Non si può progettare il futuro senza investire sui giovani. Né ci si può fermare allo slogan, senza mettere giovani talenti alla prova, in uno scenario prestigioso quale il Cersaie di Bologna. La grande occasione per cimentarsi con l’architettura d’avanguardia prende corpo nell’area 48 del Cersaie, uno spazio aperto di 2.000 metri quadrati che ospita alcune importanti mostre.
La prima, frutto della collaborazione tra Cersaie, il Resto del Carlino e la social community Zooppa, ha dato origine al concorso Emilia Romagna, urban polis future: scorci di vita urbana, frammenti di tessuto cittadino, anche interi quartieri o città, che diventano lo spunto per proporre progetti innovativi, con l’ambizione di far evolvere i luoghi della vita quotidiana di pari passo con i rapidi mutamenti della società odierna. Due le categorie, video e grafica, mentre la premiazione avverrà nell’ambito di Cersaie, nella mattina di sabato 2 ottobre.
Altre iniziative, che si traducono all’interno di container allestiti posti nella medesima area 48, sono Ceramic Tiles of Italy – Playground e Beautiful Ideas. Nel primo caso è stato chiesto ai giovani professionisti, sotto l’egida del marchio Ceramic Tiles of Italy, di misurarsi con il tema del gioco, del tempo libero – il “playground”, appunto – realizzando progetti innovativi in un campo sempre più sentito sia dalle persone che dalle amministrazioni pubbliche. Quindi Beautiful Ideas, l’iniziativa con la quale Cersaie, coinvolgendo i migliori istituti e università italiane con corsi di grafica, architettura e design, ha chiesto agli studenti di declinare, sul tema dell’Eden Ceramico, l’identità visiva del Cersaie: il risultato, una mela di sedici piastrelle verdi sovrastate da un picciolo stilizzato, è logo dell’intera manifestazione 2010 e 2011, mentre gli altri 123 bozzetti pervenuti sono esposti in fiera, con gli studenti che avranno anche l’opportunità di misurarsi con la giuria tecnica di Beautiful Ideas, in un apposito incontro, che si terrà venerdì 1° ottobre alle 15.00.
Competenza, innovazione, ma anche esperienza. Al Cersaie c’è la possibilità di misurarsi con i migliori, tra cui RPBW di Renzo Piano, che vanta già una collaborazione di lungo corso – tramite l’omonima Fondazione – con Confindustria Ceramica, finalizzata ad aiutare giovani architetti provenienti da tutto il mondo a muovere i primi passi nella professione, quella vera. Così, se grazie alla Fondazione i giovani architetti possono lavorare per sei mesi in un cantiere reale, arricchendo il proprio bagaglio di esperienze e mettendo alla prova le competenze acquisite “sui libri”, i visitatori del Cersaie – tra cui molti giovani architetti – avranno anche la possibilità di carpire i segreti del “mestiere” prima partecipando al “Renzo Piano Building Workshop” – in programma venerdì 1° ottobre alle 11.00 – quindi visitando la mostra dedicata.
Protagonista assoluto dello spazio espositivo è qui il Central Saint Giles di Londra, 60mila metri quadrati di architettura d’avanguardia in cui la ceramica gioca un ruolo da protagonista. Già definita da Piano “un materiale straordinario, bello, durevole, ecologico”, la ceramica darà forma, nello spazio espositivo del Cersaie, a un’intera parete verticale del Central Saint Giles, realizzata in scala 1:1. La mostra, curata da Aldo Colonetti e dallo Studio Origoni Steiner, rende merito anche al lungo percorso di ricerca estetica, ma anche antropologica, sociologica e ambientale che ha portato Renzo Piano a completare questo ambizioso progetto, presentato per la prima volta ufficialmente in una fiera internazionale.
Quasi dieci anni di lavoro, sintetizzati in modo mirabile dallo stesso Renzo Piano il giorno dell’inaugurazione, avvenuta il 26 maggio scorso: “Il giorno dell’apertura – ha confidato Piano – mi sono anche un po’ nascosto per vedere cosa faceva la gente. Bisogna aspettare che questo luogo prenda un ruolo specifico nelle abitudini dell’abitare quotidiano”. Una quotidianità in cui anche la natura finisce per rivestire un’importanza essenziale. Non a caso la mostra sul Central Saint Giles, ospitata al Cersaie, è immersa in un verde reale, con container “annegati” su un prato predisposto con grandissima attenzione da Latifoglia, che ha curato l’allestimento per tutta la parte verde.
Perché la città è residenza, ma anche luogo di passaggio: mentre l’architetto resta pur sempre un bravo artigiano, che si misura ogni giorno con la memoria e – sempre nella concreta logica del fare – si misura con il futuro, che prende forma un poco alla volta, senza fughe in avanti. Come la natura – altra squisita metafora del linguaggio della contemporaneità – capace di mutare ogni anno rimanendo sempre uguale a se stessa.