Riceviamo e pubblichiamo: “Tutto ciò che chiediamo è che la giustizia faccia il suo corso, nella maniera più corretta e completa possibile. Sono passati più di sei mesi da quando nostro padre è stato barbaramente e vigliaccamente assassinato e non passa giorno che, ognuna di noi, non si svegli pensando a lui, a quanto ci ha lasciato in termini di valori, affetto e fiducia; nella giustizia in particolare.
Ultimamente, addirittura, ci è toccato leggere da un giornalista anonimo che, per la morte di nostro padre, ci sarebbe una persona chiusa in carcere dall’agosto scorso senza alcuna prova a suo carico.
Siamo convinte che affermare questo significhi, nemmeno troppo velatamente, offendere non solo la memoria di nostro padre ma anche il lavoro di Carabinieri e Magistratura che, per oltre sei mesi, hanno carcerato una persona senza motivo.
Gli indizi a carico di Vittorio Miani sono gravi, precisi e concordanti e i giornalisti che scrivono il contrario dimostrano di non sapere ciò che affermano.
A quanto ci è dato sapere le prove ci sono, e sono schiaccianti; ma poco importa ciò che pensiamo e sappiamo noi: ciò che conta è che si svolga un processo il più presto possibile che, finalmente, aiuti noi e nostra madre a superare un passato tremendamente presente, per poter faticosamente tornare a guardare al futuro.
Questo vogliamo, questo chiediamo alla Stampa e alla Magistratura, la quale vogliamo espressamente ringraziare per il lavoro che sta svolgendo: che l’onore e la memoria di nostro padre abbiano quella Giustizia con la “G” maiuscola che meritano“.
Elisabetta e Daniela Gatti