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Accoglienza turistica, il luogo della libertà possibile: se ne parla a Cersaie il 28 settembre

La metropoli è il luogo in cui tutto può essere misurato, monetizzato, calcolato. Ma la metropoli è anche il luogo della libertà possibile, della facoltà di svincolarsi dalle abitudini, di uscire dal gruppo per sviluppare – liberamente, appunto – la propria individualità.

Mentre i padri della sociologia moderna sviluppavano questo innovativo concetto, mentre l’uomo “metropolitano” muoveva i primi passi in un mondo fatto di luci, colori, talvolta di solitudine, nasceva il tempo libero, secondo grande pilastro della società moderna.

Con esso, prendevano vita tutta una serie di strutture fisiche – case, alberghi, ma anche roulotte, bungalow, fino a interi villaggi turistici – che, a differenza delle storiche “locande”, venivano pensate e progettate fin dall’inizio per mettere nelle migliori condizioni il viandante (divenuto il cliente) di trovare ristoro alla propria sete di divertimento, evasione, relax.

Il divertimento, al giorno d’oggi, è ancora pura evasione? Le strutture per l’accoglienza turistica per come si sono sviluppate ed evolute nel corso degli ultimi decenni sono ancora adeguate, sono ancora al passo, con i modi di vita della contemporaneità? O siamo forse all’inizio di un nuovo modo – che a posteriori potrebbe dimostrarsi rivoluzionario – di vivere il nostro tempo libero, con inevitabili ricadute anche dal punto di vista delle caratteristiche richieste alle “strutture fisiche” incaricate di accoglierci? Su queste ed altre questioni farà luce l’incontro “Il futuro dell’accoglienza turistica: domande e risposte dall’edificio al territorio”, che si terrà il 28 novembre alle 9:30, al Cersaie di Bologna, nell’ambito del ciclo “Costruire, abitare, pensare”.

Diverse le personalità chiamate a dare il proprio contributo, dall’architetto Michele Ghirardelli, docente alla facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara, ad Andrea Babbi, amministratore delegato di Apt Servizi Emilia-Romagna. Due punti di vista, quello dell’esperto di architettura e quello dell’istituzione – chiamata a promuovere il turismo quale uno dei capitoli essenziali per la tenuta e lo sviluppo dell’economia regionale – che dovranno misurarsi con chi lavora sul campo, albergatori, imprenditori, quindi progettisti che si confrontano quotidianamente con la necessità di soddisfare questa richiesta di accoglienza turistica.

Così, dopo l’intervento del professor Claudio Montanari – docente alla Scuola Superiore di Scienze Turistiche dell’Università di Bologna, sede di Rimini – la parola passerà all’architetto Fabio Mariani, celebre progettista di hotel e a sua volta imprenditore nel ramo alberghiero. Quindi gli architetti Luca Emanueli (responsabile laboratorio Sealine lab alla facoltà di Architettura di Ferrara), Valentina Milani e Paolo Lamber, di Studio Sabl e 2045 Architetti, fino al progettista Mario Piva. Una terra, l’Emilia-Romagna, dove le risposte innovative in tema di accoglienza turistica non mancano, dagli alberghi “ecologici” proposti con sempre maggiore frequenza in Riviera agli agriturismi che punteggiano, da qualche tempo, ogni più remoto angolo della nostra collina. Ma forse non basta citare anche le più moderne strutture ricettive – almeno per l’Italia – quali bed&breakfast e simili per comprendere che tipo di mutamento è in atto nella società di oggi.

L’edificio – sia esso grande villaggio turistico o piccolo fabbricato – resta naturalmente il filo conduttore, il perno di ogni possibile discussione sulle nuove modalità di accoglienza turistica. Eppure un edificio che sempre di più va pensato, progettato, costruito o ri-costruito per essere contestualizzato all’interno di un territorio, rispettandone le peculiarità urbanistiche, ambientali, socioculturali. Non fosse altro, anche al di là di valutazioni architettoniche, per il fatto che l’uomo metropolitano descritto da Georg Simmel – il filosofo tedesco a cui si deve il saggio più celebre sullo “spirito della metropoli” – si è profondamente evoluto negli ultimi anni. Un uomo probabilmente diverso da quello che considerava il tempo libero come una conquista, il divertimento come pura evasione. Progettare l’accoglienza, e stare al passo con esigenze che – quantomeno – si stanno facendo sempre più diversificate, è la sfida che si pone per tutti gli attori in gioco. Pensando in ultima istanza all’edificio come a un catalizzatore per trasformare quella libertà possibile in un desiderio concreto, quindi in un desiderio appagato.

















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