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Parte a Reggio il progetto regionale Scuola@Appennino

“Tenere in piedi una scuola significa salvare un territorio e con l’aiuto dei nuovi media sarà più facile farlo”. Nelle montagne dell’Emilia-Romagna ci sono 159 scuole primarie, 86 medie e 38 superiori, con oltre 27 mila studenti: “Queste scuole non sono di serie B: se chiude una di loro, anche la comunità locale ne soffre” ha detto l’assessore regionale alla Scuola Patrizio Bianchi.

Questo è il messaggio uscito ieri dalla Conferenza regionale della scuola di montagna, tenutasi al centro Malaguzzi di Reggio Emilia, insieme al tema dei tagli di organico che non permettono la continuità didattica degli insegnanti e mettono a rischio la sopravvivenza stessa delle scuole nelle zone scarsamente abitate.

Una soluzione arriva dalle nuove tecnologie. La Conferenza è stata infatti il momento d’avvio del progetto Scuola@Appennino, con cui la Regione, in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale, le amministrazioni provinciali e comunali, intende creare una rete tra scuole, istituzioni, associazioni e famiglie per valorizzare l’offerta educativa e sostenerne la qualità.

Una scuola grande come la regione “è un progetto che permette di mettere in rete studenti, insegnanti ed esperienze, vuole salvare le scuole di montagna e rilanciare il territorio come attrattiva per il futuro – ha spiegato l’assessore Bianchi – Interattività e teledidattica sono opportunità innovative che aiutano le scuole a unire le sperimentazioni educative che hanno sviluppato negli anni, in modo tale da poterle compartecipare. È importante, quindi, che la nostra montagna continui a essere vissuta. In questo senso la scuola è fulcro di una comunità aperta”.

Reggio Emilia è stata scelta come sede della conferenza in quanto “ha da sempre investito sulla priorità delle politiche educative – ha detto l’assessore all’Istruzione della Provincia di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi – Nei territori montani le scuole hanno un ruolo strategico per il controllo sociale ed economico del territorio, oltre a rappresentare un presidio educativo indispensabile. Oggi questa riflessione è quanto mai attuale visto il disastroso stato di salute della scuola pubblica in Italia. È giusto, quindi, interrogarsi sul suo mantenimento e su come continuare a garantire una scuola di qualità, accessibile a tutti”.

La proposta lanciata dalla Regione di un progetto “incentrato sulle tecnologie, per abbreviare il divario digitale e per connettere le varie realtà scolastiche – ha aggiunto l’assessore Malavasi – tiene conto anche di Lepida Scuola nel campo della ricerca sull’uso dei nuovi media come strumento pedagogico”. Lepida Scuola, progetto nato e promosso a Reggio Emilia anche dalla Provincia, prevede, attraverso il web, la costruzione di una comunità allargata per condividere idee e pratiche per la didattica e l’apprendimento nel mondo della scuola, rivolto ad insegnanti e studenti, e che in questi anni ha esteso il suo raggio d’azione a 55 istituti dell’Emilia-Romagna.

“Lepida Scuola permette di usare le nuove tecnologie senza sostituire la presenza fisica – ha detto l’assessore regionale Bianchi – Il computer è uno strumento per rendere la nostra comunità educativa più aperta e per facilitare l’interazione tra esperienze e territori”.

Durante la Conferenza regionale, che ha visto un’ampia partecipazione da tutta la regione, con la presenza dei dirigenti scolastici e degli amministratori comunali dell’Appennino reggiano, grazie alle tecnologie di Lepida Tv sono stati effettuati collegamenti via skype con insegnati, presidi ed alunni delle scuole dell’Emilia-Romagna, dalla montagna piacentina fino alla Val Marecchia in provincia di Rimini, così da raccontare in presa diretta, condividere ed approfondire via web problemi, progetti ed esperienze maturate nelle scuole dell’Appennino. La conferenza è stata trasmessa in streaming sul sito ww.scuolaer.it. I vari interventi e collegamenti sono stati moderati dal giornalista del Sole 24 Ore, Giampaolo Colletti.

Le scuole connesse sono state: Istituto superiore di Castiglione dei Pepoli (Bologna); Istituto comprensivo di Sarsina a Ranchio (Forlì-Cesena); Istituto comprensivo Val Ceno a Bardi (Parma); Istituto comprensivo di Fiumalbo, Pievepelago e Riolunato (Modena); Istituto comprensivo di Busana, Collagna, Ligonchio, Ramiseto (Reggio Emilia); Istituto comprensivo di Pennabilli (Rimini); Istituto Comprensivo di Riolo Terme, sede di Casola Valsenio (Ravenna); Istituto comprensivo Fermi, a Bettola (Piacenza).

Tra i problemi, sono emersi con rilievo i tagli in organico che costringono i docenti al turnover: la mancanza di stabilità del personale non aiuta a gestire le molte pluriclassi e non fa bene alla formazione dei bambini e dei ragazzi. “Le scuole nei territori appenninici rischiano di essere particolarmente penalizzate da questi tagli, che mettono a rischio la sopravvivenza stessa delle scuole nelle zone scarsamente abitate” ha detto l’assessore Bianchi.

Tuttavia, le esperienze innovative non mancano, come la stessa Lepida Scuola, come l’Atelier dell’acqua e dell’energia, creato nella Centrale idroelettrica di Ligonchio da Reggio Children e dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, in collaborazione con Enel, oppure come il progetto Scuola@Bardi sviluppato nella Val Ceno in provincia di Parma.

Tra gli interventi, Stefano Versari, vice Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, ha affermato che “la continuità didattica è un elemento fondamentale per l’efficacia dell’offerta formativa. Sul tema del personale in organico, ci stiamo impegnando affinché un insegnante possa fare un ciclo didattico completo all’interno di una scuola”. Sul ruolo delle scuole di montagna, Versari ha specificato che “la priorità è quella di fare rete, partendo dalle singole esperienze in atto nelle scuole e dalle nuove tecnologie, per esempio le 3 mila lavagne digitali che nelle scuole della nostra regione consentono di comunicare con altre classi”.

La responsabile del servizio Istruzione e integrazione dei sistemi formativi della Regione Emilia-Romagna, Cristina Bertelli, ha detto che “tra i punti forti delle scuole di montagna ci sono dei docenti straordinari, i quali sono disponibili e creativi nonostante le difficoltà ed il turnover. Ciò che manca è la continuità didattica ed il rafforzamento del senso di appartenenza non più a una comunità chiusa, quella locale in cui ha sede la scuola, ma piuttosto a comunità più ampia”.

In questa direzione va il progetto Scuola@Appennino, con lo slogan “Una scuola grande come la regione”, reso possibile anche grazie ad una rete in banda larga che Lepida sta realizzando in Emilia-Romagna e nella sua dorsale sud, quella appenninica. La rete Lepida sarà in grado, così, di collegare in fibra ottica le sedi della pubblica amministrazione della regione e, soprattutto, le scuole di montagna.

















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