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Piano del commercio modenese, il dibattito in Consiglio provinciale

Oltre cento milioni di euro di investimenti e centinaia di posti di lavoro, considerando sia quelli che potranno essere creati nella fase di realizzazione degli interventi sia quelli che saranno impiegati nelle prossime strutture commerciali, in particolare giovani e donne. Sono questi, come ha sottolineato il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini concludendo il dibattito in Consiglio, i risultati in termini economici e di sviluppo che ci si attende, in questo momento di crisi, dall’applicazione del Piano operativo per gli insediamenti commerciali (Poic) adottato dal Consiglio con il voto favorevole di Pd e Idv e quello contrario di Pdl, Lega nord e Udc.

Un Piano, come ha messo in evidenza Daniela Sirotti Mattioli, assessore provinciale alle Politiche per l’economia locale, ribadendone le linee guida fondamentali, che si fonda su semplificazione e rapidità delle procedure, riuso del territorio, sostenibilità ambientale e attenzione alla mobilità e che «è stato definito ascoltando e confrontandoci con i Comuni e le parti sociali. Un metodo che, con una correttezza apprezzabile, è stato valutato positivamente anche dai gruppi di opposizione, pur con differenti valutazioni nel merito».

Per il capogruppo del Pdl Dante Mazzi il Piano, comunque, è riuscito nell’impresa di compattare nella contestazione tutte le associazioni di categoria «e a ragione: non vado a rimorchio delle tesi delle associazioni – ha affermato – ma difendo le esigenze dei cittadini che sono state ignorate, favorendo ancora una volta la grande distribuzione e penalizzando il piccolo commercio con una programmazione che si basa su dati obsoleti e, soprattutto, pre-crisi. Il Poic dimostra l’inutilità della Provincia che non ha il potere di decidere il punto di equilibrio tra domanda e offerta ma è tenuta ad ammettere tutto quello che non è vietato dai piani territoriali della Regione».

«Non si esce dalla crisi stando fermi» ha affermato Davide Baruffi (Pd) ma il compito della politica, «come ho sostenuto anche nelle assemblee delle associazioni di categoria e dei soci e lavoratori di Coop Estense, non è organizzare la domanda e l’offerta ma far sì che funzionino in modo regolato, in equilibrio e mantenendo alti gli standard di qualità. La politica deve fare delle scelte, come quella di sostenere il piccolo commercio, favorire lo sviluppo e difendere l’occupazione, e mi piace – ha sottolineato il consigliere – far parte di quella politica che non scrive sotto dettatura sulla base dei singoli interessi ma pensa all’interesse comune».

Apprezzando il «buon metodo» seguito nell’elaborazione del Piano, Claudia Severi (Pdl) ha evidenziato la necessità di «devolvere la gran parte degli oneri urbanistici derivanti dalla realizzazione di strutture di medie e grandi dimensioni alla rivitalizzazione dei centri storici, per incentivare la libera concorrenza e a vantaggio dei consumatori e dell’occupazione». La consigliera, assessore a Sassuolo, ha poi sottolineato come «proprio per non sbilanciare l’equilibrio tra centro storico e grande distribuzione, nell’enorme area commerciale prevista a Sassuolo, che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione, abbiamo detto no alle gallerie di negozi e previsto tre strutture di medie dimensioni, cancellando inoltre i “vuoti commerciali” derivanti dai trasferimenti. Provvedimento non previsto dal Poic che però in questo modo moltiplica le metrature già previste, come avverrà a Formigine».

Per Sergio Pederzini (Idv) è positivo che siano state accolte le richieste di riduzione delle metrature inizialmente concesse e che «questo Poic preveda un minore utilizzo del territorio rispetto al precedente. Bisognerebbe però introdurre – ha suggerito il consigliere – un termine certo entro il quale realizzare le strutture programmate per evitare residui, che in questo caso avremo, dal Piano precedente». Anche per Ennio Cottafavi (Pd) sarebbe opportuno che il nuovo Piano «annullasse il precedente per evitare “trascinamenti” che provocano squilibri. Sarebbe inoltre necessario prevedere tempi certi sia per la pianificazione e l’autorizzazione delle strutture commerciali da parte dell’amministrazione sia per la loro realizzazione da parte dei soggetti attuatori, in modo da avere sempre il quadro chiaro di quanto esiste sul territorio». Un Piano che «mostra come la sinistra non sia in grado di interpretare le esigenze del territorio» secondo Bruno Rinaldi (Pdl) che legge la conflittualità che ha scatenato con il fatto che «il potere economico che da sempre fa riferimento alla sinistra si è reso conto di avere un potere superiore a quello elettorale del partito e quindi non si fida più, non crede più che la sinistra riuscirà a garantire i suoi interessi imprenditoriali e da qui le contestazioni che non giovano né all’economia né alla società modenese». Fabio Vicenzi (Udc) ha riconosciuto la coerenza delle scelte del Poic, «nonostante gli attacchi di chi difende il piccolo commercio solo dove gli conviene», ma si è detto «preoccupato, perché il contesto economico in cui ci troviamo avrebbe dovuto suggerire una maggiore prudenza nelle previsioni: dovremmo stare dalla parte dei più deboli, come i negozi di vicinato, – ha sostenuto il consigliere – la grande distribuzione non avrebbe sofferto di un calo maggiore delle metrature e meglio ancora sarebbe stato un piano a crescita zero».

Denis Zavatti (Lega nord) si è detto critico verso un Poic che «va verso i consumatori, ma questa è una pecca non un pregio perché i consumatori non sono l’unico soggetto di cui dobbiamo tener conto: piccoli negozi, centri commerciali, produttori hanno un ruolo altrettanto importante. Se noi diamo troppo valore a uno creiamo uno sbilanciamento e facciamo crollare tutto». «Difendo i consumatori» ha replicato Fausto Cigni (Pd) affermando che a Modena esiste «una rete commerciale che ha i suoi punti di eccellenza ma che passi avanti si possono sempre fare».

Impegni perché i nuovi insediamenti commerciali comportino un effettivo aumento dell’occupazione e attenzione affinché la realizzazione delle previsioni del Poic non determini squilibri sul territorio sono stati chiesti da Monica Brunetti (Pd) che ha posto l’attenzione sugli interventi «che già oggi sappiamo saranno necessari per adeguare la viabilità per il nuovo polo all’Appalto di Soliera e i cui oneri dovranno ricadere sulla proprietà per non aggravare la cittadinanza». Mauro Sighinolfi (Pdl), affermando che il Piano «considera di serie B i centri di vicinato», ha ricordato «gli 80 mila metri quadrati previsti nel Poic del 2006 e ancora da assegnare che non si sa che impatto avranno» e ha chiesto che «siano accolte le richieste delle associazioni». Sottolineando la necessità di «superare i particolarismi per occuparsi del complesso dell’intera provincia» e sfidando le «associazioni a proporre nuove idee e contenuti», Luca Gozzoli (Pd) ha affermato che «il problema di cui ci si dimentica è che ci sono persone che soldi non ne hanno e sono costrette a comprare dove si spende poco. È a loro che dobbiamo fornire strutture di vendita e non è conservando l’esistente che raggiungiamo questo obiettivo.

















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