Cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario a Bologna: in Emilia Romagna sono in aumento i reati di maggiore allarme sociale. Dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, letta in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, si evince che “sono aumentati del 33,6% i procedimenti per rapina; del 30,7% i procedimenti per estorsione; del 5,4% quelli per furto; del 22,1% quelli per violenza sessuali; del 7,3% per reati societari; del 15,3% per reati contro la pubblica amministrazione”.
Sembrano avere un andamento opposto invece “i procedimenti per reati colposi che sono diminuiti del 23,8%; dell’8,8% i procedimenti relativi ai reati previsti dal testo unico sull’immigrazione; del 17,3% quelli per pedofilia; del 19,7% i procedimenti per reati contro l’incolumita’ pubblica e la salute dei cittadini nonche’ in materia di edilizia e urbanistica e di tutela dell’ambiente e del territorio”.
Nei processi civili si assiste nell’anno di riferimento preso in considerazione dalla relazione letta dal presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, si assiste ad un recupero nel primo grado dei tempi della giustizia (4 anni e 7 mesi contro i 5 del periodo precedente) che viene meno nel secondo grado raggiungendo cosi’ una durata media di 9 anni e 2 mesi con un aumento di un mese rispetto all’anno precedente. Va ancora peggio “nelle cause in materia successoria che richiedono dieci anni e cinque mesi e quelle in materia di responsabilita’ extracontrattuale che richiedono 11 anni; addirittura ci vogliono 11 anni e 3 mesi in materia di diritti reali”. Piu’ o meno analogo e’ poi l’andamento dei processi penali.
“La durata media delle cause civili definite dai tribunali con sentenza e appellate davanti alla Corte e’ di cinque anni con andamento stazionario rispetto al periodo annuale antecedente. In Corte d’Appello invece la durata media di un processo cvibile contenzioso e’ aumentata di cinque mesi, raggiungendo i 3 anni e 10 mesi (ma la durata e’ di 4 anni e 4 mesi in materia di lavoro e previdenza). Peraltro i tempi sono destinati a dilatarsi enormemnete se e’ vero che nelle cause di nuovo rito, che sono la stragrande maggioranza l’udienza di conclusioni che e’ quella cui seguira’ la sentenza arriva a toccare a seconda delle sezioni gli anni 2013-2016.
Sicche’, tenuto conto del periodo di tempo mediamente intercorrente tra la pubblicazione della sentenza di primo grado e la proposizione dell’Appello, la durata complessiva nei due gradi e’ stata nell’ultimo anno di 9 anni e 2 mesi”.
Per quanto concerne il processo penale Lucentini spiega: “La durata dei processi pervenuti al dibattimento di primo grado e’ notevolmente diminuita quest’ultimo anno essendo stata per i giudizi monocratici di 221 giorni rispetto a 246 dell’anno precedente e per i giudizi collegiali di 317 giorni rispetto ai 438 dell’anno precedente. Punto dolente e’ sempre la Corte d’Appello dove eccezion fatta per le Corti d’Assise e la sezione per i minorenni la durata media dei processi e’ aumentata dagli 840 giorni dell’anno precedente, a sua volta in aumento rispetto all’anno ancora precedente, agli attuali 886 giorni”. In conseguenza di questo “le prescrizioni dichiarate quest’anno dalla Corte d’Appello sono state ben 897”.
Di conseguenza, conclude Lucentini, “le conclusioni sullo stato della giustizia nel distretto possono trarre da queste brevi indicazioni non possono che essere anche quest’anno estremamente sconfortanti. In effetti la risposta dei magistrati dell’Emilia Romagna alle istanze di giustizia sottoposte al loro esame e’ oggettivamente del tutto insufficiente perche’ arriva troppo tardi”.
Secondo Lucentini a causare lo sfacelo della giustizia sono: “L’enorme numero degli atti normativi in vigore spesso di approssimativa redazione e percio’ spesso di non facile interpretazione, e in special modo la farraginosita’ dei codici di rito che in piu’ parti sembrano fare sfoggio di un vuoto e inutile garantismo”. Ma c’e’ anche, prosegue il presidente della Corte d’Appello, “il sottodimensionamento delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo, le vacanze dei posti che il Csm non riesce per tempo a coprire, la deficienza dei mezzi materiali”.
