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154 famiglie in difficoltà in Appennino. Ed è allarme per le donne separate con figli a carico



Castelnovo ne’ Monti: capoluogo della montagna e della povertà. Sì perché al di là delle vetrine illuminate, al di là del consumismo e dello spreco, al di là della porta si trova una povertà silente, che chiede aiuto.

“Attualmente – spiega Margherita Salvioli Mariani, segretaria della Cisl di Reggio Emilia –, nell’Appennino reggiano stiamo assistendo a un aumento delle persone in difficoltà, soprattutto temporaneamente, a causa di cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Per un miglioramento della situazione è fondamentale la ripresa: è anche partendo da qui che potremo vedere un minore utilizzo degli ammortizzatori sociali. Ora lanciamo un appello enti locali e istituzioni per creare nuove strategie per il futuro”.

Le fa eco Nazarena Marastoni, responsabile Cisl per la zona montana:

“In questi due anni abbiamo affrontato e gestito diverse situazioni di crisi aziendali. La maggior parte delle aziende di montagna, a differenza di altri territori, hanno già conosciuto una ripresa. I dati che emergono oggi sono allarmanti, soprattutto in un contesto più svantaggiato come quello dell’Appennino, sono destinati a lasciare più segni”.

E’ un’analisi che fa riflettere quella dell’indigenza in Appennino, così come tracciata da Savio Bertoncini, assessore al volontariato per il comune di Castelnovo ne’ Monti, ma anche membro dell’Associazione nazionale alpini e attivo nella solidarietà in Appennino.

“La situazione è molto preoccupante – spiega Bertoncini – poiché la povertà in montagna risulta essere in costante aumento e le numerose segnalazioni non rassicurano. Accade così che i volontari non sempre riescano a tenere il ritmo delle sempre più frequenti richieste d’aiuto”.

Chi si rivolge ai servizi sociali o al mondo del volontariato per avere aiuto?

“Le persone in difficoltà che si rivolgono ai servizi sociali sono soprattutto famiglie con figli a carico. Gli anziani purtroppo tendono a vergognarsi della situazione e di rado la segnalano. Pur di non far mancare nulla a figli e nipoti, rinunciano a soddisfare i loro bisogni”.

“Esistono anche quei poveri (soprattutto residenti, non immigrati) che, avendo timore di far conoscere la propria situazione di difficoltà, non si rivolgono direttamente ai servivi sociali. Questi si confidano con una persona di fiducia, come può essere il proprio sacerdote, vendendo così aiutati per vie traverse. In genere gli extracomunitari e le persone immigrate non hanno il timore riscontrato nei residenti, che spesso si vergognano di chiedere aiuto”.

Quali i casi più gravi?

“I ‘nuovi poveri’ che si affacciano sulla soglia minima di autosufficienza economica sono le donne separate con figli a carico. In questi casi, gli ex mariti che hanno perso il posto di lavoro sono impossibilitati a corrispondere il mantenimento, lasciando alle ex mogli non poche difficoltà per pagare affitto, bollette e una moltitudine di spese, magari con un lavoro saltuario. Queste donne in difficoltà si rivolgono ai servizi sociali che provvedono a fornire aiuti alimentari attraverso le associazioni: Caritas, Associazione nazionale alpini e servizi sociali”.

Quante le famiglie in difficoltà?

“Secondo i dati della Caritas, nel 2010 sono state aiutate ben 154 famiglie nell’Appennino reggiano, per un totale di un migliaio di persone. Di queste ben 90 sono del comune di Castelnovo ne’ Monti (62 in paese, 26 a Felina, 2 nel comune). Per gli altri comuni, la fetta maggiore è ricoperta da Vetto con 17 famiglie, gli altri comuni si attestano su una media di tre famiglie. Tutto il lavoro dei volontari è documentato e documentabile”.

Quali aiuti fornite?

“I maggiori aiuti riguardano soprattutto: generi alimentari, legna, indumenti, mobilio, oggetti per la casa (di questi si occupa solo la Caritas). Segnalo, poi, che alcune famiglie che, trovandosi in difficoltà temporanea, hanno usufruito degli aiuti, successivamente si sono dimostrati riconoscenti aiutando i volontari nelle raccolte alimentari”.

Progetti per il futuro?

“Auspichiamo vivamente che la situazione possa migliorare e, anche per questo stiamo lavorando a livello provinciale per poter monitorare le situazioni dei magazzini e interagire con le diverse esigenze. Questo poiché accade che in un determinato magazzino si abbia necessità di un prodotto che magari in un altro è presente in grande quantità”.

C’E’ ANCHE UN APPOSITO MAGAZZINO

“Ecco come funziona il sistema degli aiuti”

Come funzionano gli aiuti alimentari?

“A gestirli – risponde Bertoncini – sono gli alpini, con l’apposito magazzino. Il 90% degli alimenti viene raccolto davanti ai supermercati. Funziona così: davanti all’entrata dei supermercati del comune di Castelnovo i volontari fornisco agli avventori una borsa destinata alle famiglie in difficoltà. I clienti, mentre fanno la loro spesa, scelgono di destinare dei prodotti ai bisognosi, che verranno così consegnati ai volontari all’uscita. La raccolta, che coinvolge una cinquantina di volontari, viene effettuata due volte l’anno: a novembre (e coincide con la ‘Raccolta del banco alimentare’) e a maggio. Tuttavia, quest’anno la seconda sarà anticipata ad aprile poiché sono state quasi esaurite le scorte. I gestori degli alimentari, inoltre, decidono di donare la merce a breve scadenza o la cui confezione è danneggiata. Al sabato le pescherie, le rosticcerie e le pasticcerie devolvono i prodotti invenduti che devono essere consumati freschi. Tale merce viene distribuita direttamente alle famiglie e, soprattutto a quelle con bambini. Questi prodotti possono sfamare da cinque a venti famiglie. Noi volontari, attingendo a un piccolo fondo, acquistiamo in offerta beni di prima necessità da poter devolvere alle persone in difficoltà. Dopo aver raccolto i generi alimentari, questi vengono trasportati nel magazzino, dove si procede alla gestione dei pacchi destinati alle famiglie. Le maggiori richieste riguardano soprattutto i generi di prima necessità come olio, farina, zucchero riso e scatolame”.

Come funzione la distribuzione?

“Cinque volontari sono addetti alla distribuzione dei pacchi alimentari, otto di questi vengono consegnati dai servizi sociali, altri ancora si trovano nel Punto d’ascolto della Caritas, che nella giornata di sabato procede alla distribuzione sfamando in media trenta famiglie alla settimana. Un’ulteriore quindicina di pacchi alimentari viene consegnata alle famiglie che, per timore o per vergogna, non si rivolgono direttamente ai servizi sociali”.

















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