Mentre il lavoro di restauro della torre Ghirlandina si avvia alla conclusione, non mancano le sorprese che si presentano agli occhi dei tecnici. In un tratto della prima cornice, negli archetti del lato est verso il municipio, sono stati recuperati, sotto una spessa crosta nera di depositi carboniosi, i resti di una decorazione pittorica eseguita con colore rosso a base di ematite.
Il disegno, visibile sotto 4 archetti, è una alternanza di fiori e gigli. Gli esperti ipotizzano che si tratti di una realizzazione postuma rispetto alle sculture della stessa cornice, presumibilmente inizio del Duecento, e potrebbero essere opera dei Campionesi che a lungo lavorarono anche nel Duomo con complementi pittorici in colore rosso bianco e nero.
Ci sono analogie anche in altri edifici dello stesso periodo, come all’interno della cattedrale di Reggio Emilia, all’esterno di Sant’Andrea di Vercelli o ancora in San Michele in Foro a Lucca. Sono in corso gli approfondimenti per meglio comprendere l’importante ritrovamento. Secondo gli esperti la torre doveva avere in quel periodo un aspetto molto più colorato e decorato di quanto non appaia ora.
Un altro interessante reperto è stato rinvenuto rimuovendo le lastre in piombo che coprono la parte quadrata a 48 metri di altezza. Nello spigolo sud-ovest verso corso Duomo, sotto al materiale rimosso, una piccola lastra in piombo di forma quasi quadrata (20×20 cm) riporta una incisione datata 24 settembre 1640. Da una prima lettura è citato il lavoro commissionato dai “deputati della comunità” ed eseguito sotto da direzione di Cristoforo Malagola detto il Galaverna.
Nei prossimi giorni verrà completata la pulitura della lastra e sarà possibile meglio interpretarne il testo.