Una possibile soluzione secondo Lucentini e’ “la creazione di testi unici e soprattutto di piu’ agili codici di rito, penale e civile, dai quali sarebbero da espungere i tanti profili di eccessiva sensibilita’ verso la tutela del diritto di difesa, diritto che ha quasi finito oggi col prendere il sopravvento sul processo e sui valori che il processo e’ destinato a soddisfare”.
Gli effetti della crisi si riverberano inevitabilmente anche sulla giustizia. E il presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini non poteva non farlo presente nella sua relazione. “L’aumento delle dichiarazioni di fallimento, delle cause in materia di previdenza, delle procedure esecutive, sembra confermare anche per quest’anno il difficile momento che la societa’ civile, persone fisiche e imprese, sta attraversando -avverte- Soprattutto significativi sono i dati relativi alle esecuzioni immobiliari e ai provvedimenti di rilascio di immobili che sottintendono con chiara evidenza situazioni personali di grave disagio”.
Dai dati forniti risulta che “l’incremento delle sopravvenienze ha interessato particolarmente i procedimenti speciali aumentati del 22%; le procedure esecutive immobiliari del 20%; i procedimenti esecutivi mobiliari del 10%; i provvedimenti esecutivi di rilascio di immobili del 15% (sono stati 4.931 con un aumento di 655 unita’ rispetto all’anno precedente, lo sfratto e’ stato eseguito in 2.537
casi contro i 2.271 dell’anno precedente); le dichiarazioni di fallimento del 41% (le istanze di fallimento sono state 2.046,
aumentata dei 322 unita’ rispetto all’anno precedene, le dichiarazioni di fallimento sono state 750 contro le 530 dell’anno precedente); la cognizione ordinaria invece aumentata solo del 2,6%”.
La mancanza di risorse, dovuta alla crisi, sembra avere effetti anche sui rapporti di coppia. Lucentini scrive: “Sono invece diminuiti del 3,3% quei procedimenti di separazione e di divorzio, contenziosi e no, ma tale modesta riduzione non sembra di un qualche significato sul piano sociale a meno che non si voglia pensare che siano le difficolta’ del momento a trattenere da iniziativa giudiziarie”.
Non poteva mancare il cosiddetto processo breve nella relazione del presidente della Corte d’Appello di Bologna. Secondo Lucentini, che lo definisce una “innovazione”, potrebbe avere “conseguenze esiziali perche’ un simile istituto, peraltro non conosciuto da alcun altro ordinamento, determinerebbe se calato nell’attuale sistema giudiziario la perenzione di un gran numero di processi impedendo per l’effetto il perseguimento di quella che e’ la primaria finalita’ di ogni processo penale, ossia la verifica in forme garantite della fondatezza dell’ipotesi d’accusa”. Perche’, precisa Lucentini, “il fatto e’ che mettere il motore di una Ferrari dentro ad una Cinquecento non serve a farla viaggiare piu’ velocemente”.
Per spiegare il suo concetto il presidente della Corte d’Appello di Bologna ricorda sia la carenza di personale togato e amministrativo che la mancanza di risorse. E su quest’ultimo aspetto scrive: “Sulla mancanza di mezzi materiali mi limitero’ a dire che mi sono indotto a rivolgermi a una fondazione bancaria per avere dei computer perche’ quelli esistenti, peraltro vecchi e malfunzionanti, non bastavano per tutti. Dalla stessa fondazione e dalla Regione Emilia Romagna mi sono giunte fortunatamente altre promesse di aiuto. Sono diventato un esperto di materia di buone pratiche ovvero nell’arte di arrangiarsi.
Si sbandiera tanto il processo telematico e mancano i computer”.
Resta difficile la situazione nelle carceri dell’Emilia Romagna. E non potrebbe non esserlo se si considera, come si evince sempre dalla relazione del presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini: “alla data del 30 giugno 2009 erano presenti negli istituti della regione Emilia Romagna 4.623 detenuti, di cui 162 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 2.384 persone e di una capienza tollerabile di 3.772 persone. Gli imputati sono sensibilmente piu’ numerosi dei condannati cosi’ come gli stranieri sugli italiani”.
Lucentini ricorda inoltre che “resta irrisolto il problema della grave carenza di organico degli istituti carcerari e in particolare della polizia penitenziaria. E’ stata intensa l’attivita’ dell’Ufficio traduzioni e piantonamenti che ha movimentato 19.725 detenuti (nel periodo precedente erano 17.283) fra i quali 229 soggetti ex articolo 41Bis e 1.192 ad alta sicurezza. Sono stati piantonati 173 detenuti in strutture ospedaliere pubbliche”.