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Lavoro nel commercio, Confesercenti Modena: ‘Occupazione ancora in lieve calo’

Lavoro: situazione ancora incerta tra le piccole e piccolissime imprese del commercio e del turismo operanti sul nostro territorio. Il numero degli occupati nel commercio al dettaglio, all’ingrosso e nei pubblici esercizi ha fatto segnare, seppur con percentuali molto più contenute rispetto ai mesi scorsi, un nuovo calo. A rilevarlo, il Centro Studi di Confesercenti Modena – Osservatorio Lavoro che ha monitorato 1300 imprese: rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, il primo trimestre 2011 ha registrato un -0,2% complessivo; a conferma di una situazione che non mostra se non in qualche caso, nessuna inversione di tendenza. Il dato più preoccupante però riguarda la diminuzione del numero complessivo di ore lavorate: rispetto al 2010, il decremento è stato del 5%. Questo dato, compensa la forte diminuzione delle ore di Cassa Integrazione, che si attestano ad un -66%, a dimostrazione che nel periodo preso in esame non si sono aperte nuove situazioni di gravi crisi aziendali che abbiano comportato il ricorso agli ammortizzatori in deroga.

Nella maggior parte dei settori esaminati, nel periodo gennaio-marzo 2011 l’occupazione è in flessione. Nel commercio al dettaglio di generi alimentari, il calo degli occupati è stato dello 0,2%, mentre quello delle ore lavorate è pari al -6,8%. Varia di poco, ma sempre in negativo la situazione tra gli esercizi commerciali destinati alla vendita di prodotti extra alimentari: la diminuzione degli addetti è stata pari allo 0,8% e del 6,0% quella delle ore lavorate. Numeri che denotano come le imprese di questi settori, di dimensioni mediamente molto ridotte non siano più in grado di diminuire ulteriormente la forza lavoro, pena il rischio di chiusura, ma debbano ricorrere a strategie come la riduzione concordata degli orari di lavoro per poter contenere i costi del personale entro i parametri dettati dalla perdurante contrazione delle vendite.

Non va meglio nel commercio all’ingrosso, settore in cui le imprese sono più strutturate. L’occupazione, nei primi tre mesi dell’anno è scesa del 3,5% e in questo caso ha inciso la scadenza degli ammortizzatori sociali: date le prospettive di mercato, le aziende non hanno infatti potuto reintegrare parte del personale. Sono state così obbligate a ristrutturarsi e ad aumentare la produttività della forza lavoro per poter far fronte alle sfide di un mercato in contrazione e nel quale la competizione si fa sempre più spietata.

Merita una particolare riflessione l’andamento del settore dei pubblici esercizi e del turismo che denota un incremento del personale del 2,3%. Dato a cui va raffrontato però, il forte calo delle ore lavorate: -7,7%, rispetto il medesimo trimestre dello scorso anno. Questa apparente contraddizione trova ragione nella forte discontinuità dell’attività di queste imprese, che registrano situazioni di stallo piuttosto prolungate, alternate a momenti di picco lavorativo che necessitano dell’aumento del numero di lavoratori impiegati. Motivo che spinge le imprese ad esigere dai dipendenti, molti dei quali assunti opportunamente a chiamata, estrema flessibilità e disponibilità a lavorare anche per un numero di ore alla settimana molto ridotto.

Interessante inoltre il dato anagrafico dei lavoratori occupati nelle 1.300 aziende monitorate. Rispetto allo scorso anno è aumentata in maniera significativa la presenza di dipendenti nella fascia d’età compresa tra i 16 e i 24 anni, passando dal 14% al18% del totale. Rimane stabile al 27%, il numero degli occupati che vanno dai 25 ai 34 anni mentre arretrano le fasce over 35. Fenomeno, determinato essenzialmente dalla nuova offerta di lavoro caratterizzata, rispetto all’orario ed alla tipologia contrattuale, da una fortissima flessibilità. Tutto ciò genera un tipo e una forma di occupazione sostenibile prevalentemente dalle fasce più giovani della popolazione con vincoli economici e necessità familiari ancora sopportabili.

“Un quadro d’insieme da cui emerge nettamente una situazione frutto della contrazione dei consumi e dell’evoluzione del mercato – evidenzia Confesercenti Modena – Prevalentemente, nelle piccole e piccolissime aziende, che operano nei settori del commercio del turismo e dei servizi, al momento della sostituzione del personale che cessa il rapporto con l’impresa, si tende ad instaurare nuovi rapporti di lavoro estremamente flessibili. Questo determina un tipo di occupazione non particolarmente stabile e con un reddito mediamente basso a causa degli orari ridotti. Le imprese, a causa della crisi, navigano ancora a vista. La mancanza al momento di prospettive stabili di sviluppo non consente di investire sulla valorizzazione delle risorse umane, che rimangono pur sempre di estrema importanza per le piccole realtà commerciali, né tanto meno sulla formazione, motore di sviluppo ed innovazione fondamentale oltre che condizione imprescindibile per poter progredire”.

















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