Purtroppo si assiste ad un disinteresse e ad un’inerzia preoccupante – continua Frattini – il caso di Bologna è emblematico. In occasione dell’iniziativa del 12 dicembre abbiamo chiesto formalmente e più volte all’amministrazione comunale un segnale anche solo simbolico di adesione, ma senza avere alcuna risposta. Dietro questo silenzio non vediamo solo un disinteresse del sindaco rispetto al ruolo delle organizzazioni non governative come Legambiente, ma più in generale una sua sottovalutazione dell’importanza di affermare un nuovo modello di città e stili di vita che portino al contenimento della CO2. La situazione ci impone invece azioni tangibili, prime tra tutte quelle su mobilità e traffico: da troppo tempo si attendono segnali di discontinuità e lo sviluppo di un sistema organico di mobilità fondato sul trasporto collettivo. Occorre aumentare la quantità e l’estensione di isole ciclo-pedonali, potenziare la rete di piste ciclabili, realizzare “convenzioni” con Enti, Aziende e Istituti Scolastici per incentivare l’uso di treno e autobus, regolamentare e gestire gli orari di carico e scarico delle merci; riorganizzare i percorsi dei mezzi pubblici per sveltire i tempi ed aumentare le frequenze. Si tratta di misure organizzative che non costano molto e che si possono realizzare in poco tempo. Basta che ci sia la volontà”.