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Nuova legge sulla caccia in deroga. Pollastri: “Di nuovo un atteggiamento ostile all’attività venatoria”

“Limitazioni che richaino di minare l’equilibrio ambientale” è il dubbio sollevato da Andrea Pollastri (PdL) nella discussione in Assemblea Legislativa sulla nuova legge relativa alla caccia in deroga, approdata oggi in Aula. Il provvedimento, su cui Pollastri ha votato contro, riguarda la possibilità di cacciare, per ragioni specifiche e in zone geograficamente circostanziate, specie animali che normalmente non si potrebbero cacciare.

“Questo Progetto di Legge – ha riferito l’azzurro – sembrerebbe essere un mero adeguamento alla nuova Direttiva dell’Unione Europea, la 147, che sostituisce la storica “Direttiva Uccelli” del 1979.

L’esperienza insegna, però, che ogni qualvolta che si parla di caccia in questa Regione bisogna prestare attenzione perché sono in arrivo nuovi vincoli: tra l’altro questa reale motivazione è ben espressa nella relazione iniziale laddove si dice che “l’obiettivo della normativa regionale” non è, come si potrebbe pensare, l’attuazione della Direttiva europea, bensì favorire “la graduale diminuzione della cattura in deroga”. Ancora una volta si fa una legge da usare in modo distorto per raggiungere un risultato ideologico!”

“La nostra Regione – prosegue – si adegua alla normativa europea ancor prima che lo abbia fatto lo Stato: manca infatti ancora una legge nazionale. L’Emilia-Romagna vuol sempre fare la “prima della classe”, ma che fretta c’era? Si doveva aspettare che lo Stato legiferasse per poi adeguare, nell’ambito delle proprie competenze, la legislazione regionale: non si dimentichi che la legislazione quadro in materia di caccia spetta sempre allo Stato”.

Altri spunti il Consiglieri li ha tratti direttamente dall’articolato: “Si dice che l’unica ragione per cui sarà consentito ammettere la caccia in deroga sarà “per gravi e ricorrenti danni all’agricoltura”, ma la Direttiva non parla solo di questa causa ma anche di altre di cui, da sempre, si è tenuto conto, come la salute e la sicurezza pubblica, la sicurezza aerea, la prevenzione di danni al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque e la protezione della flora e della fauna.

Queste altre motivazioni hanno consentito negli anni passati il prelievo, ad esempio, del cormorano, minaccia dei pesci di allevamenti e corsi d’acqua interni, della tortora e dello storno, che invadono le nostre città portando con se malattie. Ma avrebbero potuto portare anche alla limitazione del germano che, a causa dell’aumento della popolazione, sta inquinando con le proprie deiezioni, le paludi del ferrarese”.

“In futuro – ha concluso – tutto ciò non sarà possibile poiché le ragioni dell’ideologia hanno vinto sul buonsenso. Spero che la Giunta, nell’adottare la Legge, tenga conto di tutti i problemi del territorio, dell’agricoltura, ma anche i danni alla salute”.

















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