Ancora una volta la Regione Emilia-Romagna si conferma di buona politica grazie all’approvazione di un innovativo Piano Energetico Regionale. La questione dell’energia è assolutamente centrale, come ha dimostrato anche la recentissima vicenda referendaria che nel nostro paese, in sintonia con tanti paesi europei e non solo, ha consegnato il nucleare al passato remoto: malgrado la mancanza di un quadro di riferimento programmatico, oggi più che mai la questione energetica si pone come strumento essenziale per il miglioramento della qualità della vita e dell’economia.
Proprio per questo motivo, il vuoto normativo lasciato dal governo della destra nazionale (non esiste un Piano energetico nazionale segno della totale incapacità del governo nel dare risposte alle questioni decisive per il paese) ha imposto un grande salto in avanti all’Emilia-Romagna che, attraverso il Piano Energetico Regionale, ha così avviato un grande processo di rinnovamento nella cultura della programmazione pubblica, nei modelli decisionali, nel modo di operare degli enti territoriali in ambito energetico.
In particolare, la sfida che attende i nostri territori sarà anche quella di progettare piani energetici comunali e intercomunali, in una logica di cooperazione tra istituzioni e libera iniziativa delle imprese e dei cittadini, che potranno svolgere un ruolo da protagonisti in questo nuovo scenario ove l’energia si coniuga con la democrazia.
L’approvazione del Piano va di pari passo con quella delle linee guida per la produzione da fonti energetiche alternative che sempre più stanno incrociando la vita dei cittadini, necessitando dunque di essere normate per evitare pericolose storture, offrendo al contempo anche nuove opportunità per il sistema economico. Sotto questo profilo, un ordine del giorno approvato della maggioranza di centro-sinistra prevede, oltre alla localizzazione dei siti e delle aree idonee alla collocazione degli impianti, tutta una serie di prescrizioni per garantire e controllare il loro corretto funzionamento e detta le condizioni per evitare l’aumento degli inquinanti in atmosfera nelle zone di superamento e in quelle a rischio di superamento dei limiti per il PM10 e il NO2.
La cosiddetta economia verde – incontro virtuoso tra sviluppo di qualità e ragioni dell’ambiente e del paesaggio – rappresenta il fulcro delle politiche più innovative: il governo fallimentare di PDL e Lega non se ne occupa, l’Emilia-Romagna con questi provvedimenti si pone all’avanguardia di un processo che guarda all’Europa e che si auspica possa presto prendere corpo anche in Italia, grazie ad un nuovo governo di centro-sinistra. Ai Comuni e al loro protagonismo il compito, affascinante, di compartecipare a questa impresa entro un disegno comune che fa della partecipazione e della programmazione pubblica un aspetto qualificante e che fa la differenza, in positivo.