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Enìa-Iride, il Sindaco di Reggio Delrio conferma: “Fusione operativa dal primo luglio”

“La fusione fra Enìa ed Iride sarà operativa dal prossimo primo luglio. Il ritardo sulle previsioni è stato di sei mesi, un ritardo del tutto comprensibile e assolutamente giustificabile, per una società con questo volume di fatturato. Stiamo parlando di quella che sarà la seconda azienda italiana in diversi settori. L’indebitamento di Enìa non era assolutamente preoccupante, era ampiamente nei limiti e nelle caratteristiche delle aziende di questo settore e anzi molto migliore di altre società. Il parametro per analizzare la ricchezza dell’azienda (Mol) è sempre stato indicato in margini assolutamente positivi: 13-14 per cento, sempre superiore alla soglia del 10 per cento. Parliamo di parametri di grande salute, come peraltro dimostra anche l’ultima chiusura di Bilancio. Uno stato che ha permesso all’azienda di erogare dividendi come previsto”.

Lo ha detto in Consiglio comunale il sindaco Graziano Delrio, rispondendo a un’interpellanza dei consiglieri pdl Fabio Filippi e Marco Eboli sul processo di fusione per aggregazione tra la utility emiliana e quella ligure-piemontese e sulla situazione finanziaria di Enìa.

La realtà di Enìa, ha spiegato Delrio, non è certo paragonabile a quella di Agac: “Enìa è società quotata in Borsa e una realtà sovraprovinciale, Agac non era quotata ed era una realtà provinciale. Come sappiamo, avanza una logica di mercato, di partecipazione a gare, di liberalizzazioni. Per stare in questo contesto di sfida dei nuovi mercati, difendere il proprio patrimonio e il proprio legame con il territorio, il dimensionamento delle aziende multiservizi è condizione di grande importanza. Da qui la necessità di aggregazioni. Le condizioni solide di Enìa ci hanno consentito di scegliere il partner con cui aggregarci, non in maniera improvvisata, ma dopo trattative per oltre sei mesi: valutando prima una fusione a tre con Iride ed Hera, poi si è ritenuto comunemente che non vi fossero le condizioni; si è valutata quindi la fusione a due, con elementi di giudizio pro e contro, sia rispetto a Hera sia rispetto a Iride. Iride è stata scelta perché è una delle principali produttrici di energia, è molto forte nella distribuzione di energia elettrica e gas, nella gestione del ciclo idrico. Ha una capacità di produrre ricchezza anche sui territori e un utile molto elevati. Caratteristiche queste, ritenute le più adatte a completare il portafoglio di business di Enìa. Perciò si è proceduto alla fusione di Enìa con Iride”.

“La nuova società – ha concluso Delrio – come è stata concepita non comporterà una diminuzione di ricchezza né un allontanamento dal territorio, perché, come in Enìa, si istituiranno le Società operative territoriali (Sot), che dovranno garantire tutti i servizi a cittadini. Le Sot danno un’articolazione che consente di garantire anche la storia e lo stile dell’attività sul territorio come si sono consolidate negli anni. La cosiddetta Co-Sot è la società operativa che unisce le varie Sot ed avrà sede a Reggio Emilia insieme con la sede legale della nuova utility, Iren. Queste sedi rappresentano non una targhetta sulla porta, ma un indotto rilevante per il territorio, staff di persone che lavorano nella sede principale con ricadute positive per la nostra economia. Ricordo inoltre che a Reggio avrà sede il Centro di ricerca sulle energie rinnovabili. Reggio esprime quindi una parte importante in questa nuova azienda; il sindaco di Reggio rappresenterà il patto di sindacato di Enìa, così come Genova e Torino per Iride, indicando la governance politica dell’azienda. E’ previsto un Mol di 680 milioni di euro per la nuova società. Teniamo presente che, per fare un confronto, il Mol di Enìa era di 150 milioni di euro. C’è quindi un effetto moltiplicativo di ricchezza, c’è un effetto di difesa e sviluppo dell’occupazione, c’è un effetto di maggiori investimenti anche sul territorio con sinergie operative importanti per oltre 70 milioni di euro. Se a questi dati economici uniamo la forte determinazione degli azionisti di mantenere il controllo pubblico al 51 per cento, nonostante il decreto Ronchi imponga di andare a gara, possiamo concludere che questa fusione abbia una serie di vantaggi competitivi che serviranno ai Comuni per realizzare dividendi, al territorio per sviluppo di occupazione e investimenti, e in generale al Paese perché dare vita a una forte azienda a maggioranza pubblica in questo settore crediamo possa rappresentare una garanzia forte per gli utenti”.

Il consigliere Filippi, nella replica, ha sottolineato fra l’altro la necessità di limitare i costi dei manager d’azienda (“non costino il doppio di quanto già costano oggi, anche questi sono costi della politica”) e che i manager abbiamo legame territoriale, “nel nostro caso un manager reggiano, che faccia veramente l’interesse della città”. Detto che Agac era “più efficiente di Enìa”, Filippi ha concluso rivolgendosi a Delrio: “Lei ha lavorato per la fusione con Iride in buona fede, spero sia stato consigliato bene”.

















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