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Gidari (PDL) su testamento biologico a Castelfranco Emilia

“Da anni su questo tema nel nostro Paese si sta svolgendo un dibattito pubblico, sfociato nell’attuale percorso parlamentare della proposta di legge «Calabrò» sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, una forma di testamento biologico non vincolante per i medici. Questa sinistra con la decisione di approvare un «registro comunale di testamento biologico», ha il dovere di spiegare ai cittadini innanzitutto che tale registro non ha alcuna validità giuridica, che ci sono grossi problemi di realizzazione a livello comunale e soprattutto ha il dovere di spiegare quanto costerà.

Bisogna poi sottolineare che questo registro non avrà alcuna validità giuridica perché in mancanza di una normativa nazionale che regoli la materia, nessun medico è tenuto a rispettare le dichiarazioni di un cittadino italiano sull’accettazione o meno di future terapie, anche se messe per iscritto e firmate davanti a un pubblico ufficiale, sia esso un notaio o un dipendente comunale. In altri termini, se non lo prevede una legge nazionale, il testamento biologico non esiste. A ciò poi dobbiamo aggiungere che, non esistendo una legge a riguardo, non è possibile nominare un «fiduciario» tramite una delibera del consiglio comunale, come invece prevede la delibera che si è votato. La figura del «fiduciario del testamento biologico», per la legge italiana, non esiste, ed inserirla per delibera in una modulistica apposita predisposta dall’amministrazione comunale non ha alcun significato: nessuno è tenuto a prendere in considerazione le dichiarazioni di un «fiduciario» nominato in questo modo.

L’amministrazione comunale, come è noto, non ha potere legislativo, e non può certamente sostituirsi al parlamento nazionale per stabilire forme e modalità per un particolare consenso informato – perché di questo si tratta – sia che si chiami testamento biologico che dichiarazioni anticipate di trattamento. Ed è ovvio che un consenso informato non può essere normato da una delibera del consiglio comunale.

Un servizio come un registro dei testamenti biologici dovrebbe essere di tipo h24, cioè disponibile 24 ore su 24, se vero servizio vuole essere: chi redige il testamento biologico deve sempre essere in grado di modificare le sue volontà, e comunque tale registro deve essere disponibile per i medici curanti in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi giorno, festivi compresi, poiché, ovviamente, nessuno può prevedere il momento in cui può rendersi necessario consultarlo. Inoltre il registro dei testamenti biologici dovrebbe essere disponibile sull’intero territorio nazionale: in caso di incidente o malattia improvvisa al di fuori del comune di residenza della persona che ha depositato il proprio testamento biologico, deve poter essere immediatamente accessibile da qualsiasi struttura sanitaria italiana, altrimenti il servizio non è fruibile. Bisogna inoltre chiarire cosa accade se chi ha redatto tale testamento poi cambia residenza e si trasferisce in un comune in cui lo stesso registro non è istituito, oppure lo è in modalità differenti. In altre parole, la difformità sul territorio di testamenti biologici, qualora fossero redatti a livello comunale, rende inapplicabile nei fatti anche quello che si vorrebbe introdurre forzatamente.

È assolutamente necessario che la giunta Reggianini spieghi ai cittadini cosa costerebbe un vero servizio h24 e una rete informatica accessibile sull’intero territorio nazionale. Sarà dunque mio compito chiedere con un apposita interrogazione consigliare che venga reso pubblico l’impegno di spesa dell’amministrazione comunale per istituire il registro del testamento biologico, compreso quello relativo al personale impiegato.

Ritengo dunque doveroso che questa amministrazione si impegni a offrire servizi effettivi, che rispondano ad esigenze reali e soprattutto che siano concretamente realizzabili sul territorio. In caso contrario, sarebbe doveroso rinunciare all’istituzione di tale registro, a meno di non dichiararne espressamente che lo scopo non è quello di offrire un servizio al cittadino, ma quello di fare pressione politica sul governo nazionale.

È incredibile comunque anche solo ipotizzare che con una semplice delibera di consiglio comunale si sia potuto affrontare una questione cosi delicata, sulla quale da molti mesi il Parlamento sta tentando di legiferare, e Parlamenti di tutto il mondo hanno riflettuto per anni: come si può anche solo immaginare che una questione così estremamente delicata, che riguarda la vita e la morte dei cittadini, possa essere regolata da un atto amministrativo di una amministrazione comunale?”

(Giovanni Gidari, Capogruppo PDL, Consiglio Comunale Castelfranco Emilia)

















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