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Agricoltura modenese leader in regione

L’agricoltura modenese con il 14,85 per cento della produzione lorda vendibile regionale, raggiunto nel 2010, balza al primo posto come provincia leader seguita da Ferrara e Forlì-Cesena.

Sulla base dei calcoli e delle stime della Regione, analizzando i diversi settori, Modena si conferma al primo posto nelle foraggiere, nelle pere e nelle ciliegie; seconda nel vino (dopo Ravenna), carni suine (dopo Reggio Emilia) e bovine (dopo Piacenza), terzo posto nei cereali, latte e barbabietola da zucchero.

«Tornare a essere la provincia leader dopo diversi anni – sottolinea Giandomenico Tomei, assessore all’Agricoltura della Provincia di Modena – rappresenta un risultato importante frutto della dinamicità e degli sforzi degli imprenditori per migliorare la competitività delle imprese e la qualità dei prodotti, supportati da adeguate politiche pubbliche. Un risultato che arriva dopo un 2010 molto positivo in termini di prezzi che ha rappresentato una netta inversione di tendenza rispetto al calo degli ultimi anni».

Nel 2010 l’agricoltura modenese ha registrato, dopo anni di calo, un aumento del 19 per cento della produzione lorda vendibile.

I settori maggiormente in crescita sono stati i cereali (più 68 per cento) e il latte (più 15 per cento) anche grazie al forte aumento dei prezzi dovuto alla congiuntura internazionale e all’ottimo andamento del parmigiano reggiano.

Una tendenza positiva che si sta confermando in diversi settori agricoli anche nel 2011 come il latte crudo da stalla sostenuto da un prezzo stabile: 39 euro al quintale con sei euro in più rispetto allo stesso periodo del 2010. La produzione di parmigiano reggiano nel modenese da gennaio a marzo è aumentata di 3.400 forme (più 13 mila in tutto il comprensorio) rispetto allo stesso periodo del 2010 con un aumento delle vendite e un calo delle giacenze di forme nei magazzini (meno 3-4 per cento rispetto al 2010).

Ancora in sofferenza, invece, anche in questi primi mesi del 2011 il settore suinicolo caratterizzato da costi di produzione in aumento, a causa dei prezzi in ascesa dei mangimi, e redditività ancora negativa.

















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