Le dense nubi della crisi economico-finanziaria in atto non accennano a diradarsi e la situazione dal punto di vista lavorativo ed occupazionale, fa registrare sul territorio nuove fasi di sofferenza. Un conto salato e saldato anche dalle piccole e piccolissime imprese del commercio e del turismo, con un calo degli occupati, al 30 giungo di quest’anno, praticamente omogeneo in tutti i settori. A rilevarlo, l’Osservatorio Andamento Imprese di Confesercenti Modena nella sua consueta indagine semestrale che ha messo sotto la lente oltre 1500 imprese del commercio al dettaglio, dell’ingrosso, dei servizi e dei pubblici esercizi. Rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, il primo semestre 2011 ha registrato un -1,1% complessivo; a conferma di una situazione che non mostra se non in qualche caso, nessuna inversione di tendenza. In diminuzione poi pesantemente, il numero delle ore lavorate: rispetto al 2010, il decremento è stato del 4,5%. Si è ridotto inoltre in maniera esponenziale, -70%, anche il ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga: il perdurare della crisi ha costretto molti imprenditori a ristrutturare la propria forza lavoro, rinunciando a richiedere nuove proroghe per questi strumenti.
Nessun settore è rimasto immune alla flessione occupazionale che ha caratterizzato il periodo gennaio-giugno 2011. Dalla vendita di alimentari al dettaglio, all’extralimentare con l’abbigliamento in testa, passando per l’ingrosso, i servizi alla persona e di intermediazione fino a bar e ristoranti, la difficile situazione economica e la contrazione dei consumi, segnano per molte piccole imprese un nuovo balzo all’indietro. Lavoratori in calo quindi, ma calano vertiginosamente e più del numero degli occupati, anche le ore lavorate. Un dato quest’ultimo, la cui spiegazione è da ricercare nelle dimensioni stesse delle imprese in esame, piccole e piccolissime. In cui il personale assume un valore imprescindibile e di conseguenza da preservare, in quanto investimento dell’azienda medesima, in termini di formazione e qualifica professionale. “Ragioni – evidenzia Confesercenti Modena – che inducono l’imprenditore a non privarsene per alcun motivo, ricorrendo a tutte le soluzioni o sistemi di flessibilità possibili consentite dal rapporto di lavoro (dai contratti part–time, a quelli a chiamata, etc)”.
Si è ridotto poi bruscamente sempre nell’arco del primo semestre, pure il ricorso agli ammortizzatori sociali (-70%). Indiscutibili per le PMI, il valore e l’utilità di questi strumenti, a maggior ragione quando si tratta di far fronte a crisi più o meno improvvise, la cui durata è più o meno definita. In questo particolare momento però le imprese, attive nei settori del commercio del turismo e dei servizi si trovano a misurarsi con una recessione economica che perdura da tre anni senza alcuna via d’uscita a breve. “Con l’aggravio – aggiunge Confesercenti – che le misure inserite nella manovra finanziaria dal Governo con ogni probabilità, non contribuiranno certamente a risollevare i consumi. Motivi, che hanno imposto e impongono tuttora alle imprese, una ristrutturazione forzata della propria forza lavoro e in modo definitivo. Evitando di conseguenza nuove richieste di ulteriori proroghe riguardo gli ammortizzatori in deroga. Strumenti ritenuti utili ed indispensabili agli inizi della crisi, ma che oggi, dato anche il fatto che non possono essere riproposti all’infinito, non corrispondono più ai reali bisogni delle imprese”.
Un aspetto interessante che emerge dall’indagine condotta dall’Osservatorio di Confesercenti Modena è il dato anagrafico dei lavoratori occupati nelle oltre 1.500 aziende monitorate. Rispetto allo scorso anno l’unica fascia di età che ha un saldo positivo tra assunti e licenziati è quella compresa tra i 16 ed i 24 anni. “Fenomeno, determinato essenzialmente dalle ‘nuove offerte di lavoro’, caratterizzate, rispetto all’orario ed alla tipologia contrattuale, da una fortissima flessibilità – tiene a precisare Confesercenti – Tutto ciò genera un tipo e una forma di occupazione sostenibile prevalentemente dalle fasce più giovani della popolazione con vincoli economici e necessità familiari ancora sopportabili, a discapito di persone adulte con problematiche ed esigenze parentali differenti”.
E chiaro comunque che, nel campione di imprese monitorate, c’è anche chi la crisi l’ha avvertita minimamente ed ha in questi anni aumentato il numero dei propri collaboratori. “Si tratta di un ristretto numero di aziende che puntando sull’innovazione ha allargato i propri margini di sviluppo, con la conseguente necessità di personale altamente qualificato e quindi con un tipo di preparazione superiore rispetto a quanto accadeva solo pochi anni fa. Sarà pertanto importante – conclude Confesercenti – sostenere la formazione professionale affinché diventi il vero motore di sviluppo per le imprese e che ci sia a tal senso, anche da parte delle Istituzioni un forte impegno”.