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Nella classifica della ricchezza Italia davanti a Francia e Inghilterra

Nella classifica della ricchezza in testa Lussemburgo, Danimarca e Irlanda. Quest’ultima in particolare corona un decennio di successi economici con il podio mentre le statistiche del 1992 la relegavano al dodicesimo posto; la Danimarca è invece passata dal sesto al secondo posto.


A crollare, è stata la Francia, dodicesima e con un indice di ricchezza al di sotto della media Eu . Tra i quindici partner europei i transalpini sono seguito solo da Spagna, Portogallo e Grecia. Sia pur frenata dall’integrazione della ex DDR, tra i grandi paesi la Germania resta quello con i cittadini più ricchi occupando il al settimo posto e precedendo l’Italia, che invece è ottava.

Per quanto ricchi in termini assoluti, rispetto al 1992 Italiani e Tedeschi hanno comunque diminuito il loro indice di benessere economico rispetto alla media dell’Ue. Il loro prodotto interno lordo per abitante è infatti diminuito rispetto alla media Ue dal 1992 al 2001. Al contrario la Gran Bretagna, che si attesta al decimo posto, è l’unica fra le grandi in controtendenza e i suoi abitanti sono molto più ricchi rispetto alla media degli europei di quanto lo fossero dieci anni fa.

Vero traino politico dell’Europa, i Paesi grandi sono spesso accusati di monopolizzare il processo d’integrazione. Eppure, il 16 gennaio la Commissione europea ha sostenuto che le ‘grandi’ economie dell’Unione rallentano l’innovazione tecnologica e lo sviluppo economico. E’ comunque interessante notare come in Irlanda e Danimarca ci sia scarsa corrispondenza fra i benefici economici tratti dal partecipare all’Unione europea e l’entusiasmo dei cittadini per al processo d’integrazione. Gli irlandesi, sempre entusiasti europeisti nel passato, nel referendum di maggio 2001 per la ratifica del trattato di Nizza hanno dato un secco no all’Europa. I danesi sono da sempre tirati in Europa per i capelli dai loro governi, hanno sottoscritto un numero imprecisato di clausole di ‘salvaguardia’ per firmare i trattati europei e, nel 2000, hanno votato no all’Euro.

















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