«Le polemiche degli scorsi giorni sull’edilizia popolare modenese e, in particolare, sull’aumento dei volumi residenziali in città, ha assunto, come purtroppo spesso avviene, la piega della strumentalizzazione politica che abbandona molto presto i bisogni della città per spostarsi su piani di relativo interesse collettivo». Sono parole lapidarie quelle di Dino Piacentini, Presidente Confapi pmi Modena, intervenuto al dibattito sull’attivazione di nuovi PEEP.
«È sotto gli occhi di tutti – prosegue Piacentini – come nel corso degli ultimi trent’anni siano cambiate le esigenze abitative della città e di coloro i quali la vivono, cambiamenti in linea con una società in continua evoluzione. E proprio questa nuova connotazione del tessuto sociale esprime esigenze e richieste oggettivamente differenti, che devono trovare risposte adeguate facendo i conti con lo stato della città e della sua amministrazione senza escludere la verifica di soluzioni anche diverse rispetto a quelle sperimentate e consolidate fino ad oggi».
«Purtroppo, anche sulla vicenda dei PEEP – continua il Presidente Confapi pmi – assistiamo a un gioco di rimpalli e strumentalizzazioni politiche che si allontanano dall’essenza del tema per prendere altre direzioni. Oggi è necessario riflettere seriamente sull’urbanistica di domani, guardando alle esperienze europee più evolute, frutto di riflessioni che, prima di noi, hanno dovuto confrontarsi con una nuova società e relative nuove esigenze o con il confronto con le esperienze di altre aree geografiche italiane che da molto tempo hanno imboccato altre direzioni rispetto al PEEP. Il tema vero – prosegue Piacentini – è quello della qualità abitativa e costruttiva. Pensare solo in termini di “classe A”, ancorché qualificante, non è più sufficiente. Bisogna iniziare a seguire nuovi criteri di sostenibilità e funzionalità che abbandonino le pratiche diffuse della reiterata sottrazione di territorio e della realizzazione di quartieri dormitorio. Tutto ciò deve essere contestualizzato in una visione dell’urbanistica più ampia, che si confronti sul tema dell’area vasta e non della singola città, studiando nuove forme di abitazione, di ridefinizione e razionalizzazione delle modificate esigenze produttive, della mobilità, degli spazi di condivisione e coesione sociale».
«L’allarme lanciato nei giorni scorsi sulla mancanza di aree edificabili e sulla necessità di attuare gli accordi di programma per l’utilizzo di aree destinate ad attrezzature generali non rappresenta, a nostro avviso, l’unica soluzione sostenibile al problema. Non ci pare demagogico affermare – conclude Piacentini – che il futuro dell’edilizia, specialmente in una città come Modena, è anche nel recupero e nella riqualificazione di edifici esistenti soprattutto in aree che hanno esigenza di essere ricucite al tessuto urbano. La mancanza di risorse pubbliche è un dato oggettivo, ma ciò non deve rappresentare un limite, bensì un incentivo a rilanciare un piano di edilizia sociale e a trovare i mezzi e le soluzioni più idonee ed efficaci a percorrere la via della sostenibilità e dell’integrazione, rispondendo così alla pressante domanda abitativa e contribuendo al rilancio del settore edile modenese».