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I Magazzini Criminali compiono 5 anni e festeggeranno con tre nuove mostre

Sabato 7 Maggio i Magazzini Criminali di Sassuolo festeggeranno il quinto compleanno con tre nuove mostre:  fino al 29 Maggio 2011 “Exit-Art” personale di Zazzaro e Phillo Cremisi, “Lebensraum” personale di Emanuele Puzziello-Andrea Palamà-LuigiMassari e “Oblivion” personale di Oscar Baccilieri a cura di Luiza Samanda Turrini. OPENING con la presenza degli artisti sabato 7 maggio alle ore 19 – DJ SET Fabio Carbonara Piazzale Gazzadi, 4 – Sassuolo. Orari di apertura: sabato – domenica 16.00-19.00.

L’ANIMA DEGLI OGGETTI

La generazione dei ventenni sembra aver intuito che la spazzatura è una risorsa, da cui si possono trarre diverse tipologie di energia. Perfino energia creativa. Il riciclaggio dei rifiuti rivaluta la dimensione della scelta. Nessuna scelta è definitiva, soprattutto quelle che presuppongono di scartare e di distruggere qualcosa. I cimiteri degli oggetti possono essere scandagliati, per incappare in scelte poco ponderate, che sprecano risorse non utilizzate fino in fondo. Si può scomporre fino ad arrivare a una trasformazione di stato, come il metano ricavato dai rifiuti organici. Si può sminuzzare, tritare fino a tornare alla materia prima di origine. E infine si può smontare, assemblare, creare cose che prima non c’erano.

Zazzaro si serve di materiali ferrosi di recupero. Pescando nel mare magnum dei rifiuti prodotti dall’uomo, per riabilitarli a una nuova vita, più conscia della dimensione relativa ai sensi, più abituata a divertirsi con i simboli.

GLI ANIMALI SACRI

Prima che sia troppo tardi, bisogna farla finita con l’umanesimo. Con la convinzione che l’uomo sia al centro del mondo, e che tutti gli altri esseri siano subordinati a lui. Rispetto all’essere umano, gli animali sono considerati inferiori, più stupidi, meno puri. Lo specismo funziona come il razzismo o il sessismo. Questa stessa ideologia supporta le interazioni degli uomini nei confronti delle altre specie, orientandole verso lo sfruttamento, il maltrattamento, il massacro.

Gli inferni di tortura dei macelli intensivi e dei laboratori di vivisezione sono solo gli esempi più eclatanti. E ogni anno uccidono centinaia di milioni di animali. Dieci miliardi solo nei macelli.

L’iconografia religiosa ha sempre avuto come contenuto la rappresentazione del sacrificio e la preservazione della memoria della sofferenza. Dal momento che animali non hanno un sistema di segni che conservi la loro memoria, la violenza degli uomini nei loro confronti è sempre e sistematicamente cancellata. Phillo Cremisi conferisce agli animali la dignità delle vittime sacrificali e li accomuna iconologicamente ai santi.

La boa dei trent’anni. Ci si ferma, per guardarsi intorno. Oppure indietro, se intorno è troppo brutto. Con un surplus di consapevolezza. Con nostalgia, oppure ironia e rabbia. A seconda della focale dello sguardo. Emanuele Puzziello prende a prestito i non-sense della pubblicità e delle icone contemporanee, sviluppa commentari ironici su religione e purezza. Andrea Palamà produce immagini colorate e veloci, iconiche e piatte, che mette in cortocircuito con titoli evocativi. Le sue opere sembrano quasi configurare un ciclo che dai ricordi d’infanzia, belli o traumatici, arriva per tappe rituali all’età adulta. Luigi Massari lavora sulle tematiche del controllo, del consenso, della dominanza e della sottomissione. Per l’ultima repubblica della nostra storia. Secondo il criterio generazionale, i nati intorno all’80 hanno uno sguardo sull’esistente caustico, chirurgico, tagliente, oppure sognante e retroattivo. A seconda di quello che riescono a guardare.

MASCHERE E DEI

L’origine delle maschere Nuo si perde nella Cina neolitica. Qui nasce un’antica forma di teatro, il teatro dell’altare, un rito sciamanico, in cui gli officianti danzano mascherati per atterrire gli spiriti maligni ed intrattenere quelli benigni. Il teatro dell’altare è un esorcismo, fatto durante il tredicesimo mese dell’anno lunare.

Oscar Baccilieri sceglie di rappresentare degli oggetti iper-significanti come le maschere Nuo.

Il materiale utilizzato per la realizzazione delle maschere può essere pioppo o salice, le cui foglie sembrano campeggiare sullo sfondo delle opere del ciclo. Il pioppo è l’albero che sta sulla soglia fra la vita e la morte, simbolo di resurrezione e cambiamento di forma. Il salice ha la medesima simbologia, ed è per questo utilizzato in Oriente per l’arte sacra. In un contesto estremo come la prossimità con gli dei, tutto deve essere eccessivo. Le maschere sono quindi espressionistiche. Come nell’opera di Pechino, diretta discendente del Nuo, con le sue pitture facciali ad ali di farfalla o pipistrello, in vividi colori primari. Baccilieri usa invece il colore turchese, un colore cosmico, che rappresenta l’immensità del cielo e i recessi degli oceani, ma anche la terra con le sue gemme.

Luiza Samanda Turrini

















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