Ormai manca solo l’etichetta. Una volta che il Poligrafico dello Stato terminerà la stampa delle fustelle, con il codice a barre e le altre indicazioni di legge, la ditta francese produttrice della pillola abortiva Ru486 inizierà a spedire le confezioni in tutta Italia: ci vorrà qualche settimana, dunque verso metà marzo, come confermano dal quartier generale di Parigi della Exelgyn.
Ma solo sei Regioni hanno deciso come somministrare il farmaco alle donne che sceglieranno l’aborto farmacologico: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Trento e Veneto. In tutte le altre le norme mancano ancora. E’ quanto emerge dai dati raccolti dal quindicinale di politica sanitaria ‘Il Bisturi’.
In particolare, Lombardia, Toscana e Veneto hanno deliberato per il ricovero ordinario per tutta la durata dell’interruzione di gravidanza (normalmente tre giorni), mentre Emilia Romagna, Piemonte e provincia autonoma di Trento hanno seguito la via del day hospital, prevedendo appositi protocolli che consentono comunque il monitoraggio costante della donna, anche al di fuori dell’ospedale, nell’arco di tempo necessario all’aborto.
Le altre Regioni aspettano indicazioni, che potrebbero prendere la forma di vere e proprie linee guida nazionali, come auspicato dal ministro del Lavoro e politiche sociali Maurizio Sacconi e dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, oppure che potrebbero arrivare con un’intesa in Conferenza Stato-Regioni, come vorrebbero le Regioni. Sullo sfondo il parere che il ministro della Salute Ferruccio Fazio sta valutando di chiedere al Consiglio superiore di sanità. Quest’ultimo, appena rinnovato, tornerebbe a pronunciarsi sulla Ru486 dopo averlo già fatto durante la sperimentazione della pillola all’ospedale S.Anna di Torino nel 2004-2005. Anche le elezioni di marzo pesano sul ‘silenzio’ delle Regioni che ancora non hanno deciso sulla somministrazione della pillola abortiva, “perché – si legge – questa decisione non è solo sanitaria, ma anche etica e politica”.
Fonte Adnkronos