Cresce la popolazione di ungulati in Emilia-Romagna e cresce l’impatto non solo sulle produzioni agricole e forestali, ma anche sulle attività umane come la mobilità. Tra le coltivazioni più a rischio vi sono vigneti e frutteti, mentre in pianura sono in aumento gli incidenti stradali indotti dalla presenza di questi animali. Per questo la Regione Emilia-Romagna ha stipulato una intesa con l’Ispra (Istituto superiore nazionale per la protezione e la ricerca ambientale) che prevede nuove modalità di gestione di cinghiali, cervi, daini e caprioli.
“Per noi l’obiettivo della conservazione della specie e della salvaguardia della biodiversità è e rimane fondamentale – ha detto oggi a Bologna l’assessore regionale all’agricoltura e all’attività faunistico-venatoria Tiberio Rabboni – nessuna guerra agli ungulati dunque, ma misure per trovare un punto di equilibrio sostenibile con l’esercizio delle attività agricole e umane”.
L’accordo, che ha durata triennale, prevede misure straordinarie e a termine, realizzate con la supervisione tecnica e scientifica dell’Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale.
Come ha spiegato il direttore tecnico di Ispra Silvano Toso l’incremento delle popolazioni di cinghiali cervi, daini e caprioli è un fenomeno anche italiano ed europeo. Nel nostro paese in particole interessa i territori dall’alto Lazio in su. Diverse le cause: dallo spopolamento delle montagne, all’estensione dei parchi e delle aree protette, alla più rigorosa regolamentazione dell’attività venatoria.
Cosa prevede l’accordo: prelievi più mirati
Che la presenza di ungulati sul territorio regionale sia in forte crescita è confermato dai censimenti realizzati, dalle stime (laddove il censimento non garantisce un dato sicuro) e dai danni denunciati. In particolare i caprioli dalla stagione venatoria 2005-2006 a quella 2009-2010 sono passati da 77 mila a 109 mila. Dieci anni fa erano 15 mila. Nello stesso arco di tempo gli indennizzi per i danni alle produzioni agricole sono passati da circa 241 mila a 507 mila euro.
Per questo l’accordo Regione-Ispra introduce la possibilità di autorizzare percentuali di prelievo annuale della popolazione censita, anche superiori a quelle attualmente indicate del 20-25%. Sarà l’Ispra che dovrà dare il proprio parere sui piani di abbattimento oltre che definire i criteri in base ai quali le Province realizzano i censimenti annuali della popolazione di ungulati.
Gli ATC, che hanno il compito di rendere effettivo il prelievo venatorio nei territori, nel caso di mancata gestione venatoria di specie cacciabili saranno responsabili del risarcimento degli eventuali danni alle colture.
L’indice di densità interspecifica e la “soglia di danno economico tollerabile”
Ma le novità non si fermano qui. In caso di presenza contemporanea, sullo stesso territorio, di diverse specie, l’accordo prevede la possibilità di introdurre come fattore correttivo, l’indice di densità interspecifica, mentre per ovviare alla oggettiva impossibilità di stima della popolazione dei cinghiali, viene adottato il criterio di riferimento della “soglia di danno economico tollerabile” al quale rapportare il prelievo. L’intesa Regione- Ispra introduce anche la possibilità di realizzare azioni di contrasto più efficaci alla presenza di ungulati in pianura, dove sempre più frequentemente si registra la presenza di questi animali. La Regione a sua volta dovrà adeguare il proprio calendario venatorio per consentire una maggiore efficacia del prelievo in particolare nelle zone non vocate, in presenza di colture di pregio o con densità tendente a zero.
Cambiano le modalità di indennizzo
Per responsabilizzare maggiormente le Province nell’attività di prevenzione dei danni provocati dagli ungulati e nella gestione della fauna selvatica e “premiare” quelle più virtuose, cambieranno anche le modalità di indennizzo. Se fino ad ora la Regione trasferiva le risorse alle singole Province alla fine dell’annata agraria sulla base dei danni accertati, ora assegnerà da subito un budget alle singole amministrazioni, lasciando però loro la disponibilità degli eventuali risparmi.
L’accordo Regione-Ispra sarà proposto per il recepimento a livello provinciale attraverso accordi operativi che dovranno essere stipulati tra la Regione, le Province, gli Atc e gli Enti Parco. A garanzia di quanto previsto dall’Intesa e dai successivi accordi operativi verrà istituto anche un nucleo di monitoraggio costituito da rappresentanti della Regione e dell’Ispra, delle Province, degli ATC, delle associazioni agricole, venatorie e ambientaliste.