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30° anniversario della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne

In occasione del 30° anniversario della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), approvata dall’Assemblea Generale ONU il 18 dicembre del 1979, Bologna e Ravenna, rispettivamente nelle giornate di giovedì 14 e venerdì 15 gennaio ospiteranno una serie di appuntamenti promossi nell’ambito della campagna nazionale “Lavori in corsa” per la celebrazione dell’evento che segnò una svolta storica nel percorso dei diritti umani delle donne. Gli appuntamenti promossi dalle associazioni Giuristi Democratici e D.i.Re.(Donne in rete contro la violenza), con patrocinio del Ministero delle Pari opportunità, i contributi della Assemblea Legislativa e della Regione Emilia Romagna, degli Assessorati alle Pari Opportunità della Provincia di Bologna e dei Comuni di Bologna e Ravenna e della Fondazione Flaminia.

Il programma prevede giovedì 14 gennaio a Bologna, in Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio (Piazza Maggiore), alle 14.30 un seminario di formazione forense su “Gli strumenti internazionali per la tutela delle vittime di violenza e discriminazioni di genere” e alle 20.30 un incontro aperto al pubblico dal titolo “I diritti umani delle donne sono diritti umani” al quale interverrà, tra gli altri, Rashida Manjoo, Special Rapporteur ONU contro la violenza sulle donne. Nella giornata successiva, venerdì 15 gennaio a Ravenna (Sala Bini, via Oriani, 14 – dalle ore 9.30) avrà invece luogo il seminario dal titolo “Sistema dei diritti umani per una umana esistenza delle donne”.

La Cedaw, attualmente ratificata in 186 Paesi, ha contenuti estremamente attuali – ha detto la presidente dell’Assemblea legislativa, Monica Donini, presentando il programma degli appuntamenti – ed è collegato al tema dei diritti umani nella forma più sostanziale. La condizione della donna – ha sottolineato – dovrebbe essere il primo parametro per misurare le condizioni di civiltà di una società e la sua qualità. Indagare su questo aspetto assieme a quello delle condizioni dell’infanzia consente di progettare un modello sociale che possa avere tenuta per il futuro. Tra i tanti contenuti della Convenzione quello del contrasto alla violenza è il principale, – ha poi precisato Donini, segnalando quanto ancora ci sia da fare per realizzare gli obiettivi tracciati dalla Cedaw anche nel nostro Paese. “Il ‘femminicidio’ – ha aggiunto – è il maggiore problema di tutte le società, indice di un paradigma su cui continua ad essere impostato il rapporto uomo-donna. Capire e riflettere su questo aspetto, ci permette di utilizzare un approccio diverso”. “Lavoriamo – ha poi dichiarato Donini – per costruire le condizioni perché le donne si sentano libere di partecipare alla vita pubblica. Uno dei temi di carattere fortemente istituzionale che ci sta a cuore è il deficit di democrazia che continua ad esistere quando nei luoghi di rappresentanza la presenza delle donne non è coerente con la reale composizione della società. Mi auguro – ha concluso la presidente – che la prossima legislatura veda un maggior numero di donne presenti in Assemblea legislativa, superiore all’attuale 10%”.

Barbara Spinelli, dei Giuristi democratici, ha evidenziato come, nonostante le conquiste giuridiche della nostra società negli ultimi 30 anni, le raccomandazioni della Cedaw non abbiano ancora trovato piena accoglienza nel nostro Paese, e costituiscano un utile strumento nello sviluppo delle pari opportunità della vita nazionale. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 10 giugno 1985 e il Protocollo opzionale nel 2000. Tuttavia, – ha sottolineato – ad oggi gli strumenti di tutela previsti dalla Convenzione, così come gli altri strumenti internazionali per la tutela delle vittime di discriminazioni e violenze di genere, risultano poco conosciuti. Per tale motivo, – ha detto – si è deciso di organizzare più eventi, con il triplice scopo di fornire una formazione specifica agli operatori giuridici sugli strumenti internazionali a tutela dei diritti delle donne, informare il pubblico sull’esistenza e sul contenuto della Convenzione, dialogare con la società civile e l’associazionismo femminile sulle conquiste e gli obiettivi futuri a trent’anni dall’adozione della CEDAW. Centrale in questo senso – ha aggiunto – sarà la presenza, in particolare di due ospiti d’eccezione, oltre all’avvocata sudafricana Rashida Manjoo, Special Rapporteur ONU contro la violenza sulle donne, Lilian Hofmeister, giudice della Corte Costituzionale austriaca, che è stata delegata per il Governo austriaco alla Conferenza di Pechino ed ha partecipato al dialogo sui diritti umani tra Unione Europea e Repubblica Popolare Cinese.

L’assessore alle Pari opportunità della Provincia di Bologna, Gabriella Montera, ha ribadito il carattere non celebrativo degli eventi organizzati sottolineando l’attualità della CEDAW che – ha detto – riguarda l’affermazione dei diritti in senso più ampio. Tra i problemi ancora in campo, l’assessore Montera ha segnalato la persistenza del differenziale salariale tra uomini e donne, “tutt’ora presente nel nostro territorio”, e la necessità di garantire alle donne l’accesso alle carriere per “una rappresentanza equilibrata” nei posti di comando. Per ciò che, in particolare, concerne il problema della violenza sulle donne, “un fenomeno in crescita che attraversa tutte le classi sociali” , la Provincia di Bologna ha proposto una nuova convenzione a sostegno dell’attività della Casa delle donne per non subire violenza alla quale hanno aderito 59 comuni bolognesi per una durata quinquennale (e non più triennale) e che prevede, tra l’altro, interventi per avviare un percorso di inserimento nel mercato del lavoro per le donne accolte nella struttura. In proposito – ha concluso Montera – “riteniamo che sia da valorizzare l’intervento fatto dai 15 comuni del distretto sanitario Pianura Est che hanno scelto di destinare quote di finanziamento dei Piani sociali di zona per interventi sociali alla Casa delle donne, una prima testimonianza importante del riconoscimento del valore sociale svolto da questa realtà, che andrebbe incardinato nel sistema di welfare comunitario, dal momento che l’emergenza c’è e va gestita”.

Giovanna Piaia, assessore alle pari opportunità del comune di Ravenna, ha sottolineato il valore dell’uso della Cedaw come “strumento politico”. Non solo perché – ha precisato – lo Stato ha ratificato la Carta, ma anche perché Il Comitato della Cedaw ha il mandato di valutare i progressi fatti nell’implementazione della Convenzione sulla base di rapporti richiesti ai Governi ogni 4 anni per illustrare le misure intraprese a livello legislativo, politico, amministrativo e sociale. “Le raccomandazioni del Comitato – ha chiarito – potrebbero agire una pressione più vincolante e produrre azioni conseguenti se la società civile fosse più informata e coinvolta. A questo fine “non puramente celebrativo”, ha detto Giovanna Piaia – l’Assessorato alle pari Opportunità del Comune di Ravenna ha aderito alla Rete Nazionale di Associazioni che intendono promuovere su tutto il territorio nazionale la conoscenza dei contenuti di questo strumento del diritto internazionale. Lo studio della Cedaw si svilupperà attraverso seminari in molte città e costituirà la base per redigere un ‘Rapporto ombra’ al VI Rapporto dell’Italia redatto dal Dipartimento per le Pari Opportunità in corso di approvazione e di presentazione al Comitato Cedaw.

















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