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Cisl Modena: i disoccupati superano il 10%, coesione sociale a rischio

Cresce il numero dei disoccupati a Modena. Nel 2009 l’Inps ha autorizzato 19.860 domande di disoccupazione ordinaria che, sommate ai 13-15 mila senza lavoro “storici e fisiologici”, hanno portato il totale delle persone non occupate a quota 35 mila, pari al 10,6 per cento della forza lavoro modenese. Il dato è diffuso dalla Cisl di Modena insieme a quello relativo alla cassa integrazione guadagni: l’anno scorso la cig ordinaria ha superato gli otto milioni di ore (+ 800 per cento rispetto al milione di ore del 2008), mentre le ore di cassa straordinaria sono state 11,3 milioni, cioè sette volte tanto le ore di cigs del 2008. 

«Sono numeri più che allarmanti che mettono a rischio la coesione sociale della comunità modenese – afferma il segretario provinciale della Cisl, Francesco Falcone – La situazione è seria e impone a tutti una riflessione profonda per individuare interventi rapidi e misure concrete a tutela del livello di sviluppo raggiunto nella nostra provincia. È come essere al buio: tocca alla classe dirigente, parti sociali e istituzioni, accendere una luce e condurre il territorio fuori dalla crisi».

Per discutere questi temi la Cisl ha organizzato un convegno in programma domani – giovedì 14 gennaio – alle 14,30 al teatro Carani di Sassuolo. Oltre a Falcone, intervengono il presidente della Provincia, Emilio Sabattini, quello della Camera di commercio, Maurizio Torreggiani, il sindaco di Sasuolo, Luca Caselli, e il segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni. Il dibattito, condotto dal giornalista Ettore Tazzioli, precede l’inaugurazione della nuova sede della Cisl sassolese, che si è trasferita al direzionale Somada, in via Mazzini 178/3 (tel. 0536.804670-881101-886711).

Su come rilanciare la competitività del territorio modenese e dei suoi distretti, la Cisl qualche proposta ce l’ha. «Di fronte alle difficoltà e all’incertezza, ampliate anche dal faticoso ricambio generazionale, corriamo il pericolo che gli imprenditori abbandonino la nave senza cercare di salvarla. È un rischio, questo, – spiega Falcone – che riguarda soprattutto il settore manifatturiero, la piccola e media subfornitura, le aziende che non hanno la forza per fare ricerca e andare sui mercato esteri. Per evitare una deindustrializzazione strisciante dobbiamo favorire l’innovazione di prodotto e processo. Occorre, però, che i centri di ricerca bussino alle porte di tutte le piccole e medie imprese per accelerare l’ammodernamento e trasferimento tecnologico». Per il segretario della Cisl la crisi economico-finanziaria ha accelerato un processo di riorganizzazione che avrebbe comunque investito, prima o poi, anche l’economia modenese, senza tuttavia minare la sua vocazione industriale e manifatturiera di qualità.

«Dobbiamo continuare a fare in modo innovativo ciò che sappiamo fare bene: produzioni di qualità, ma sviluppando quel qualcosa in più che prima era di nicchia e che adesso invece è fondamentale per conquistare i mercati (per esempio, l’eco-compatibilità dei prodotti). Occorre, poi, anche cominciare a individuare nuove traiettorie di sviluppo. Perché non immaginare Modena capofila di un’economia che guardi più all’utilità sociale e meno al superfluo»? Qui Falcone rilancia la sua idea di creare a Modena un distretto per le energie alternative. «Dove sta scritto che dobbiamo essere solo grandi consumatori di energia e non anche produttori? – chiede il segretario Cisl – Con il sostegno diretto di Hera, Modena potrebbe specializzarsi nella produzione di energia ricavata dal sole e dai rifiuti, con risparmi sulle bollette energetiche di famiglie e imprese e possibili nuovi business. Inoltre dobbiamo far partire subito i poli tecnologici perché i cali di produzione imposti dalla crisi ci danno più tempo per fare ricerca e innovazione». Oltre a questo, Falcone chiede alle istituzioni locali, provinciali e regionali, oltre che al governo, di sostenere questo grande sforzo di ammodernamento che consenta al nostro territorio di essere ancora una potenza industriale capace di esportare le sue produzioni in tutto il mondo.

«È fondamentale far partire le opere pubbliche cantierabili e completare le infrastrutture, con l’apporto delle banche alle quali chiediamo di concedere maggiore fiducia alla voglia d’impresa che ancora caratterizza il nostro territorio, sostenendo i settori innovativi, come l’energetico e la tutela ambientale. Allo stesso tempo – conclude il segretario provinciale della Cisl – bisogna adeguare il welfare per renderlo più universale, attento alla centralità della persona e accessibile a chi attualmente è escluso dai servizi».

















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