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Studio modenese sulle cause dell’aumentata predisposizione ai tumori pubblicato su prestigiosa rivista scientifica

Secondo uno studio di ricercatori dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e dell’Azienda Ospedaliero-Universitria di Modena l’aumentata predisposizione sia individuale che familiare allo sviluppo di tumori primitivi multipli risiede in peculiari regioni cromosomiche.

Lo studio di citogenetica oncologica “La molteplicità neoplastica come modello di studio per strategie di prevenzione e sorveglianza individuale e familiare”, coordinato dal dottor Giovanni Ponti, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Medicine e Specialità Mediche e Dottore di Ricerca in Oncologia Sperimentale e Clinica, ha coinvolto nella sua realizzazione diverse strutture dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria Policlinico di Modena (Ematologia, Oncologia, Dermatologia) e dell’Ateneo emiliano, tra cui il Laboratorio Micro-Array del Dipartimento di Scienze Biomediche.

L’interesse della comunità scientifica per l’originalità e novità della ricerca è testimoniato dall’attenzione che ha dedicato ad essa una delle più prestigiose riviste scientifiche americane Cancer Genetics Cytogenetics, specializzata in studi di citogenetica applicati al settore della ricerca oncologica, che nel numero di luglio ha presenterà ufficialmente i risultati.

Il lavoro di ricerca, che ha riguardato pazienti con diagnosi di almeno tre neoplasie primitive, è cominciato anni fa in Svizzera (IOSI, Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, Bellinzona), dove il Dr. Giovanni Ponti era impegnato in un periodo annuale di fellowship in oncologia, svolto su suggerimento del prof. PierFranco Conte, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia del Policlinico di Modena. Al suo ritorno a Modena il dottor Ponti ha ripreso lo studio di ricerca – con la collaborazione dei laboratori di citogenetica della Struttura Complessa di Ematologia, diretta dal prof. Giuseppe Torelli – che è stato completato dallo stesso ed è in progress presso il Dipartimento di Medicine e Specialità Mediche, il Dipartimento di Laboratori di Anatomia Patologica e Medicina Legale ed il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

In pratica i ricercatori modenesi per prima volta hanno individuato alterazioni cromosomiche significative e ricorrenti nell’83% dei pazienti arruolati, tutti con diagnosi di almeno tre neoplasie primitive (tumori solidi e/o ematologici ). Per questo sono stati coinvolti circa 50 pazienti con diagnosi di almeno 3 neoplasie primitive e altrettanti pazienti come gruppo di controllo in Italia, mentre 45 pazienti con le stesse caratteristiche erano stati precedentemente studiati dal dottor Ponti in Svizzera.

Lo studio è partito da circa 5 anni ed è in progress. “Nella prima fase – ha spiegato il dottor Giovanni Ponti – ci siamo resi conto che la maggioranza dei pazienti oncologici arruolati condividevano le stesse alterazioni cromosomiche che coinvolgevano in maniera peculiare alcune regioni dei cromosomi 1,6 e 7. Nella seconda fase, che è in corso ora, stiamo studiando a livello più approfondito, utilizzando la tecnologica microarray, quali geni sono presenti nei segmenti cromosomici apparsi alterati in citogenetica. Lo scopo è sviluppare strategie di screening e sorveglianza clinico-strumentale in ambito oncologico basate sulla ricerca di queste alterazioni molecolari potenzialmente predittive di aumentata suscettibilità allo sviluppo di neoplasie”.

In pratica, se si correleranno con maggiore dettaglio le alterazioni cromosomiche individuate alla maggiore suscettibilità allo sviluppo dei tumori, sarà possibile nei pazienti con queste alterazioni, intervenire con una prevenzione più serrata.

Non solo. La scoperta del tipo di alterazione dei geni sui segmenti cromosomici “incriminati” potrà portare allo sviluppo di farmaci mirati (terapie a bersaglio molecolare) per correggere quelle alterazioni e tentare di bloccare la malattia neoplastica in fase molto precoce. “Si tratta di uno sviluppo futuro, realizzabile concretamente nei prossimi anni. Il primo passo, però, è questo studio ” ha concluso il dottor Ponti.

Ancora una volta, quindi, la grande tradizione nella ricerca onco-ematologica modenese ha posto l’Azienda Ospedaliero – Universitaria e l’Ateneo in una posizione di preminenza a livello internazionale. Le tecniche di citogenetica utilizzate, infatti, sono ampiamente usate per studiare le alterazioni genetiche nei tumori del sangue, campo in cui Modena è sempre stata all’avanguardia. Esse, adesso, sono state applicate anche ai tumori solidi, compresi i melanomi, settori nei quali il Policlinico può contare su attrezzature all’avanguardia e su competenze professionali altamente specializzate. Occorre anche segnalare che uno studio del genere, che si basa sull’analisi di pazienti che sono sopravvissuti alla comparsa di ben tre neoplasie maligne, può essere eseguito solo in realtà ospedaliere dove sono disponibili, al contempo, cure nel settore onco-ematologico all’avanguardia e competenze di giovani medici ricercatori che hanno affinato un approccio di ricerca multidisciplinare clinico e genetico-molecolare.

“La ricerca scientifica svolta nell’ambito della facoltà di Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo – commenta la Preside prof. ssa Gabriella Aggazzotti – in questo periodo sta mettendo in evidenza l’attività eccellente di numerosi gruppi che operano al suo interno. Tra questi uno dei più attivi è quello che si occupa di ricerca onco-ematologica, campo nel quale i risultati ottenuti mediante approcci di laboratorio si dimostrano poi estremamente utili per le applicazioni nella diagnosi e nella terapia dei pazienti. Stiamo parlando di <medicina traslazionale>, termine che descrive l’essenza stessa della ricerca scientifica più moderna per quanto riguarda tematiche di salute; è una ottima opportunità per la facoltà di Medicina e Chirurgia poter contare su giovani ricercatori che ottengono brillanti successi in questo campo”.

Autori dello studio: Giovanni Ponti (Dipartimento di Medicina e Specialità Mediche), Gabriele Luppi (Medico della Struttura Complessa di Oncologia), Francesca Giacobbi (Struttura Complessa Ematologia), Giorgia Corradini (Struttura Complessa Ematologia), Paola Temperani (Struttura Complessa Ematologia), Lorena Losi (Dipartimento di Laboratori di Anatomia Patologica e Medicina Legale), Leonardo Ferrara, Maria Pagano, Stefania Seidenari (Struttura Complessa Dermatologia) Enrico Tagliafico (Dipartimento di Scienze Biomediche), Giuseppe Torelli (Struttura Complessa Ematologia), PierFranco Conte (Struttura Complessa di Oncologia).

















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