Fischietti, campanacci, striscioni e bandiere per richiamare l’attenzione degli automobilisti, musica dagli altoparlanti con l’immancabile “Bella ciao”, ombrellini firmati Spi per proteggersi dal sole e il megafono per protestare contro un Governo “che sta affossando il Paese”. Questa mattina a Bologna i pensionati della Cgil Emilia-Romagna sono tornati in piazza per dire no a una manovra “inaccettabile, recessiva, che colpisce il ceto medio e le fasce più povere – ha detto il segretario regionale dello Spi Maurizio Fabbri –. Il Governo taglia i trasferimenti a Regioni e Comuni e le risorse alla sanità, introduce ticket che sono un’ulteriore ingiustizia a carico dei bisognosi e fa cassa con le pensioni, cancellando con un colpo di spugna conquiste importanti, come l’adeguamento automatico al 100% del costo della vita”.
Poco meno di 500 i pensionati arrivati da Piacenza come dalla riviera romagnola per sfilare lungo viale Aldo Moro e via della Fiera, dalla sede della Regione a quella della Rai. “Qualcuno è tornato dalla ferie perché anche se c’è caldo è giusto e inevitabile protestare contro una manovra che è una vera e propria vergogna” ha aggiunto Bruno Pizzica, segretario dello Spi bolognese, che al microfono ha annunciato nuove mobilitazioni dei pensionati sul territorio e una manifestazione nazionale insieme alla Cgil dopo l’estate a Roma.
In corteo insieme ai pensionati anche i lavoratori attivi di Fiom, Filcam, Funzione pubblica e Scuola Cgil (“questa è una battaglia di tutti”), i volontari dell’Auser e hanno espresso vicinanza anche rappresentanti provinciali e regionali del Pd e della Federazione della sinistra.
“Il governo deve andare a casa – ha continuato il segretario regionale dello Spi Maurizio Fabbri -. Noi proposte ne abbiamo per rilanciare il Paese, ma c’è bisogno di una nuova classe politica. Chiediamo un’azione seria e risorse vere contro l’evasione e l’elusione fiscale, parliamo di 120 miliardi di euro almeno, e chiediamo di far pagare le rendite finanziarie e di mettere una patrimoniale sulle grandi ricchezze”. E poi c’è il welfare, che secondo lo Spi “può essere terreno di sviluppo oltre che di coesione sociale. Queste cose – ha concluso Fabbri – le avremmo dette volentieri insieme ai pensionati di Fnp-Cisl e Uilp-Uil, li abbiamo invitati e continueremo a farlo, perché siamo convinti che se stiamo insieme siamo più forti”.
Sotto la Rai ha raggiunto il corteo dello Spi-Cgil anche l’assessore regionale alle Politiche per la salute Carlo Lusenti. “Sono qui per esprimere preoccupazione verso una manovra centrata su un’idea tutta regressiva del welfare, che mina il diritto alla salute e all’assistenza dei cittadini. Noi – ha detto – abbiamo idee diverse e vogliamo portarle avanti, ma sappiamo che sarà una partita durissima”.
Per il triennio 2012-2014, per effetto della manovra il fondo sanitario si ridurrà di 13 miliardi di euro: “Per l’Emilia-Romagna – ha aggiunto Lusenti – vorrà dire avere un miliardo in meno, sui sette a disposizione oggi nel budget. Vogliono una sanità povera per i poveri e per il resto ciascuno garantisca se stesso, ma il sistema sanitario non è un costo se lo si utilizza come strumento di sviluppo”. L’assessore si lancia anche contro i ticket da 10 euro per le prestazioni specialistiche e diagnostiche, che l’Emilia-Romagna, così come altre Regioni, si è rifiutata di applicare: “Così il Governo non solo mette le mani nelle tasche dei cittadini, ma le mette nelle tasche dei malati. È una norma assolutamente iniqua, perché chi ha più bisogno più paga, chi sta bene non paga niente. In più fa male al Servizio sanitario nazionale, perché sposta inevitabilmente una quantità di prestazioni verso il privato”.