“Verde, bianco, rosso. Una fotografia dell’Italia” è il titolo scelto per l’edizione 2011 di Fotografia Europea, l’importante manifestazione fotografica internazionale che, in questo modo, intende dare un proprio contributo particolare alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Dal 6 maggio al 12 giugno, i luoghi d’arte e di cultura più affascinanti di Reggio Emilia, la città dove è nato il Tricolore, ospitano una ricco programma di mostre a cui si affianca un articolato calendario di incontri, conferenze, spettacoli, rassegne cinematografiche, presentazioni di libri, workshop e altre attività culturali.
Le esposizioni e gli eventi collaterali si propongono sia come occasione per riflettere su alcuni aspetti della fotografia italiana, attraverso le opere dei suoi autori più importanti, sia come momento di raffigurazione dei caratteri più autentici dell’Italia, interpretati e restituiti attraverso il linguaggio delle immagini.
In questo contesto s’inserisce la mostra “Terre a fuoco. Immagini di un viaggio nell’industria ceramica”, che Casalgrande Padana ha voluto promuovere e organizzare per dare continuità all’esperienza già felicemente condotta con il volume omonimo, pubblicato lo scorso anno in occasione delle celebrazioni per i cinquant’anni di attività dell’azienda.
Curata dal critico d’arte Sandro Parmiggiani, la mostra si sviluppa come una narrazione autentica e affascinante dei luoghi e delle persone che quotidianamente rendono possibile il successo di un’industria, raccontata attraverso l’obiettivo di quattro indiscutibili maestri della fotografia: Michael Kenna, Ferdinando Scianna e Franco Fontana, chiamati a documentare liberamente la nascita di una piastrella – dalle cave di materia prima, all’arcano dei processi di fabbricazione industriale; e Stanislao Farri che si è dedicato a interpretare una particolare architettura in ceramica: la “Casalgrande Ceramic Cloud”, prima opera italiana del maestro Kengo Kuma, realizzata per celebrare i cinquant’anni di Casalgrande Padana .
Stanislao Farri si è accostato a questa straordinaria struttura architettonica interpretandone la naturalità, l’essenzialità, la matericità e la luminosità attraverso la propria poetica. L’ha osservata e studiata da ogni prospettiva e in ogni ora del giorno, in cui la luce ne rivela un nuovo profilo e una struttura cangiante, e ne ha fissato, anche grazie alle sue straordinarie abilità nel lavoro in camera oscura, le più intime e rigorose geometrie, i più inediti aspetti formali in cui lo spazio è stato armonicamente segmentato, aspetti che contribuiscono a rivelare e interpretare l’essenza segreta dell’opera di Kuma.
Michael Kenna ha realizzato suggestive immagini in cui è bandita ogni presenza umana; vi si respira silenzio e solitudine in un’impalcatura nascosta di linee e geometrie, tra nebbie e foschie, inquietanti cieli imbronciati, soli declinanti. Le cave e i luoghi di estrazione delle materie prime che ha documentato ci sono restituiti come spazi irreali, misteriosi e incantati, sospesi tra raffinate variazioni di luci e ombre. Spesso una luminosità ignota rischiara certi elementi della fotografia, oscurandone altri e aumentando in tal modo una parte enigmatica, quasi mistica, di coinvolgimento emotivo.
Ferdinando Scianna ha colto il capitale più importante dell’azienda: le persone che vi lavorano; uomini e donne che con volontà e passione contribuiscono in modo fondamentale al successo di Casalgrande Padana nella competizione mondiale. Scianna si inoltra nei meandri dello stabilimento, li risale e li percorre, rivelando uno straordinario mosaico di volti e di corpi, di macchine e di mezzi di trasporto che sempre interagiscono fra loro: gli operari si ergono come antichi, indomiti eroi dentro la selva dei tentacoli di tubature che entrano ed escono dalle macchine. La fabbrica moderna – ci fa intuire Scianna -, al di là dell’automazione, ha sempre bisogno del pensiero e dell’azione degli uomini, che sovraintendono, governano, controllano…
Franco Fontana ha interpretato in maniera espressiva e provocatoria il paesaggio strutturato all’interno degli stabilimenti, facendo scoprire attraverso la sua creatività punti di vista inediti e prima d’ora sconosciuti, ed esprimendo la sua capacità davvero rabdomantica di “sentire” il colore, di scoprirlo e metterlo in evidenza ovunque si manifesti con un immediato e forte impatto. Il freddo rigore delle geometrie, solcate da linee di colore, rende la realtà viva della fabbrica quadri astratti, che potrebbero essere stati dipinti da Mondrian: connessione evidente tra fotografia e pittura, espressione di ricerca artistica, passata e presente, sui meccanismi della percezione visiva.
Allestita presso gli spazi dei Chiostri di San Domenico, la mostra “Terre a fuoco. Immagini di un viaggio nell’industria ceramica” si inaugura sabato 7 maggio alle ore 16,00 e rimarrà aperta fino al 12 giugno.